Basta con la passerella mediatica sulle aggressioni ai lavoratori/trici della Sanità: esigiamo atti concreti e immediati

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A fronte dell’aumento delle aggressioni, violenze e minacce ai danni dei lavoratori della sanità non c’è giorno che passa senza un pronunciamento a mezzo stampa del Governo, Ministero della Salute, Parlamento, Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni sanitarie e sociosanitarie, Ordini Professionali, Prefetti, Polizia, Presidenti di Regione, Comuni e Manager delle Aziende USL e Ospedaliere…..PRONUNCIAMENTI A CUI NON SEGUONO ATTI RISOLUTIVI CHE AFFRONTANO IL FENOMENO ALLA RADICE.
C’è chi vuole le Forze Armate, chi vuole più polizia nei vari presidi sanitari, distrettuali e ospedalieri, chi minaccia in modo propagandistico il DASPO ovvero forme di divieto all’accesso alle prestazioni sanitarie, come accade nelle partite di calcio mentre invece siamo all’interno di un Servizio Sanitario Nazionale che dovrebbe garantire le cure a tutti i cittadini.

UN SERVIZIO SANITARIO DOVE I NOSTRI LAVORATORI SONO LASCIATI SOLI a far fronte a carenze drammatiche di personale / aumento della precarietà / dello sfruttamento e con salari da fame, tagli di posti letto, riduzione delle prestazioni mediche e specialistiche con conseguente aumento vertiginoso delle liste di attesa, modelli organizzativi e gestionali che favoriscono il fenomeno delle aggressioni, violenze e minacce invece di arginarlo e prevenirlo. Anche dai dati INAIL – dove si registrano gli infortuni – emerge che la sanità è il settore più colpito dal fenomeno delle aggressioni sia verbali che fisiche, dati che a nostro parere sono sottostimati perché sono tanti gli operatori sanitari che non denunciano ogni sorta di violenza subita sia per la procedura farraginosa, vecchia e complicata che per la mancata fiducia di una reale tutela giuridica.

PER TUTELARE I LAVORATORI NON SERVE A NOSTRO PARERE SINDACALE
RISPOLVERARE SOLO I SOLITI E FUMOSI PATTI CON LE ISTITUZIONI PER ESIGERE DI LAVORARE IN SICUREZZA, NON SERVONO SOLO FORZE DI POLIZIA E CARABINIERI ALL’INTERNO DEGLI OSPEDALI, NON SERVONO SOLO CENTRI STUDI E OSSERVATORI NAZIONALI O LOCALI PER MONITORARE GLI EPISODI DI VIOLENZA O GLI EVENTI SENTINELLA OPPURE “SCOMODARE CERVELLONI E MANAGER” PER PROMUOVERE STUDI E ANALISI PER CONTRASTARE I FATTORI DI RISCHIO.

Tutti sappiamo che i fattori di rischio sono dovuti ad una politica nazionale che ha fomentato in questi anni lo slogan elettoralistico dei dipendenti pubblici fannulloni e ad un Servizio Sanitario Pubblico ridotto al lumicino, dove guarda caso il lavoratore (già umiliato e sottopagato da Contratti Nazionali vergognosi) e non il manager o il dirigente (spesso strapagati) è costretto a rispondere suo malgrado ai tagli di personale, attività e prestazioni sanitarie , ai disservizi e a una costante riduzione di offerta sanitaria assistenziale al cittadino, al paziente e ai suoi familiari, che esasperati si accaniscano contro il primo operatore che hanno di fronte: QUESTO ACCADE NEGLI SPDC, NEI DEA, NEI REPARTI ORDINARI E D’URGENZA, NEI CUP COSÌ COME NELLE SPECIALISTICHE AMBULATORIALI E DI DIAGNOSTICA E NEI SERVIZI DISTRETTUALI E DOMICILIARI.

Inaccettabile che si continui a blaterare a vuoto e che a fronte di un fenomeno sempre
più ricorrente, minacce, violenze e abusi non vengano perseguiti d’ufficio dalle Aziende
Sanitarie ma SOLO dietro esposto del lavoratore con querela di parte.

FI 15/09/2024

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