Risposta all'ignobile comunicato degli autodefinitisi "Cobas Scuola autoconvocati"

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Nel maggio scorso leggemmo con sconcerto e indignazione un documento firmato da 16 esponenti Cobas, di cui 14 facenti parte dell'EN scuola, che si concludeva con la promozione di un’Assemblea nazionale “autoconvocata” con cui i firmatari si arrogavano il compito di "rilanciare l'attività Cobas", come se essa fosse immobile. I 16 erano gli stessi che da un paio di anni hanno scatenato una conflittualità interna esasperata e immotivata, seppur ammantata da presunte divergenze politiche, ingigantendo ad arte differenti giudizi su singole vicende sociali perfettamente compatibili in un'organizzazione unitaria. Il conflitto partì cavalcando le più strampalate teorie sulla pandemia, come creazione del "sistema" per imporre un regime autoritario (la "dittatura sanitaria", se non "dittatura" tout court), esasperando normali differenze di posizioni tra noi e nella categoria e pretendendo uno schieramento su tali estreme posizioni. Lo scontro divenne esplosivo all'avvento dei vaccini, con un gruppo allineato con chi riteneva i vaccini inutili e dannosi. Poi, mentre la pandemia scompariva, lo scontro si spostò sulla guerra provocata dall'aggressione russa dell'Ucraina e dal massiccio intervento Nato e UE.

Mentre la Confederazione COBAS individuava subito una posizione equilibrata e convincente, denunciando l'aggressione russa ma pure le responsabilità della Nato e chiedendo contestualmente il ritiro delle truppe di invasione, il cessate il fuoco e il blocco dell'invio delle armi, il gruppo, coagulatosi in una "cordata" in forma correntizia "partitica", si spostava su posizioni unilaterali, promuovendo convegni dove dominavano "esperti" su posizioni nettamente filo-russe. Ma le vere ragioni di questa conflittualità, che ancora nell'Assemblea Nazionale Scuola di Genazzano (luglio 2022) si ammantava di motivazioni pseudo-politiche, venivano rivelate nella successiva AN, quella statutaria (rinnovo dell'Esecutivo Nazionale, del responsabile legale, tesoriere ecc.), di Firenze (fine ottobre 2022), dove appariva chiaro che il vero intento della cordata/corrente era impadronirsi delle cariche statutarie.

Tali cariche erano sempre state decise a larghissima maggioranza, perché la definizione dei delegati/e alle AN non si è mai basata su criteri di pura proporzionalità in base al numero degli iscritti/e, prevedendo anzi una rappresentanza sovradimensionata per le sedi piccole e piccolissime (anche 10 iscritti/e), a detrimento e "penalizzazione" delle sedi maggiori: criterio utile per la partecipazione, ma del tutto distorsivo di fronte a conflitti interni acuti. Pur tuttavia, all'inizio dell'AN, anche la cordata/corrente, consapevole di essere minoranza, accettava di decidere le cariche con maggioranze di almeno i due terzi. La proposta della maggioranza per il rinnovo delle cariche raggiungeva il 54 % dei voti (senza contare gli astenuti), ma non i due terzi. Per cui, come avviene in ogni organizzazione, venivano prorogati gli organi statutari in carica. Ma successivamente all’assemblea, la minoranza pretendeva che le cariche venissero annullate e si restasse senza responsabile legale, tesoriere, cassiere, Esecutivo nazionale, cosa non proponibile nemmeno per una bocciofila. Sono seguiti mesi "da separati in casa", durante i quali, però, tutta l'attività della "corrente ostile" si è concentrata solo su un Osservatorio sulla militarizzazione nelle scuole, tema interessante e condivisibile, se non fosse stato lanciato in una serie di convegni mirati alla denuncia di un unico imperialismo, quello Usa, sulla guerra in Ucraina, e non lo si fosse resa un unicum su cui operare, assentandosi da tutto il resto.

Questa conflittualità ha semi-paralizzato per oltre un anno l'attività e solo le decisioni scaturite dall'AN di Firenze hanno permesso di riprendere una decente operatività nazionale: la pubblicazione della rivista, la riorganizzazione della consulenza on line, la pubblicazione degli articoli su Tecnica della Scuola, la ristrutturazione del sito, la partecipazione alle manifestazioni nazionali, iniziative portate avanti dal resto dell'Esecutivo, preso atto che l'unico obiettivo del gruppo/corrente era bloccare tutto in assenza dei cambi statutari pretesi: tant'è che nel 90% delle iniziative pubbliche a carattere nazionale la corrente/minoranza é stata assente o le ha boicottate nelle sedi in cui opera. Ciò malgrado, pur di sanare la conflittualità provocata artificialmente e ossessivamente, abbiamo ripetutamente proposto alla "corrente ostile" di convocare un'AN dedicata solo alle cose da fare nella scuola e nella società. La proposta è stata sempre respinta o ignorata, contrapponendole un'assemblea immediata sulle cariche, in un clima da "resa dei conti" e di scontro frontale, e a danno delle cose da fare. Poi, all'improvviso, i 16 membri della corrente si sono arrogati il diritto di convocare loro, al di fuori degli organi statutari, una loro Assemblea nazionale “autoconvocata”, con un documento di attacco frontale all'organizzazione e alla sua maggioranza, infarcito di una valanga di inverosimili e ignobili accuse, sul modello dei documenti complottardi no-vax, con decine di fake news ostili per fatti o iniziative che peraltro spesso hanno visto protagonisti proprio alcuni firmatari del testo. Ma in questi giorni l'attacco sconsiderato ha fatto un’ulteriore salto di qualità in negativo: il documento di maggio è stato riciclato con qualche modifica che non muta la sostanza, ma circola accompagnato da un comunicato inviato all’esterno, urbi et orbi (in precedenza gli attacchi frontali erano rimasti confinati all’interno), con il deliberato intento di screditare pesantemente l'intera organizzazione (e non solo i COBAS Scuola, ma tutta la Confederazione COBAS di cui la Scuola é parte integrante, visto che alcuni riferimenti, come per la posizione sull'invasione russa dell'Ucraina, riguardano atti e scritti di tutta la Confederazione).

Comunicato ove la maggioranza dell’organizzazione viene definita governativa , atlantista, filoNato e filoCgil, con un insieme di infami accuse che nessuna minoranza sindacale ha mai fatto alle maggioranze delle rispettive organizzazioni, di base o di vertice, e che per la verità neanche i nostri avversari, sindacali o politici, ci hanno mai rivolto in maniera così ignobile. E il comunicato, come il documento, non ufficializza la scissione, ma il percorso di circa due anni di corrente interna organizzata approda alla definizione di una struttura ALTRA dagli attuali COBAS Scuola, denominata COBAS Scuola Autoconvocati, con le firme di alcune sedi locali, che sostiene di prefiggersi la missione “sacra” di riportare i COBAS alla “purezza” originaria, rivendicata con la più incredibile faccia tosta da un gruppo di militanti che, a tale pretesa fase “pura”, al 99% non ha mai partecipato. Dunque, nonostante i petulanti richiami alla democrazia e all'applicazione rigorosa dello Statuto o alla purezza originaria e 'basista' dei Cobas, gli "autoconvocati", dopo essersi a lungo strutturati in una vera e propria corrente con tratti frazionistici, incrinando l'unità e la compattezza dei COBAS, che né la CGIL né altre sigle del sindacalismo di base erano riuscite a intaccare significativamente, stanno portando a compimento il percorso "scissionista", rendendosi organizzazione diversa ed ALTRA. Un'operazione che va considerata il portato sì di uno sbandamento ideologico, politico e culturale ma anche e soprattutto di una volontà maldestra e sfacciata di "appropriazione indebita" delle cariche statutarie. In un empito di assoluta presunzione, nei loro scritti gli "autoconvocati" si prefiggono di “salvare” tutta la sinistra antagonista e conflittuale che, a loro avviso, non avrebbe capito niente dell’attuale fase politica e sarebbe in attesa della loro “buona novella”. Ma questo sarà possibile, dicono, a patto di “ridare la parola a chi, dal basso e nei territori, organizza le lotte e i conflitti", cioè a loro stessi.

Rivendicazione ridicola se si tiene conto che dalla succitata Assemblea nazionale di fine ottobre solo la maggioranza dell'organizzazione si è fatta carico davvero di "lottare dal basso nei territori" garantendo la presenza a tutte le iniziative conflittuali ove i COBAS sono comparsi con buon protagonismo; e solo per citare i casi più significativi a carattere nazionale: a) la manifestazione di Bologna contro il "passante"; b/c) quelle di Piombino e Ravenna contro i rigassificatori; d) quella di Firenze contro Valditara; e) sempre a Firenze in sostegno delle lotte GKN; f) presenza centrale al Forum di Firenze per il ventennale del FSE 2002; g/h) le due manifestazioni a fianco della lotta del popolo curdo; i) la manifestazione della Rete “Ci vuole un reddito” a Roma su lavoro e reddito; l) la manifestazione al Ministero istruzione del 5 maggio scorso per lo sciopero anti-Invalsi; m) quella di Napoli contro l'Autonomia differenziata. In tutte queste occasioni la presenza dei membri e delle sedi che fanno riferimento alla nuova sigla è stata nulla, nemmeno l'ombra di un militante; presenza che si è vista in una sola occasione a carattere nazionale, rispetto alla quindicina di possibili, e cioè a Cutro con un paio di decine di militanti siciliani.

E persino in campo strettamente sindacale, sia nello sciopero confederale del 2 dicembre scorso sia per lo sciopero scuola del 5 maggio, le seppur limitate nostre iniziative non hanno visto alcuna presenza visibile degli "autoconvocati" nelle loro città e l'onere è rimasto in carica a chi da tanti mesi cerca di rispettare sempre e comunque i nostri impegni, scansando le continue provocazioni, insulti e aggressioni verbali che riceviamo da chi ora ha persino l'impudenza di fingere di parlare, malgrado sia alla "direzione" dei COBAS da decenni, a nome di "una base che fa le lotte". D' altra parte basti vedere le firme del primo documento degli "autoconvocati", con una dozzina di presunti "esecutivi provinciali" inesistenti, o di sedi con un pugno di iscritti/e, del tutto avulse dal lavoro nazionale, che aprono se va bene una volta a settimana "on demand" e tenute formalmente in piedi da uno o due attivisti che passano il loro tempo a riesumare il gruppettarismo politicista degli scorsi decenni piuttosto che fare lavoro sindacale effettivo. E che, conseguentemente, non sono in grado di fare alcuna lotta nè dal basso nè dall'alto, nè nei territori nè tanto meno a livello nazionale.

Insomma, di fatto gli "autoconvocati" hanno formalizzato il loro essere ALTRA organizzazione con una propria sigla, proprie sedi, reali o presunte, vanificando le possibilità di ricomposizione e annunciando “al mondo” questa loro separazione, infangando i COBAS Scuola e la Confederazione con ignobili accuse - essere diventati un'organizzazione governativa, atlantista, filo NATO e filo-Cgil - da denuncia penale se infamanti attributi del genere fossero stati usati ad esempio da un giornalista; e continuando però ad usare la sigla COBAS, seppur con l’aggiunta della qualifica di “autoconvocati" (come se la maggioranza dell'organizzazione fosse "convocata" da qualche non meglio precisato "agente esterno"). Noi certo non faremo mai ricorso alla magistratura per dirimere questioni di sigle e mettiamo in conto l'ondata di fango, che verrà ampiamente usata dai nostri avversari, e la confusione che purtroppo risulterà da questa sciagurata iniziativa, che fa pensare ad una separazione voluta così fortemente da apparire irrevocabile, visto che la maggioranza dei COBAS Scuola e la Confederazione tutta sono stati follemente giudicati, in un testo inviato a mezzo mondo, governativi, atlantisti, filoNATO e filoCgil.

Questo sembrano pervicacemente volere gli "autoconvocati", anche se noi speriamo che, malgrado questa da essi agognata separazione, i danni siano limitati e ne risultino anche dei vantaggi, come la possibilità di operare secondo le proprie convinzioni: cosa che negli ultimi mesi, almeno a noi, ha consentito di riprendere ad agire con buona efficacia, uscendo dal paralizzante e logorante scontro interno continuo dei mesi precedenti. Senza contare, elemento certo non cruciale ma non proprio irrilevante, il constatare che - paradossalmente (forse come risultato di una forma di concorrenza interna?) - durante i mesi di conflitto abbiamo registrato addirittura un aumento medio mensile del 2% di iscritti/e, evidentemente non demotivati dal fatto che lo scontro interno infuriasse. E una crescita persino superiore è avvenuta per la Federazione del Lavoro privato e per la Confederazione COBAS tutta, di cui noi siamo, orgogliosamente, parte integrante e verso cui siamo in dovere di scusarci per il riverbero negativo che in ogni caso l'intera faccenda avrà. Faremo il possibile per evitare che questo danno di immagine si ripercuota oltre tanto, aumentando ulteriormente il nostro impegno nel settore e nel contesto generale, politico e sindacale, della Confederazione. Segnaliamo, inoltre, che costoro si sono appropriati indebitamente della pagina Facebook nazionale dei Cobas Scuola cambiando il nome in Cobas Scuola Autoconvocati. Stessa cosa già successa a Napoli per il sito web.

Utilizzano, sempre indebitamente, un gruppo WhatsApp denominato “Infocobas” e una mail cobasscuolanazionale@gmail.com.

A tale proposito comunichiamo che - la pagina ufficiale facebook dei Cobas Scuola aderenti alla Confederazione Cobas è la seguente: https://www.facebook.com/profile.php?id=100089791611707

il sito ufficiale dei Cobas Scuola aderenti alla Confederazione Cobas è il seguente http://www.cobas-scuola.it/

il sito ufficiale della Confederazione dei Comitati di base è il seguente http://www.cobas.it/

    

Andrea Alba, Ilaria Cavallo, Pino Iaria (Torino), Davide Zotti (Trieste/Gorizia), Alessandro Palmi e Antimo Santoro (Bologna), Bruno Dal Pane (Ravenna), Rino Capasso (Lucca), Silvana Vacirca (Firenze), Alessandro Pieretti (Siena), Giuseppe Racaniello (Pescara/Chieti), Piero Bernocchi, Marco D'Ubaldo e Anna Grazia Stammati (Roma), Gianni Vicaro (Latina), Mauro Farina (Napoli), Teresa Vicidomini (Salerno), Carmen D'Anzi (Potenza), Liliana Paulis (Cagliari) 19 membri (su 34) dell'Esecutivo Nazionale dei COBAS Scuola Aderenti alla Confederazione COBAS

L'ignobile comunicato, inviato "urbi et orbi, dagli autodefinitisi Cobas Scuola Autoconvocati

Prende forma il dissidio interno ai Cobas. Le Sedi Cobas Scuola Autoconvocate rivendicano lo spirito originario dei “comitati di base” e invocano una diversa linea politica per contrastare le preoccupanti involuzioni nell'attuale tessuto socio-politico.
Le Sedi Autoconvocate Cobas Scuola (Ancona, Arezzo, Bari, Catania, Genova, Grosseto, La Spezia, Lecce, Livorno, Macerata, Massa, Milano, Palermo, Perugia, Pisa, Reggio Emilia, Siracusa, Terni, Tuscia, Viterbo,Varese) hanno diffuso il primo documento pubblico (Appunti per la ripresa della discussione e del conflitto) che formalizza la crisi – comune anche ad altre realtà del sindacalismo di base – che da tempo ha ridotto l'organizzazione Cobas all'irrilevanza. A loro avviso l'organizzazione Cobas è di fatto blindata da un “direttorio” che si legittima su una maggioranza di 19 su 37 membri dell'esecutivo nazionale e che esprime la visione di fatto conservatrice del leader storico Piero Bernocchi e di pochi suoi “colonnelli”. A questa gestione verticistica le Sedi Cobas Scuola Autoconvocate intendono contrapporre la visione
orizzontale, assembleare, radicalmente democratica, di centralità del lavoratore e della lavoratrice, che da sempre è la ragione di vita dei Cobas e che ispira la loro critica al potere e al sindacalismo concertativo. Il dissidio è stato progressivamente radicalizzato dalle scelte politiche che rivelano, da parte del “direttorio”, la non comprensione della fase politica degli ultimi anni, e che hanno visto i Cobas su posizioni filo-governative o di affiancamento alla CGIL, per culminare con le esternazioni atlantiste sulla guerra, a cui le Sedi Cobas Scuola Autoconvocate hanno risposto con la costituzione dell'Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università (https://osservatorionomilscuola.com/).

Il documento elabora innanzitutto un'autocritica dei movimenti e del sindacalismo di base. L'incapacità di contrastare la “normalizzazione” e “de-politicizzazione” delle prassi sindacali e la “silente accettazione dello status quo”. Questo a causa di una grave carenza di strumenti di lettura della contemporaneità, per capire e contrastare quei meccanismi di costruzione del consenso che producono un'immagine capovolta della realtà, che non è altro – conclude il documento delle Sedi Cobas Scuola Autoconvocate – che una pervasiva guerra cognitiva ai danni delle diverse soggettività. Le Sedi Cobas Scuola Autoconvocate sono determinate a rilanciare l’attività politicosindacale
che ha sempre contraddistinto i Cobas Scuola, riconoscendosi “nella parte della comunità politica che coniuga antifascismo e anticapitalismo, pur vedendo di questa area i limiti, gli errori e le carenze che non hanno consentito di produrre un’analisi seria e una pratica commisurata alla portata della situazione sociale, politica ed economica del Paese”.

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