Intervista ai lavoratori in lotta della formazione professionale in Sicilia
I lavoratori della formazione in Sicilia sono, anzi erano, 8000, impiegati in servizi e interventi formativi, nei corsi di completamento dell'obbligo scolastico (un tempo denominati Oif).
Ad oggi ci sono circa 2000 licenziamenti, altri 2000 dei serivi erogati alle politiche attive del lavoro (ex centri per l'impiego ) che non conoscono il loro futuro, 4000 con contratti di solidarietà ormai in scadenza. Numeri drammatici in una Regione ad alto tasso di disoccupazione
La formazione professionale è affidata ad enti accreditati dalla Regione Sicilia, il ccnl è quello specifico per la formazione e valido per il territorio nazionale.
Abbiamo intervistato Maurizio Galici del Cobas Pubblico impiego di Palermo, uno dei protagonisti di questa lunga vertenza
Facciamo un po' di storia
Con l'avvento del Governatore Crocetta non c'è stata una riforma della formazione adeguata alle esigenze reali bonificandola da decennali interventi di sindacati\ partiti clientelari e concertativi che hanno per decenni speculato sul sistema accaparrandosi ingenti risorse dai finanziamenti pubblici e senza ricadute positive sui servizi erogati.
Una delle tante inchieste della Magistratura è intervenuta con la inquisizione del potente deputato Genovese del Pd e a seguito si è aperto uno squarcio sulla formazione professionale e su un sistema di potere e di clientele che ha dilapidato i soldi pubblici.
Come Cobas abbiamo sempre sostenuto che gli enti di formazione avessero bisogno di una moralizzazione e di un riordino e, senza intervenire sui processi giudiziari in corso, piu' volte abbiamo chiesto che la chiusura degli enti sotto inchiesta o definanziati non si tramutasse nella macelleria sociale con i licenziamenti di massa oggi in corso.
Appena si apre una inchiesta, la Regione sospende ogni accreditamento dell'Ente inquisito
Anche per avere la cassa integrazione sono state necessarie lunghe lotte.
In numerosi incontri (nei quali abbiamo anche presentato una nostra proposta di riforma della formazione regionale che ad oggi non è stata presa in esame) abbiamo ricordato a Crocetta che la formazione professionale è un diritto di cittadinanza da difendere e per altro nella Regione esistono numerose leggi approvate che riconoscono l'importanza strategica della formazione e la professionalità degli stessi operatori. Per questo, la nostra richiesta è sempre stata quella di salvaguardare questi posti di lavoro riprendendo anche i contratti nazionali che la Regione Sicilia, a statuto speciale, sottoscriveva con il Ministero del Lavoro, contratti che prevedono procedure di salvaguardia dei lavoratori
Spiegati meglio...
Il sistema formazione è di vitale importanza, sarebbe stato sufficiente applicare le normative vigenti per salvaguardare i posti di lavoro, ricollocando nel sistema formativo i lavoratori e ponendo fine a un sistema di clientele. Ricordiamo che i finanziamenti vengono dal Fondo sociale europeo e non dalla Regione Sicilia.
L'attuale governo regionale, sicuramente travagliato dal fatto che la inchiesta della Magistratura abbia fatto emergere nomi riconducibili per lo piu' al Pd siciliano come responsabili di un sistema dove la corruzione l'ha fatta da padrone per anni, ha preferito buttare il bambino con l'acqua sporca, anzi hanno preso a pretesto l'inchiesta giudiziaria per giustificare e accelerare i licenziamenti.
Rappresentativo il caso dello Ial Sicilia che fino a qualche anno fa era un ente riconducibile alla Cisl, si chiamava infatti Ial Cisl: l'ente ha un contenzioso con la Regione che dura da anni. Dalla fine del 2013 ad oggi, con la fine dell'accreditamento, è scattata la cassa integrazione per gli 800 lavoratori Ial che attendono ancora di percepire l'ammortizzatore sociale. Sono decine le manifestazioni, i blocchi stradali, le occupazioni dei ponti e dell'assessorato, le tende permanenti per richiamare l'attenzione della opinione pubblica denunciando le responsabilità dell'amministrazione regionale.
Nei primi mesi 2015, l'Ente ha attivato la legge 223 sul licenziamento collettivo visto che di accreditamento ormai non si parla più. Ai tavoli aziendali, ce ne sono piu' di uno visto la resistenza di cgil cisl uil d accettare un'unica trattativa, ove siamo presenti come Cobas insieme alla Uslal, abbiamo raggiunto un accordo che prevedeva la sospensione delle procedure di licenziamento avviando allo stesso tempo un confronto con la Regione Sicilia nel rispetto delle procedure previste dal contratto nazionale e dalle stesse Leggi regionali. L'obiettivo era quello di salvare i posti di lavoro, recuperare il personale all'interno del fondo di garanzia ricollocandolo nel sistema formativo siciliano. Il Fondo di garanzia offre tutele ai lavoratori e impegna allo stesso tempo la Regione alla ricollocazione
Ma la Regione ha rifiutato questo percorso e di consenguenza siamo andati alla direzione provinciale del lavoro per un tentativo di conciliazione che ha prodotto una richiesta unitaria perchè al tavolo di trattativa partecipassero anche gli assessori al lavoro e alla formazione e relativi dirigenti generali. Ma a questo incontro, tenutosi lo scorso 11 Maggio, la Regione non si è presentata.
Nel secondo incontro , rinviato al 14 Maggio avviene un colpo di scena: Cgil, Cisl Uil ed Ial Sicilia hanno chiesto un ulteriore rinvio per spostare al Ministero, a Roma, la trattativa e cercare nuovi ammortizzatori sociali
Esistono soluzioni per difendere i posti di lavoro?
Siamo certi che questo rinvio sia il frutto di un accordo tra sindacati concertativi e Regione perchè noi avevamo inviato una nota ove si chiamava direttamente in causa la Giunta Crocetta esigendo il rispetto delle normative di salvaguardia occupazionale. Diciamolo apertamente: la Regione ha tutti gli strumenti per risolvere il problema e ricollocare il personale, se non lo fa è per una scelta politica che va contrastata e non coperta nè giustificata. Gli autonomisti locali sono proni al Governo Renzi
Quanto accade oggi agli 800 lavoratori della Ial, domani accadrà a tutti gli altri dipendenti della formazione. La presenza dei cobas ai tavoli di trattativa ha impedito a cgil cisl uil di sottoscrivere accordi con licenziamenti, spostare la trattativa a Roma rischia di salvare la Giunta Crocetta dalle sue responsabilità e allo stesso tempo indebolire la lotta intrapresa dai lavoratori della formazione per i quali lo spettro della disoccupazione è sempre piu' forte.