Il Forum Mondiale della Salute

Il Forum Mondiale della Salute

Non era scontato il successo - sia di carattere organizzativo che di partecipazione - di un Forum tematico come quello sulla salute, organizzato dal People Health Movement (PHM) a Mumbai nei giorni che hanno preceduto il Forum Sociale Mondiale. Una organizzazione nella quale hanno un peso fortissimo le ONG e che fino ad oggi ha risentito di questo elemento sia nella sua connotazione e che nel modo di concepire lo sviluppo di un movimento di lotta per la salute.

Significativo quindi che l’introduzione politica del Forum sia stata affidata questa volta a W. Bello, che ovviamente non ha esitato a inscrivere il movimento di lotta per la salute in un processo più ampio di lotta per la liberazione dei popoli dal dominio imperialista e dalla guerra. Bellissimo il paragone tra l’atterraggio di G. Bush sulla portaerei americana impegnata nelle operazioni di guerra e quello di Hitler che fece altrettanto ad uso dei media nella seconda guerra mondiale.

Va rilevato che oltre all’intervento di W. Bello anche l’intervento di apertura fatto dal PHM (che faceva parte anche del Comitato organizzatore indiano del FSM) ha spiegato la necessità e l’importanza di rivolgere l’attenzione all’attività dei movimenti sociali, lavorare con loro provare a costruire un forte movimento di massa sul diritto alla salute.

Oltre 700 delegati hanno discusso e si sono confrontati per oltre 2 giorni su una quantità di tematiche di estremo interesse: dal significato stesso che oggi si può dare al concetto di salute, alla lotta quotidiana per fare in modo che questo diritto non venga snaturato o addirittura cancellato dalle politiche neoliberiste, dalla puntuale denuncia di come questo diritto viene negato alla ricerca dello strumento più efficace per difenderlo.

Per quanto riguarda i movimenti che su scala mondiale lottano per il diritto alla salute sono risultati di particolare interesse alcuni aspetti:

  • il ruolo rivestito dai processi di privatizzazione nelle economie di scala della globalizzazione come strumento di negazione del diritto alla salute
  • la centralità del ruolo di un Servizio Sanitario Nazionale pubblico nell’accesso alle cure e alle prestazioni come strumento indispensabile per garantire il diritto alla salute

Sul primo di questi aspetti ha avuto particolari rilievo il confronto fra le tre reti che in diversi continenti stanno sostenendo i movimenti di lotta per la salute: quella latino americana di ALAMES (Associazione Latino Americana di Medicina Sociale), quella più imponente del PHM (presente soprattutto in Asia e in Africa ma anche con importanti ramificazioni in America Latina) e l’esperienza recente della rete europea a cui partecipa tra gli altri anche la Confederazione COBAS.

Un confronto che ha evidenziato i tratti comuni dei processi di privatizzazione, tutti perfettamente riconducibili all’assalto che le multinazionali stanno portando al mercato della salute in perfetta sinergia con le politiche del WTO, l’accordo sui GATS e sui TRIPS in materia di commercializzazione dei servizi.

Politiche devastanti da un punto di vista dei diritti in particolare nei paesi più poveri privi delle risorse e delle strutture necessarie a garantire il fabbisogno di cure.

La denuncia sulle politiche del WTO è stata puntuale soprattutto in materia di farmaci e di brevetti, evidenziando come la politica criminale delle multinazionali continui a minare quotidianamente il diritto alla vita per milioni di persone ostacolando con ogni mezzo il diritto dei paesi poveri a produrre - direttamente e a basso costo - i farmaci antiretrovirali necessari a combattere il dilagare di flagelli come l’AIDS, ma anche di molti farmaci essenziali comuni, il cui costo proibitivo (rapportato alla povertà) impedisce alle popolazioni di sopravvivere a malattie abbondantemente cancellate nei nostri ricchi paesi occidentali.

D’altronde parlare di diritto alla prevenzione e alle cure in paesi che non hanno le risorse neanche per garantire la sopravvivenza alimentare, suona come cosa beffarda.

Sul versante dei processi di privatizzazione è risultato invece esemplare constatare come la globalizzazione abbai prodotto devastazioni del medesimo segno dal nord al sud del mondo seppure con una differente amplificazione nei paesi più poveri.

La distruzione – grazie alle cure pelose del FMI – dei Servizi Sanitari sopravvissuti fino a qualche tempo in diversi paesi africani – per retaggio di influenze coloniali o appartenenti a governi affratellati con la vecchia URSS – ha determinato ad esempio un trend impressionante nella diffusione di epidemie e contagi.

Mai come in questo confronto è stato chiaro come non si possa scindere il diritto alla salute dal modello economico-sociale con cui si governano gli Stati, dalla possibilità di realizzare o meno una distribuzione equa delle risorse a tutte le classi sociali.

E’ evidente come fame e povertà sono il prodotto di una redistribuzione inaccettabile delle risorse, visto che appena il 5% della popolazione mondiale gestisce l’85% delle ricchezze, ovvero che il 95% dell’umanità ha a disposizione appena il 15% di questi disponibilità.

E’ evidente che in presenza di questo forte squilibrio qualsiasi riferimento a programmi di prevenzione, cura, riabilitazione rappresentano dei sofismi, puro esercizio meditativo per scienziati destinati a crollare davanti ad una realtà impietosa e generalizzata ben più di quanto siamo disponibili a credere.

Da questo Forum è comunque scaturita la proposta di arrivare a costruire il primo Forum Mondiale per il diritto alla Salute che dovrebbe tenersi a P. Alegre nei 4 giorni precedenti il Forum Sociale Mondiale 2005 (presumibilmente intorno al 20 gennaio) seguito da un’assemblea mondiale sulla salute dei popoli che dovrebbe svolgersi nel 2005 in Equador.

Al Forum Mondiale della Salute è stato quindi assegnato il compito di analizzare e confrontare la risposta data al fabbisogno di salute delle popolazioni, ma soprattutto di capire con quali modelli si può effettivamente garantire che questo diritto non venga soppresso.

Un momento essenziale quindi per ragionare sulle strategie da adottare nella lotta contro le privatizzazioni, ma anche un ragionamento sulla possibilità di esportare modelli positivi.

Quello che si propone non è quindi un confronto solo far reti omogenee ma un dibattito far quanti hanno un comune denominatore nel riconoscimento della universalità del diritto alla salute, considerato come un bene inalienabile di tutti senza distinzioni.

Un confronto che può essere utile a comprendere se la risposta che il Brasile propone – la realizzazione di un SSN unico – è davvero in grado rispondere al fabbisogno di salute, in un momento in cui Lula appare in forte difficoltà a mantenere quelle promesse elettorale che hanno fatto sperare il popolo degli oppressi, o se i tentacoli soffocanti del FMI e del debito esterno hanno già tolto respiro ad una riforma che al pari di quella agraria si annunciava determinante per le sorti della annunciata trasformazione sociale.

Un impegno forte e oneroso per la Rete Europea e per il COBAS in particolare chiamati a contribuire all’organizzazione di questo evento, al quale è doveroso dirlo non potevamo sottrarci, visto che i tempi di questo confronto da sempre auspicato sono maturi e rappresentano lo sbocco naturale del lavoro delle reti, che non possono più accettare la dimensione parcellizzata e frammentata delle risposte.

Più che mai la sfida rimane quella dei contenuti e della capacità di far vivere reti che pur agendo sia a livello locale mantengono la necessità di pensare globalmente.

Milano 6 febbraio 2004

Per la Commissione internazionale

della Confederazione COBAS

Nicola Delussu

QUALE SINDACATO PER LA DIFESA

DEL DIRITTO ALLA SALUTE

La nostra organizzazione raccoglie l’eredità dell’insorgenza spontanea dei lavoratori di fabbrica degli anni ’60, dei lavoratori dei servizi, dei precari e dei disoccupati negli anni ’70 e ’80, della contestazione di massa ai sindacati neocorporativi all’inizio degli anni ’90, quando vengono costituiti i primi Cobas di categoria.

La scelta di dare vita ad un sindacato autorganizzato – in netta contrapposizione con le centrali sindacali tradizionali – scaturisce dal rifiuto netto delle loro politiche di concertazione che raggiungono il loro apice proprio sotto i governi di centro sinistra. Il ruolo di questi sindacati di stato nella cogestione delle politiche di flessibilizzazione e di contenimento salariale assume infatti in questa stagione una importanza determinante.

Da questo la scelta obbligata – per poter difendere i diritti dei lavoratori – di organizzarsi fuori da queste consorterie, autorganizzandosi appunto a partire dal rifiuto del sindacato di mestiere.

La Confederazione Cobas è un soggetto politico-sindacale-culturale. La ricomposizione tra il livello politico e quello sindacale è un principio fondamentale, basato sulla consapevolezza che il soggetto sociale non potrà mai avere coscienza dell'appartenenza alla sua classe se, a partire dalle contraddizioni materiali, non sviluppa la comprensione della sua interattività nel contesto generale. Scindere il conflitto sindacale da quello politico, significa infatti assoggettare il conflitto capitale-lavoro a progetti politici particolari o all'accettazione dello stato di cose esistente.

La Confederazione Cobas si fonda sul principio dell'autorganizzazione e della lotta per il superamento della cultura della delega. Essa ha caratterizzato a lungo la cultura delle organizzazioni sindacali e la mentalità e l'agire dei lavoratori nelle società fordiste. Essa consiste nel delegare in blocco la difesa dei propri diritti a sindacalisti di mestiere, costringendo i lavoratori alla passività e all'ignoranza sulla propria condizioni e sui modi per modificarla. Tale atteggiamento è tuttora fortemente radicato tra i lavoratori.

Per questo rifiutiamo il sindacalismo di mestiere e il sistema dei distacchi permanenti pagati dalla controparte e siamo invece a favore della rotazione degli incarichi.

Come COBAS della Sanità abbiamo partecipato da subito alla costruzione della rete europea per il diritto alla salute a partire dal seminario all’ESF di Firenze, con l’obiettivo di dare vita ad un movimento di massa in grado di porre con forza la rivendicazione di questo diritto per tutti/e, senza discriminazioni

La rete europea per il diritto alla salute nasce all’ESF di Firenze sulla spinta di operatori sanitari, associazioni per la difesa della salute, sindacati, cittadini che operano in diversi paesi europei (Francia, Grecia, Italia, Spagna, Paesi Baschi, Ungheria e Turchia)

In tutta Europa si assiste ad un lento processo di trasformazione dei Servizi Sanitari: in alcuni paesi questo processo è avanzato e perfettamente allineato con le direttrici mondiali della OMC e dell’accordo AGCS.

Si vuole trasformare questi servizi - in larga maggioranza di natura pubblica - in luoghi di produzione industriale della cura, dove la salute diventa una merce tra le merci e dove allo Stato non compete più la funzione di sovrintendere alla salute individuale e collettiva perché questa può essere interamente trasferita ai privati.

Questo comporta inevitabilmente una modificazione radicale delle strutture deputate ad erogare servizi, perché le stesse non devono più rispondere ai criteri di prevenzione, cura e riabilitazione ma unicamente a criteri economico - aziendali, dove le politiche sanitarie spesso si limitano a forme di speculazione economica sulle patologie.

Tutto ciò ha ricadute dirette sulla popolazione che utilizza i Servizi perché determina una vera e propria selezione sulla base del reddito fra i cittadini che possono pagare costi sempre più elevati per accedere ai Servizi.

Le politiche di restrizione della spesa sanitaria dei Governi Europei penalizzano sia il sistema delle cure – sempre più costose – che la prevenzione. Per le fasce di reddito medio – basse, ed in particolare per gli anziani, diventa sempre più difficile la garanzia di accesso alle strutture sanitarie.

La conseguenza più evidente di questo processo é quindi la perdita del carattere universale del diritto alla salute, proprio per la sua irriducibilità e incompatibilità con un sistema sanitario sempre più basato sulla logica del profitto.

Le politiche neoliberiste del FMI e dell’OMC fabbricano povertà, ineguaglianze e esclusione sociale, che si accumulano nelle grandi metropoli e in tutte le periferie del mondo, negando la soddisfazione dei bisogni primari e compromettendo la capacità di lotta e la partecipazione della popolazione alle scelte che la riguardano.

L’analisi scientifica dice che i migliori sistemi sanitari, quelli che hanno più efficacia in quanto a risultati di salute e che al tempo stesso sono i meno costosi, sono proprio i servizi sanitari nazionali pubblici.

Ciò nonostante le misure di contenimento della spesa pubblica e di aziendalizzazione dei sistemi sanitari pubblici stanno negando l’accesso ai servizi proprio alle categorie sociali meno protette, come i sans papier - che costituiscono la popolazione a più alto rischio di esclusione – ma anche ad alcune patologie, anche gravi, che non sono remunerative rispetto ai sistemi di rimborso.

Le politiche liberiste nel campo della flessibilità e della frammentazione dell’organizzazione del lavoro portano a peggiorare la condizione lavorativa, aumentando gli infortuni e le malattie professionali, ed in particolare i tumori contratti in ambiente di lavoro - ancora largamente sottostimati rispetto alla loro entità reale - le malattie all’apparato muscolo - scheletrico e la sofferenza psichica (stress, burn-out), quest’ultime in aumento significativo in tutta l’Europa.

Le normative in materia di sicurezza e di prevenzione hanno finito per essere lettera morta essendo considerate un onere aggiuntivo al costo del lavoro. Questo nonostante il costo sociale legato alla strage che si consuma quotidianamente (migliaia di morti per infortuni e per malattie professionali) sia elevatissimo in tutta l’Europa.

Il rapporto pubblicato nel 2003 dall’ILO dice che ogni anno nel mondo 270 milioni di lavoratori sono vittime di incidenti sul lavoro e 160 milioni contraggono malattie professionali. Il numero di lavoratori morti durante l’esercizio del loro mestiere supera i 2 milioni l’anno … Dunque, il lavoro uccide ogni giorno 5000 persone!

In questo contesto sono diverse le ragioni che ci hanno indotto da tempo a proporre la problematica dell’amianto come tema di una campagna europea e mondiale: l'amianto simbolizza tutti i prodotti tossici ai quali lavoratori e cittadini sono esposti e dai quali continuano a ricevere impunemente dei danni.

Di fronte a quella che ormai è diventata la sistematica devastazione/svuotamento dei servizi e la cancellazione del diritto per gli utenti non si può assistere passivamente, assumendo un atteggiamento “neutrale” sperando solo di non essere toccati direttamente dalla ristrutturazione.

Difesa del Servizio Pubblico significa anche battersi per condizioni di lavoro degli operatori più dignitose, a partire dalla difesa del potere di acquisto salariale. Vuol dire anche difesa delle tutele normative e contrattuali soprattutto in questa fase in cui si sta facendo carta straccia di quello che fino a ieri si chiamava diritto del lavoro.

In questo contesto riteniamo fondamentale soprattutto nella sanità la battaglia contro la dilatazione dell’orario di lavoro, in tutte le sue forme.

Noi crediamo che produttività aziendale e qualità dell’assistenza non siano compatibili: la prima è orientata solo ad un aumento del volume delle prestazioni sanitarie erogate in nome della logica del profitto, mentre la seconda - che è un elemento irrinunciabile della nostra concezione del diritto alla salute, contrapposta totalmente alla prima - pone al centro del suo essere la risposta qualificata ed umana al bisogno della persona malata. Per quello che necessita e non per quello che costa.

Su questo terreno riteniamo fondamentale il ruolo dei sindacati antiliberisti per opporsi alla frammentazione territoriale e professionale delle lotte, perché la posta in gioco sono i sistemi sanitari pubblici nazionali e per il loro rilancio è indispensabile costruire luoghi e momenti di confronto aperto al contributo dei cittadini, delle reti delle associazioni che difendono il diritto alla salute.

Bisogna costruire reti locali che abbiano la capacità di porre il problema del diritto alla salute coinvolgendo i cittadini su un problema che spesso è sconosciuto ed è oggetto di disinformazione interessata da parte dei mass media. É da queste reti che deve nascere la richiesta di un controllo popolare sui servizi sanitari, sulla qualità delle prestazioni erogate e sulle politiche sanitarie sviluppate a livello territoriale, costruendo un movimento per il diritto alla salute che tende a sottrarre questo bene inalienabile alle logiche di profitto.

La rete sostiene il rilancio e la riqualificazione dei sistemi sanitari pubblici contro le privatizzazioni delle strutture sanitarie, contro ogni forma di mercificazione della salute. Vogliamo che l’accesso ai sistemi sanitari pubblici:

  • abbia carattere universale per tutta la popolazione senza distinzioni di reddito o di cittadinanza
  • sia garantito a titolo gratuito, senza richieste di partecipazione individuale alla spesa, non improntato a logiche di profitto ma a quella della solidarietà collettiva.
  • sia generalizzato ed esaustivo di tutto il fabbisogno collettivo della popolazione, dalla prevenzione negli ambienti di vita e di lavoro alla cura e riabilitazione, senza limiti di tempo o limitata solo ad alcune patologie
  • profondamente umano, a misura di donna e uomo, rispettoso della dignità e della psiche degli utenti e dei lavoratori, non invasivo nelle cure

Ci battiamo per l’aumento generalizzato dei fondi destinati dai singoli stati ai sistemi sanitari pubblici, che devono rispondere ai bisogni di salute e valorizzare la professionalità come elemento di umanizzazione della cura.

Vogliamo promuovere una cultura ispirata alla solidarietà sociale, al rispetto delle differenze, alla ricchezza delle diversità e alla reciprocità di relazione tra chi cura e chi è curato, per l’unificazione su obiettivi e lotte comuni.

La nostra idea di salute non può prescindere dal concetto di estensione dei diritto a tutti/e indistintamente. E’ per questo che perseguiamo un innalzamento qualitativo delle prestazioni fornite dai sistemi sanitari, omogeneizzando le punte di eccellenza e le esperienze più avanzate dei vari paesi a tutti i livelli, sia sul piano normativo che partecipativo

La rete propone 2 campagne su cui articolare le mobilitazioni:

  • la prima per l’aumento dei fondi destinati dai singoli stati ai sistemi sanitari pubblici, che dovranno essere congrui al fabbisogno delle popolazioni
  • la seconda per garantire l’accesso alle strutture dei servizi sanitari a tutte/i senza distinzioni di reddito o di cittadinanza

Queste proposte sono scaturite dal seminario della rete europea a Salonicco nel giugno del 2003 e al ESF di Parigi sono diventate una vera e propria piattaforma di lotta aperta ai movimenti sociali. A Parigi la rete si e’ allargata comprendendo anche I movimenti della Turchia e di altri paesi e stabilendo ormai stabilmente un rapporto operativo con I movimenti che lavorano sul diritto alla salute in America Latina.

Nel Forum della salute di Argentina svoltosi a Buenos Aires nel novembre del 2003 come rete abbiamo proposto di arrivare ad un Foro Mondiale della salute. Un traguardo che pensiamo possible perche’ riteniamo maturi I tempi per un confronto generalizzato e ampio tra tutti I movimenti che oggi lottano frammentati nel mondo per il diritto alla salute.

Un incontro nel segno dell’apertura e della solidarieta’ ma anche in quello dell’unita’ perche’ la visibilita’ di questo importante movimento non puo’ essere oscurata dalla frammentazione delle idée e delle azioni

Commissione Internazionale

Confederazione COBAS – COBAS Sanità

Mumbai 12.01.2004

Mumbai / Enero de 2005

Estimadas Compañeras y Estimados Compañeros

del Consejo Internacional del Foro Social Mundial

El objetivo de esta carta es plantearles la inclusión en la programación oficial del Movimiento del Foro Social Mundial, la realización en enero del 2005, antecediendo en cuatro días el V WSF , en la Ciudad de Porto Alegre, del I Foro Social Mundial de la Salud. Este Foro Mundial de la Salud viene en maduración través de tres Foros Internacionales en la Defensa de la Salud de los Pueblos, que se realizaron en enero de 2002 y 2003 en Porto Alegre y en enero de 2004 en Mumbai.

Entendemos que la salud, el derecho a la salud y a la atención a la salud son temas fundamentales en la lucha política por un otro mundo justo y solidario, exigiendo una alianza mundial que garantice la vida de las personas y que sea capaz de proponer concretamente alternativas a las reformas neoliberales de los estados y del sector salud y que están provocando un verdadero genocidio entre los pueblos pobres de nuestro planeta. Las politicas y programas desarrollados por el Banco Mundial y la intervencion de la OMC en el sector salud, han planteado la salud como mercancia, negando todo concepto de derecho humano y social.

La complejidad del tema exige un dialogo y acciones compartidas entre de la gran diversidad de actores sociales que representan las distintas formas de lucha por la salud, involucrando los ciudadanos y ciudadanas en general y sus organizaciones, en particular de los grupos más vulnerables de nuestras sociedades, los trabajadores en salud, las autoridades en salud, los parlamentarios y grupos políticos, ONG’s , organismos intergubernamentales y otros.

El objetivo mayor es alcanzarmos un debate profundo y articulador alrededor de un diagnostico global y regional que nos permita identificar las tareas urgentes y los movimientos mundiales, regionales y nacionales de medio y largo plazo que puedan concretar al reto de una salud digna para todas y todos.

El hecho de hacer este evento en Brasil tiene una especial significación por lo que representa la alternativa adoptada en Brasil en su reforma sanitaria, en un camino hacia la universalización del derecho a la salud, en sentido contrario a las reformas privatizantes y segmentadoras llevadas a cabo por el Banco Mundial en la aplastante mayoría de los países del Mundo.

Como núcleo de organizaciones involucradas en la organización del evento tenemos el compromiso y apoyo de la Asociación Latinoamericana de Medicina Social –ALAMES, Peoples Health Movement – PHM, International Peoples Health Council - IPHC International Association of Health Policy - IAHP, COBAS Sanita de Itália en representacion de la Red Europea por el Derecho a la Salud, ISP – International Public Services Workers Confederation, Centro Brasileiro de Estudos em Saúde – CEBES, Rede Brasileira de Cooperação em Emergências – RBCE, Conselho Municipal de Saúde de Porto Alegre, Conselho Municipal dos Direitos da Mulher de Porto Alegre, Conselho Estadual de Saúde do Rio Grande do Sul, Direção Executiva Nacional de Estudantes de Medicina – DENEM, Rede Brasileira de Cooperação em Emergências – RBCE, Federación de Asociaciones para la Defensa de la Sanidad Publica – Espanha, Associação Nacional de Docentes do Ensino Superior – ANDES Sindicato,

Tesai Reka – Paraguay, Physicians for a National Health Program – EUA, CICOP – Argentina, FOROSALUD – Peru, Movimiento Nacional en Defensa de la Salud Publica de Colombia, Núcleo de Estudantes de Saúde Coletiva do Rio Grande do Sul – NETESC y otros.

Tenemos el apoyo político y material del Ministerio de Salud de Brasil, de la Secretaria Estadual de Salud – Gobierno del Estado do Rio Grande do Sul, Prefeitura Municipal de Porto Alegre y Organización Pan Americana de la Salud – Representación en Brasil.

Como conclusión hay que destacar que :

1-hay un mandato político madurado, construido para realizar el evento en Porto Alegre, construido a lo largo de tres Foros Internacionales en Defensa de la Salud de los Pueblos, realizados en Porto Alegre en enero de 2002 y 2003 y en Mumbai en enero de 2004. Han manifestado su apoyo y compromiso con la organización y convocatoria varias organizaciones nacionales, regionales y mundiales que ven en este Forum Social Mundial de la Salud, la oportunidad de conyugar esfuerzos y dar la necesaria visibilidad al tema de la salud en las agendas internacionales en contra del neoliberalismo y a favor de otro mundo solidario y justo;

2-Brasil es una referencia fundamental en la lucha por la salud para todos, por la experiencia de construcción de un sistema nacional de salud universal, integral y equitativo, que necesita ser conocido como una alternativa real y concreta a las reformas neoliberales en salud, puesto que los organismos internacionales no lo proyectan y la gente no conoce esta experiencia y esta posibilidad de alternativa frente a la hegemonía neoliberal. Esperamos que este I Foro social Mundial e la Salud provoque la convergencia de los movimientos en defensa del derecho a la salud y de los sistemas publicos universales de atencion, permitiendo ampliar la capacidad politica y organizativa de estos movimientos en cada Pais y en todo el Mundo.

3-Finalmente, para los brasileros es una oportunidad excepcional para conectar su construcción nacional con el proceso internacional, valorando en perspectiva lo que se ha logrado en Brasil en comparación con los procesos neoliberales de reforma en salud en los otros países del tercer mundo.

Aguardamos la manifestación de este Consejo, con la certitud de su sensibilidad para la magnitud del problema de la salud de los pueblos en este contexto de luchas antineoliberales y antiimperialistas y seguros de que la integración de este Foro temático a los Foros del Movimiento del WSF será un fortalecimiento mas a nuestra movilización por un Mundo más Justo y Solidario.

Gracias por su atención, esperamos su pronta respuesta,

Armando De Negri Filho

Coordinador General de la Asociación Latinoamericana

de Medicina Social – ALAMES

armandon@portoweb.com.br tel: 55 51 99960562

Nicola Delussu

Confederazione COBAS – COBAS Sanità Italia

Red Europea por el Derecho a la Salud

cobas.milano@cobas.it tel. 0039 3389467819

PER UNA SOCIETA' DEI BENI COMUNI

Una giornata di dibattito sul libro di Piero Bernocchi
OLTRE IL CAPITALISMO
Discutendo di benicomunismo, per un’altra società.

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