Anche a Napoli cittadinanza onoraria ad ABDULLAH OCALAN

Ocalan

Dopo Palermo , Napoli ha tributato ad Ocalan, leader del popolo curdo e del PKK, la cittadinanza onoraria.
Il 15 Napoli ha vissuto una giornata speciale, di quelle che non si dimenticano, balzando agli onori della cronaca internazionale per un gesto di pace e giustizia facendo diventare Ocalan,

non solo italiano in quanto napoletano, bensì figura indispensabile nell'attuale crisi mediorientale e per l'affermazione dei diritti inalienabili dei popoli oppressi.

Il 15 febbraio ricade il 17° anniversario del misfatto internazionale che portò Ocalan nelle mani degli aguzzini turchi, che tutt'ora lo detengono nel lager dell'isolotto di Imrali e di cui da aprile 2015 non si hanno più sue notizie, per l'escalation ordita dal boia Erdogan nei confronti dei successi elettorali de l'HDP  e della resistenza curda : l'intero Kursistan turco e posto in stato di guerra- città assediate e villaggi bombardati, ferocia sui civili e sui morti- e nel Kurdistan siriano, nella Rojava, il cantone di Afrin è sotto attacco dei militari turchi.
Tutto ciò avviene nel silenzio complice dei governi europei e dell'Italia  , proni per lo sporco servizio offerto dalla "Turchia- lager dei profughi" al volere del boia Erdogan, una vergogna indicibile al pari di quella dei lager nazisti.
Va a merito della Rete Kurdistan napoletana , del Sindaco e del Consiglio comunale, delle molteplici forze sociali partecipi di questo evento ( tra cui i Cobas con una nutrita delegazione, comprensiva dei compagni/e che hanno corrisposto in Kurdistan ad impegni solidali) avere costretto i media italiani e globali ad una squarcio di verità su quando sta avvenendo in Turchia e Siria ai danni del popolo curdo, sull'orrore della guerra per la neo spatizione del Medioriente.
Ora si tratta di proseguire su questa strada, facendo si che decine di  Comuni in Italia facciano del loro meglio per considerare il popolo curdo "fratello" , attraverso " patti di anicizia , gemellaggi e cittadinanza onoraria" : è l'Italia dal basso, quella che scardina la ragion di stato e i traffici commercial-turistico-militari con la Turchia e che invece si propone, si fa partecipe, della soluzione politica sostenendo i diritti del popolo curdo, dei popoli oppressi.
Il 19marzo 2016, l'avvento del Newroz, il Capodanno curdo assurto da oltre 40 anni a simbolo della resistenza curda, quest'anno non potrà essere celebrato a causa dello stato di guerra , FACCIAMO  IN  MODO CHE OGNI PIAZZA DI  ITALIA ,
IL  19  MARZO  DIVENTI  " PIAZZA  NEWROZ " !
LIBERTA'  PER  OCALAN  E PER TUTTI  I PRIGIONIERI
A  FIANCO  DELLA  RESISTENZA ,  PER LA LIBERAZIONE DEL  POPOLO  CURDO
CONTRO  LA  GUERRA  , SENZA  GIUSTIZIA  NESSUNA  PACE  !

ROMA 16 FEB 2016                                CONFEDERAZIONE   COBAS

 

Da ieri mattina Abdullah Ocalan detto Apo, il leader del Pkk (il partito dei lavoratori del Kurdistan) arrestato in Kenia il 15 febbraio 1999 e detenuto dal 2002 sull’isola fortezza di Imrali, nel mar di Marmara, in Turchia, è cittadino napoletano. Gli è stata infatti conferita la cittadinanza onoraria dal sindaco de Magistris, alla presenza di Dilek Ocalan, nipote di Apo e deputata dell’Hdp, il partito filocurdo in Turchia. Cerimonia annunciata da tempo, perché risale al 28 gennaio la delibera di giunta che ha sancito la decisione di conferire il riconoscimento ad Ocalan, ma che il Governo ha provato a far saltare in extremis. Sulla figura del leader del Pkk, insomma, si è consumata un’altra puntata dello scontro che ormai da tempo separa la giunta de Magistris da Renzi e dall’esecutivo nazionale. Divisi, ormai, su tutto: dalla questione Bagnoli a Pompei,dalle politiche fiscali dell’esecutivo fino, appunto, alla questione curda.

L’imbarazzo

È stato l’ambasciatore italiano in Turchia ad interessare del caso dela cittadinanza napoletana ad Ocalan la Farnesina. Ha espresso imbarazzo per l’iniziativa, che segue quella già adottata a Palermo, ed il timore che altre città potessero seguire l’esempio. La Farnesina non è rimasta a guardare ed ha avviato — stando a qualificate fonti istituzionali — una serrata attività di persuasione morale, concretizzatasi in telefonate e mail indirizzate alla giunta de Magistris sabato scorso. Nulla di ufficiale, anche per evitare un vero e proprio caso diplomatico. Contatti informali, ma costanti e ripetuti. Un pressing giustificato da Roma, secondo quanto racconta chi è vicino al sindaco, fondamentalmente da due fattori. Il primo: il rischio di una sovraesposizione di Napoli, in una fase così delicata e tesa del conflitto mediorientale, che potrebbe renderla oggetto di attacchi ed azioni da parte di gruppi e fazioni profondamente ostili ai curdi ed al Pkk. Non ne mancano, perché i guerriglieri curdi sono una componente molto attiva ed efficace della resistenza armata all’Isis in Siria ed in Iraq e perché sono oggetto da tempo di azioni armate, bombardamenti e rappresaglie anche da parte della Turchia, storico oppositore della prospettiva di uno Stato curdo. C’è poi una seconda ragione che ha indotto la Farnesina a premere sul sindaco di Napoli affinché facesse marcia indietro ed annullasse la cerimonia per Ocalan. Riguarda il rischio di incrinare i rapporti con la Turchia, paese che l’Italia considera un alleato prezioso nello scacchiere geopolitico mediorientale e dal punto di vista delle relazioni commerciali.

Le divergenze

I messaggi del ministero degli Esteri sono arrivati sulla scrivania del sindaco Luigi de Magistris fino a sabato mattina. Quando, ormai, anche a voler assecondare i desiderata romani sarebbe stato troppo tardi. L’iniziativa era già ampiamente avviata, infatti, e la nipote del leader del Pkk era già in viaggio verso Napoli. Il sindaco, in ogni caso, non ha neppure preso in considerazione — racconta chi gli è vicino — l’ipotesi di annullare la cerimonia. Ieri di buon mattino, a poche ore dal conferimento della cittadinanza onoraria, che è cominciato alle 12.30, de Magistris ha dunque replicato a Roma inviando una lettera di risposta, nella quale ha scritto che l’attribuzione della cittadinanza ad Apo Ocalan non deve essere interpretata come una iniziativa contro qualcuno, nello specifico la Turchia, ma a favore di qualcosa. In particolare, della distensione, del dialogo, della pace. Lo ha ribadito poi pubblicamente, durante la cerimonia. «La cittadinanza a Ocalan — ha detto — non è una sfida, ma intende essere un modo per favorire il processo di pace. Napoli, città del Mediterraneo, è amica del popolo turco come di quello curdo, del popolo palestinese e di quello israeliano».

L’appello

Ha quindi espresso una considerazione che, se riletta alla luce del retroscena del carteggio con la Farnesina, è una stoccata velenosa ed una orgogliosa rivendicazione di autonomia: «Se qualcuno in Occidente pensa che le città siano suddite dei governi, sappia che questa città non prende ordini». Dilek Ocalan, la nipote di Apo, ha rivolto un appello alle altre città europee, affinché seguano l’esempio di Napoli: «Il conferimento della cittadinanza onoraria — ha detto — è un simbolo politico molto importante. Chiediamo a tutti gli altri paesi europei di seguire questo esempio». Secondo quello che racconta la deputata, dopo la rottura della tregua tra curdi e governo turco, Erdogan ha sferrato una campagna di pulizia etnica nei territori turchi abitati prevalentemente dai curdi.

 

IL  MATTINO  15 feb 2016 -Cittadinanza onoraria al leader curdo Ocalan. De Magistris: «É un'iniziativa non contro ma per la pace e la giustizia»

 

Da oggi Napoli ha un cittadino in più. Si chiama Abdullah Ocalan, detto "Apo" ("lo zio"). Di anni 65. Leader del movimento di liberazione curdo. Segni particolari: da 17 anni rinchiuso nell'isola-prigione di Imrali, in Turchia, dove è sottoposto ad un regime di isolamento assoluto. Con una cerimonia semplice ma intensa, questa mattina, a Palazzo San Giacomo, il sindaco Luigi De Magistris ha conferito la cittadinanza onoraria ad Abdullah Ocalan, consegnando una pergamena ed una targa con medaglia al "curdo-napoletano" nelle mani della nipote Dilek Ocalan, parlamentare del Partito democratico del popolo (Hdp). Un gesto, quello del Comune di Napoli, di grande valore simbolico.

«Un'iniziativa - ha chiarito De Magistris - che non vuole essere contro, ma per: per costruire un ponte di pace e di dialogo, per dare voce ad un popolo oppresso che chiede diritti e libertà. Napoli, città della tolleranza, del dialogo e della convivenza tra popoli e religioni, non vuole essere complice del genocidio che sta avvenendo nel Mediterraneo ma vuole favorire ogni passo che proceda nella direzione della tolleranza e della pacificazione». A spiegare le ragioni della lunga lotta del movimento curdo è stato Carmine Malinconico, avvocato napoletano e dal 1998 componente del collegio difensivo internazionale di Ocalan. «Come Rete Kurdistan - ha spiegato Malinconico - abbiamo chiesto questo gesto alla città di Napoli ed abbiamo trovato in De Magistris e nell'amministrazione comunale un interlocutore sensibile. E da Napoli, oggi, 15 febbraio, a 17 anni esatti dall'arresto di Ocalan in Kenia e della sua consegna ai turchi, viene un segnale straordinario, di coraggio e solidarietà».

Visibilmente commossa, Dilek Ocalan ha ringraziato: «Diciassette anni fa, con un complotto internazionale - ha detto - si è cercato di tagliare la lingua all'intero popolo curdo. Ma quel tentativo è fallito e lo dimostra il fatto che oggi siamo qui». Una scelta, quella dell'amministrazione napoletana, che non poteva piacere a tutti. Né sono mancate pressioni, da parte dell'ambasciata turca - passate, a quanto pare, anche attraverso la Prefettura - perché l'iniziativa fosse impedita. «Ma noi crediamo nella diplomazia dal basso - ha rivendicato De Magistris - Nessuno pensi di farci rinunciare alla nostra ambizione di perseguire la giustizia e la pace e di dare il nostro sostegno ai popoli che ambiscono a giustizia e pace. Da questo punto di ista, noi ci schieriamo: non contro, ma per».

Dalle 18, dibattito e musica al teatro Politeama. Con De Magistris e Dilek Ocalan discute Nicola Quatrano, presidente di Ossin, osservatorio internazionale per i diritti umani. A seguire concerto con 99Posse, Daniele Sepe, E Zezi, Jovine, Franco Ricciardi, Granatino, Enzo Dong, O’Rom, Daniele Sansone, Zerocalcare ed altri.

 

 

Martedì 16 Febbraio 2016 / ROMA quotidiano

 

 

Abdullah Ocalan nominato cittadino onorario Napoli

Nipote leader curdo: europei seguano esempio per costruire pace 

NAPOLI.«Il conferimento della cittadinanza onoraria di Napoli ad Abdullah Ocalan è un simbolo politico molto importante, significativo e chiediamo a tutti gli altri Paesi europei di seguire questo esempio affinché si possa aprire una via di pace». Questo l'appello rivolto all'Europa da Dilek Ocalan, nipote del leader curdo Abdullah Ocalan, detto Apo, detenuto sull'isola di Imrali dal 2002. Il conferimento del riconoscimento deciso dall'amministrazione comunale di Napoli cade - come ricordato dalla deputata dell'Hdp, partito filo curdo - nel 17esimo anniversario dell'arresto di Ocalan avvenuto il 15 febbraio 1999. Un conferimento che, ha detto il sindaco Luigi de Magistris, «è un atto di grande valore politico, non � neutro o formale, non è contro qualcuno, ma per favorire la pace». Il 15 febbraio, ha detto la nipote di Apo, «è un giorno nero, è il giorno in cui un complotto internazionale ha consegnato alle autorità turche il presidente Ocalan, il giorno in cui - ha aggiunto - le forze internazionali hanno voluto tagliare la lingua di un popolo». Un atto la cattura di Ocalan con cui - secondo la deputata dell'Hdp - «non si è voluto riconoscere l'identità di un popolo che chiedeva i diritti fondamentali, ma se oggi siamo qui - ha aggiunto - significa che non hanno vinto». Secondo quanto riferito da Dilek Ocalan, dal 5 aprile 2015 non sono concesse visite ad Abdullah Ocalan «nemmeno - ha evidenziato la nipote - ai deputati che facevano da intermediari con il Governo turco. È - ha concluso - un comportamento disumano e non rispettoso nemmeno delle leggi turche». L'ultima visita concessa ai familiari - a quanto riferito - risale al 6 ottobre 2014. 

PER UNA SOCIETA' DEI BENI COMUNI

Una giornata di dibattito sul libro di Piero Bernocchi
OLTRE IL CAPITALISMO
Discutendo di benicomunismo, per un’altra società.

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