TELECOM ITALIA: GAME OVER
La notizia del passaggio di TELECOM ITALIA a TELEFONICA è l'indegno epilogo della “madre di tutte le privatizzazioni”, in un Paese allo sbando nel quale imprese, gruppi finanziari e classe politica stanno demolendo le ultime certezze di milioni di lavoratori e cittadini in favore del LIBERO MERCATO.
Si poteva evitare. Andava evitato. Le privatizzazioni hanno consegnato nelle mani delle Banche e di imprenditori senza scrupoli un Asset strategico del Paese. Dal 1997 ad oggi Milioni di Euro sottratti allo Stato, finiti nelle tasche di manager, dirigenti, azionisti.
Ammortizzatori sociali, peggioramento delle condizioni lavorative, piccoli e grandi soprusi, finanziamenti pubblici per la costruzione delle infrastrutture telefoniche, concorrenza spietata con lavoratori e lavoratrici di “serie B” dei Call Center esterni, perdita di potere contrattuale e salariale: sono i regali che ci rimangono dopo la scellerata privatizzazione.
SONO TUTTI RESPONSABILI : La classe politica che varò le privatizzazioni del gruppo, favorendo le operazioni pericolose di Colaninno e la voracità di Tronchetti Provera, nonostante fossero privi di uno straccio di progetto in un settore strategico. I Sindacati Confederali che ci hanno regalato, con una complicità sconcertante, una serie infinita di accordi peggiorativi di tutti gli aspetti della vita lavorativa, dagli ammortizzatori sociali allo spezzatino aziendale.
I lavoratori e le lavoratrici, incapaci di immaginare un futuro diverso nonostante i segnali di un inarrestabile declino fossero evidenti da anni. (Nel 2006 il primo tentativo di AT&T di subentrare nel controllo del Gruppo).
GLI ACCORDI di MARZO su esuberi e riorganizzazione del lavoro sono serviti solo a rinviare di qualche mese un futuro che l’Azienda aveva annunciato al tavolo della trattativa: LA SOCIETARIZZAZIONE DI TELECOM come obiettivo strategico. Ma l’azienda aveva fatto di più: aveva incassato la complicità del sindacato ridotto ormai ad uno stuolo di passacarte che in questi mesi si è speso per convincere i lavoratori e le lavoratrici della bontà di un accordo di cui rimane solo l’amarezza degli ammortizzatori sociali, ossia soldi pubblici estorti per finanziare i dividendi degli azionisti. Grazie a quell'accordo i nuovi padroni spagnoli hanno già la strada spianata verso una facile espulsione delle migliaia di colleghi inscatolati dentro Caring Services, mentre le banche incasseranno un surplus sul valore reale delle azioni come ringraziamento per il servizio reso.
Una responsabilità complice che gli è stata permessa dalla passività (con rare eccezioni) con la quale abbiamo affrontato questi anni, credendo che sarebbe bastato arrivare alla fine del mese per evitare il pericolo che ora ci si prospetta.
IL PIANO INDUSTRIALE ANNUNCIATO AI PRIMI DI OTTOBRE, l’idea che l’AUTORITY possa imporre lo scorporo della rete di accesso (classica soluzione all’ITALIANA), cioè OPEN ACCESS, non salverà la stragrande maggioranza dei dipendenti dal pericolo della perdita del posto di lavoro.
Lo sciopero generale del 18 ottobre convocato dalle organizzazioni sindacali di base e la manifestazione nazionale a Roma, ore 11,00 Piazza della Repubblica, rappresentano una prima naturale risposta per chi avrà voglia di difendere diritti, dignità, futuro.
LA RIPIBBLICIZZAZIONE DEL GRUPPO TELECOM DOVRA’ DIVENTARE L’AGENDA POLITICA di tutti i lavoratori e di tutte le lavoratrici del GRUPPO
Per i COBAS TELECOM – ALESSANDRO PULLARA - Contatti e Informazioni 331-6022366