Contro la cattiva scuola del Ddl Renzi, la scuola dei presidi-padroni e la scuola-quiz, boicottiamo le prove Invalsi
Sciopero della scuola il 5 e 6 maggio (infanzia ed elementari) e il 12 (medie e superiori)
Il 12 maggio (ore 10) a Roma manifestazione al MIUR
Renzi, il Grande Piazzista, sta cercando di vendere i suoi prodotti avariati anche al mondo della scuola. Come avevamo facilmente previsto, la sbandierata assunzione in massa dei precari è stata l’arma di ricatto per imporre la cattiva scuola del Ddl governativo. Intanto le ipotetiche assunzioni sono già scese da 150 a 100 mila e sono state affidate non ad un decreto (pienamente giustificabile, data l’urgenza delle immissioni in ruolo) ma ad un Disegno di legge, e dunque probabilmente verranno ulteriormente ridotte a poco più del normale turn-over dei docenti; poi esse sono accompagnate dall’annuncio che per altri 200 mila precari ci sarà solo il terno al lotto di un nuovo concorso (dopo tanti già fatti) per 60 mila posti da qui al 2019.
Dunque, al più 160 mila precari verrebbero stabilizzati in 5 anni, più o meno pari alla sostituzione dei docenti pensionabili, mentre per la maggioranza degli altri/e ci sarebbe l’espulsione.
Contemporaneamente, nel Ddl la cattiva scuola renziana si rivela in tutta la sua gravità di pessima “azienda” che mette insieme il peggio della politica scolastica di tutti i ministri dell’Istruzione da Berlinguer in poi. Un potere estremo viene assegnato ai presidi-padrone, modello Marchionne: potranno assumere e licenziare, a loro insindacabile giudizio, e sia i neoassunti sia i lavoratori/trici “stabili” perdenti posto si troverebbero alla loro mercé; decideranno loro i presunti “meriti” dei docenti, in base ai quali premiare e punire, e addirittura come e cosa dovrà insegnare ognuno/a, anche al di là delle competenze specifiche. Saranno poi autorizzati ad attorniarsi di uno “staff del 5%”, cioè di un manipolo di docenti retribuiti con migliaia di euro annui in più non in base ad un presunto merito didattico ma alla sudditanza ai voleri del preside-padrone e alla capacità di controllare gli altri docenti, sottomettendoli alle regole della scuola-azienda e della scuola-quiz.
La scuola renziana regala poi altri soldi alle private, che oltre ai finanziamenti diretti godranno anche dello sgravio fiscale alle famiglie che le sceglieranno (fino a 400 euro annui). Infine, gli studenti dovranno stipulare contratti di apprendistato in azienda per un numero di ore ancora più spropositato che nei progetti iniziali: almeno 400 ore nel triennio finale dei tecnici e professionali e almeno 200 in quello dei licei; e all’esame di maturità sarà presente anche il “tutor aziendale”. In quanto agli ATA, nella cattiva scuola di Renzi neanche una riga è dedicata a loro: il che non significa lostatus quoma il probabilissimo peggioramento delle loro condizioni.
Insomma, di schifezze ce ne sono quanto basta per invitare i lavoratori/trici dell’istruzione a reagire con forza contro questo Disegno di legge, che va fatto saltare, salvo stralciarne un decreto che garantisca l’assunzione stabile da settembre 2015 dei 150 mila originariamente promessi da Renzi. A tal fine, in coincidenza conl’annuale e nefasto rito dei quiz Invalsi, sulla cui base verranno valutati docenti, studenti e scuole,abbiamo convocato per il 5 e 6 maggio(infanzia ed elementari,ognuno/a scegliendo uno dei due giorni in cui meglio può boicottare i quiz) e per il 12 maggio (medie e superiori) lo sciopero generale della scuola per l’intera giornata. Si svolgeranno iniziative provinciali eil 12 a Roma effettueremo (ore 10) una manifestazione davanti al MIUR, insieme a studenti e genitori anti-quiz. Contrastare e boicottare i quiz Invalsi, strumento-principe per la misurazione del presunto “merito” di docenti e scuole, è nell’immediato il miglior modo per mettere a nudo l’opposizione alla cattiva scuola di Renzi e per intralciare la macchina burocratico del Sistema di (sedicente) Autovalutazione e della pessima scuola-quiz invalsiana.
In questo sciopero e nelle manifestazioni che lo accompagneranno i COBAS diranno SI’ alla gestione collegiale della scuola; NO ai presidi-padroni e allo “staff” di capetti premiati per dirigere il lavoro di docenti ed Ata, NO alla chiamata diretta per neoassunti e docenti di ruolo in mobilità o esubero e alla mobilità obbligatoria per gli “inidonei”; SI’ all’assunzione di tutti i precari/e che lavorano da anni nelle scuole e all’immediato pensionamento dei Quota 96;NOal blocco dei contratti e all’ immiserimento delle scuole; SI’ a significativi aumenti per docenti ed Ata e a forti investimenti nella scuola pubblica; NO al Sistema di Valutazione, alla scuola in mano alle imprese, all’apprendistato in azienda per gli studenti, alle classi pollaio; SI’ alla centralità della scuola nelle carceri e ad un sistema di qualità per l’Istruzione Adulti.
Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS
7 aprile 2015