Il 24 ottobre la scuola torna in piazza
Con manifestazioni regionali contro l’applicazione della legge 107 e l’umiliante “offerta” di 8 euro mensili lordi di aumento nella Legge di stabilità, dopo sei anni di blocco contrattuale
A Roma corteo unitario da P. della Repubblica (ore 15) a P. SS. Apostoli, verso lo sciopero della scuola del 13 novembre
Le attenzioni di quasi tutti i commentatori (giornalisti o opinionisti della carta stampata, radio, TV e canali telematici), a proposito della Legge di (in)stabilità, si sono concentrate in primo luogo sullo scarto tra le promesse di “manovra espansiva” fatte dal governo e l’assenza di investimenti nel lavoro, pensioni e servizi sociali, aggravata dall’oramai tradizionale taglio alla Sanità e a servizi e posti di lavoro nella Pubblica Amministrazione;
e in secondo luogo, sui regali fatti ad imprenditori, commercianti e ceti ricchi (niente tasse manco su ville e castelli, riduzione ulteriore delle tasse sui profitti dal 2017, aumento dell’uso del contante ecc..). Incredibilmente, tranne pochi casi, è stato quasi ignorato l’aspetto più grottesco e umiliante della Legge: dopo sei anni di blocco contrattuale, a fronte di una perdita di almeno il 20% di salario (tra i 250 e i 300 euro) negli ultimi anni, ai lavoratori/trici della scuola e del restante Pubblico impiego è stato “offerto”un aumento salariale medio di 8 euro (lordi) al mese. Poco clamore ha destato anche la beffarda proposta fatta ai lavoratori/trici prigionieri della Legge Fornero: nessun anticipo (neanche con penalità) del pensionamento ma l’autolesionistica possibilità, dopo i 63 anni, di auto-dimezzamento dello stipendio, lavorando in part-time.
Per quel che riguarda docenti ed Ata, come se non bastasse l’offensiva mancetta offerta, il governo vorrebbe inserire nel rinnovo contrattuale tutto il peggio della Legge 107, sanzionandovi lo strapotere dei presidi-padroni che valutano, assumono e licenziano e i sedicenti “premi di merito” ai docenti più proni alle direttive dell’aziendalizzazione scolastica, chiudendo definitivamente la prigione della cattiva scuola renziana. Tutte queste ragioni ci hanno indotto a confermareper il 13 novembre lo sciopero generale della scuola, con manifestazione nazionale,contro l’applicazione della legge 107 e per consistenti aumenti salariali per docenti ed Ata, in netta opposizione alla insultante proposta governativa; nonchéla mobilitazione nazionale(senza sciopero) del24 ottobre con manifestazioni regionalicon gli stessi obiettivi.Il 24 manifesteranno pure Cgil-Cisl-Uil, Snals e Gilda anche se purtroppo, a causa dell’ostracismo messo in atto da alcune di tali organizzazioni nei nostri confronti, in molte regioni la mobilitazione non sarà unitaria. Lo sarà però a Roma il corteo che, promossa da un gruppo di RSU di Roma e del Lazio, vedrà la partecipazione congiunta dei Cinque e dei COBAS.Il corteo partirà da P. della Repubblica (ore 15) e si concluderà a P. SS. Apostoli,ove, al termine degli interventi, i COBAS offriranno un rinfresco ai manifestanti, con pizza, dolci e bevande varie. All’iniziativa invitiamo a partecipare, oltre ovviamente i docenti e gli Ata che in queste settimane si battono contro l’applicazione della nefasta legge 107, anche gli studenti, i genitori e i cittadini intenzionati a difendere e a migliorare la scuola pubblica, Bene comune primario.
Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS
21 ottobre 2015