Tra spending review e legge di Stabilità
La macelleria che sta investendo tutta la pubblica amministrazione assume ormai contorni sempre più devastanti. Che si chiami spending review o legge di Stabilità nulla cambia e negli ultimi giorni siamo arrivati ad un autentico bollettino di guerra.
23 Prefetture tagliate, decine di Camere di Commercio da chiudere, l’annuncio di un paio di giorni fa, della chiusura di ben 53 uffici dell’Agenzia delle Entrate sul territorio nazionale, la mobilità massiccia che sta investendo migliaia di lavoratori/trici delle Province e della Croce Rossa, per non parlare di quello che sta succedendo nei ministeri, negli enti previdenziali, nelle regioni e autonomie locali.
Tutto ciò sommato al più grande attacco al sistema sanitario nazionale con chiusure di posti letto, annunciati aumenti di ticket, riduzione spropositata dei servizi specialistici e delle prestazioni sanitarie, aggravi per i cittadini e in questo panorama impazzano tangenti, corruttele e consorterie di tutti i generi.
Soffia poi il mielato annuncio della Madia che, per i rinnovi dei contratti nazionali del pubblico impiego, offre la cifra totale di ben 300 milioni di euro per tutti i comparti, che significa un aumento lordo tra gli 8 e i 10 euro al mese per singolo lavoratore/trice, senza nessun recupero per gli anni pregressi, con una perdita salariale secca intorno ai 6 mila euro.
Contratti, inoltre, che assorbirebbero tutti gli effetti nefasti della Riforma Brunetta con il 25% del personale remunerato con metà del trattamento accessorio, un altro 50% con l'altra metà dell’ammontare complessivo e con l’esclusione in toto del rimanente quarto del personale dalla produttività. Un contratto, quindi, mirato soprattutto alla contrattazione decentrata e con prevedibili arretramenti dei diritti minimi del personale. Insomma le intenzioni del Governo sono di perseguire e rafforzare quel sistema premiante e divisorio della Legge Brunetta che ha portato i servizi e il lavoro pubblico ai minimi storici.
E inoltre il ridicolo aumento contrattuale potrebbe poi avere un altro effetto, ossia vanificare gli 80 euro in busta paga, visto che numerosi dipendenti pubblici per pochi euro supererebbero la fatidica soglia dei 25 mila euro, perdendo così il bonus.
Un’attesa dal 2009 che si tramuterebbe in un’autentica beffa!
Ma non bisogna aver “fretta”, prima ci sono da accorpare le varie categorie in 4 mega comparti, come dettava la Brunetta.
La confraternita di Cgil, Cisl, Uil sonnecchia, si lamenta a parole ma non propone iniziative o paventa mobilitazioni di sorta.
Tocca a noi stimolare i lavoratori/trici ad uscire dalla rassegnazione e preparare una mobilitazione, la più ampia e diffusa possibile, per capovolgere i programmi governativi e recuperare quei pezzi di salario e diritti derubati.
Non si può più aspettare con contratti non rinnovati e scaduti da anni !