26 MARZO SCIOPERO NAZIONALE SCUOLA E TRASPORTO PUBBLICO LOCALE CON MANIFESTAZIONI CITTADINE (a Roma P. Montecitorio ore 10)

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Siamo stati facili profeti quando, all’avvento in pompa magna di Draghi, presentato come il risolutore di tutti i drammi sanitari ed economici non risolti dal precedente governo Conte-bis, prevedemmo che a breve ci saremmo ritrovati, malgrado il Recovery Plan, di fronte alle stesse precarietà, inefficienze e disorganizzazioni del precedente governo. A tutt’oggi nessun cambiamento di rotta significativo si è visto. Sul fronte della pandemia, la sconcertante gestione europea nella vicenda AstraZeneca ha diffuso paure che non scompariranno presto; e, insieme all’annuncio che anche i vaccinati dovranno effettuare la quarantena nel caso di contatti con un “positivo” perché “non c’è sicurezza di una protezione completa rispetto alle possibili varianti del virus”, conferma che il tentativo di risolvere tutti i problemi con la vaccinazione di massa non porterà comunque alla risoluzione della pandemia nel giro di due o tre mesi.

Il che dovrebbe provocare un impegno massiccio e urgente, che non c’è, intanto per sostenere  i settori economicamente più colpiti, quelli della microimpresa, del piccolo lavoro autonomo, dell’artigianato, dello sport e dello spettacolo, del turismo e della ristorazione. E altrettanto urgente è un intervento massiccio nei tre settori-chiave della vita sociale in questa fase, scuola, sanità e trasporti, ove invece non si vedono segnali di impegni rapidi e significativi.

Particolarmente impressionante è l’inerzia per quel che riguarda le scuole, chiudendo le quali anche laddove i contagi non erano aumentati, si è di nuovo scelto la via più facile per le strutture amministrative, ma la più deleteria per studenti, soprattutto i più piccoli, e famiglie, abbandonati al purgatorio della DAD. Proprio nella scuola stiamo misurando la massima distanza tra le parole e i fatti di questo governo, che ha imposto le chiusure sostenendo che “non c’erano alternative”. Ma, fermo restando che luoghi del tutto sicuri oggi non ne esistono, comunque le scuole, con le protezioni possibili, con docenti ed Ata vaccinati, controlli permanenti, personale sanitario a disposizione, efficaci distanziamenti ecc. sarebbero comunque luoghi più sicuri di tante fabbriche e uffici, o dei bus ridotti all’osso o dei supermercati, soprattutto per chi ci lavora. Insomma, chiudere le scuole potrebbe essere presentato come un obbligose si chiudesse davvero tutto. Ma quando invece tutte le principali attività produttive sono aperte, si tratta di una scelta:la scelta tra quello che si ritiene indispensabile e quello che appare un “optional” a cui si può rinunciare. In queste settimana le scuole in Europa sono totalmente aperte in Francia (il ministro dell’Istruzione Jean Michel Blanquer ha detto: “la scuola va chiusa solo quando avremo provato tutto il resto e non sarà risultato abbastanza”; insomma il whatever it takesapplicato alla scuola), Spagna, Svizzera, Austria, Croazia, Finlandia , Bielorussia, Ucraina, Moldavia, Romania; aperte nella maggioranza degli istituti in Gran Bretagna, Paesi Bassi, Polonia, Ungheria, Grecia, Albania: e l’Italia è la nazione che ha tenuto la scuola chiusa per più settimane (29) insieme alla Cechia, la Slovacchia e la Macedonia. Ed è ancora più preoccupante che niente si stia facendo non solo per riportare il più rapidamente in presenza piena gli studenti ma neanche per garantire che tutto ciò non si ripeta anche nel prossimo anno scolastico. Per tutte queste ragioni, pur consapevoli delle difficoltà in questo periodo, abbiamo confermato, insieme a Priorità alla Scuola e al Coordinamento nazionale precari scuola, e con l'adesione, tra gli altri, della coalizione Società della Cura e del Forum dei Movimenti per l'acqua, lo sciopero nazionale della scuola del 26 marzo, affinché almeno la gran parte dei 20 miliardi di euro già previsti dal Recovery Plan per la scuola siano destinati a ridurre a 20 il numero massimo di alunni per classe e a 15 in presenza di alunni diversamente abili; a garantire la continuità didattica e la sicurezza, assumendo con concorsi per soli titoli i docenti con 3 anni scolastici di servizio e gli Ata con 24 mesi; ad intervenire massicciamente nell’edilizia scolastica per avere spazi idonei ad una scuola in presenza e in sicurezza.

E nulla è stato fatto neanche nell’altro settore-chiave, insieme alla Sanità, e cioè il Trasporto pubblico locale (TPL). Perciò,abbiamo convocato come COBAS per il 26 pure lo sciopero del TPL, anche se la Commissione di garanzia ha ridotto il nostro sciopero dell’intera giornata a quattro ore. Per tale settore chiediamo lo stop alle privatizzazioni e esternalizzazioni delle aziende,attivandone la ri-pubblicizzazione; la fine delle gare per l’affidamento del trasporto, passando all’affidamento diretto; il potenziamento mediante assunzioni di personale viaggiante e rinnovo/aumento dei mezzi. Nella giornata del 26i COBAS della scuola e del TPL manifesteranno, insieme a Priorità alla Scuola e al Coordinamento Nazionale Precari Scuola e a rappresentanti delle coalizioni che hanno aderito alla giornata, in almeno 50 città e nei seguenti capoluoghi di provincia: Roma (davanti al Parlamento, P. Montecitorio, ore 10), Bologna, Lucca, Firenze, Pisa, Milano, Genova, Catania, Palermo, Massa, La Spezia, Trieste, Padova, Venezia, Reggio Emilia, Pistoia, Ancona, Perugia, Terni, Napoli, Salerno, Bari, Potenza, Pescara, Cagliari, Ravenna, Lecce, Sassari, Prato, Livorno, Grosseto, Lecco, Vicenza, Modena, Piacenza, Cremona, Mantova, Rimini, Udine, Ferrara. La partecipazione a manifestazioni autorizza spostamenti, anche fuori dal proprio Comune e Provincia nel caso non ve ne siano nei propri.

Piero Bernocchi   portavoce COBAS – Confederazione dei Comitati di base

22 marzo 2021

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Una giornata di dibattito sul libro di Piero Bernocchi
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Discutendo di benicomunismo, per un’altra società.

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