Tragici omicidi e speculazioni “manicomiali”

di Anna Grazia Stammati

GIORNALE

Non si sarebbe dovuto ripetere, eppure, quanto avvenuto a Bari dieci anni fa con l’omicidio della dottoressa Paola Labriola per mano di un suo paziente psichiatrico, è accaduto di nuovo e una giovane dottoressa, Barbara Capovani, è morta alcuni giorni fa a Pisa, sempre per mano di un suo paziente psichiatrico. Non possiamo che unirci al dolore della famiglia, dei figli, degli amici, dei colleghi e ricordare entrambe le dottoresse, operatrici di frontiera, lasciate sole in una situazione difficile. Crediamo doveroso, però, anche cercare di fare chiarezza sulle polemiche emerse immediatamente dopo l’omicidio della dottoressa Capovani e sulla “urgente” necessità di riaprire i manicomi, polemiche che fanno risaltare una differenza non da poco nel modo di affrontare la stessa tragedia.

Mentre nel 2013, infatti, il caso, pur suscitando il durissimo commento del presidente dell’Ordine dei Medici di Bari, sollecitò un intervento per rafforzare i sistemi di sicurezza di tutti gli operatori sanitari, psichiatri, medici di pronto soccorso e guardie mediche, oggi, il tragico omicidio, serve per attaccare direttamente la “Legge Basaglia”.  Subito dopo l’omicidio della dottoressa, infatti, Mario Di Fiorino, Direttore del  Dipartimento di Salute mentale (DSM) della Versilia, dove operava la dottoressa Barbara Capovani, candidato con Fratelli d’Italia per le elezioni comunali di Pietrasanta, ha colto la palla al balzo per continuare la sua personale lotta contro tutti coloro che sostengono l’abolizione dei “manicomi”, accomunando nelle responsabilità tutti gli psichiatri che non concordano con la riapertura degli ospedali psichiatrici, pur se appartenenti a posizioni diverse (psichiatri afferenti a “psichiatria democratica” e  “antipsichiatri”), accusati di essere  la causa dei mali e dei disservizi dei Centri di salute mentale, nonché di essere colpevoli di quanto accaduto, visto che l’omicida si dichiarava “antipsichiatra”, aveva fondato una propria associazione e aveva partecipato ad alcuni convegni  insieme ad esponenti di “psichiatria democratica” come Peppe Dell’Acqua – storico collaboratore di Basaglia, nonché direttore del Dsm di Trieste per 17 anni.

Può darsi che a quarant’anni dalla cosiddetta Legge “Basaglia” non per tutti sia semplice comprendere le differenze createsi tra chi si reputa continuatore di Basaglia, chi si definisce antipsichiatra e chi, come il Telefono Viola, rivendica un approccio non-psichiatrico alla sofferenza psichica, ma questo non può riguardare il professor Di Fiorino che, per età e posizione,  ben conosce differenze e storie e che, dunque, consapevolmente ed ideologicamente, cerca con un colpo di mano, di sbaragliare tutti gli oppositori dell’istituzione manicomiale. In realtà, così come sostenuto da Giorgio Antonucci e Alessio Coppola, fondatori del Telefono Viola, il pregiudizio psichiatricoimpedisce di intraprendere il vero lavoro psicologico con la sofferenza degli uomini per le contraddizioni della natura e della coscienza e per le contraddizioni della società e i conflitti della convivenza (Il pregiudizio psichiatrico, Giorgio Antonucci, Edizioni Elèuthera) ed è necessario, per questo, un approccio non-psichiatrico, perché la psichiatria, eccezion fatta che per qualche caso, interpreta il proprio operato semplicemente come distribuzione di farmaci, per sedare e controllare, senza ascoltare e curare, mentre da sempre si chiede, vista la carenza delle infrastrutture necessarie, la necessità di un cambiamento di passo, per interventi  territoriali e di ascolto, di intervento mirato sui singoli, ognuno diverso dall’altro, invertendo così la rotta del progressivo impoverimento culturale, organizzativo e di risorse dei Servizi di salute mentale, che rendono gli operatori fragili e soli di fronte ai rischi che, a causa di tale impoverimento, diventeranno sempre maggiori.

Hanno, naturalmente, fatto da immediata eco al Direttore del DSM della Versilia gli esponenti leghisti del governo che hanno a loro volta richiesto a gran voce la riapertura dei manicomi, perché,  invece di ragionare e riflettere su come e con quali azioni diffondere gli interventi sui territori per garantire la salute e la sicurezza di tutti,  propongono, come d’abitudine per questo governo,  di reprimere, internare, punire e, in questo caso,  di riaprire i manicomi.

PER UNA SOCIETA' DEI BENI COMUNI

Una giornata di dibattito sul libro di Piero Bernocchi
OLTRE IL CAPITALISMO
Discutendo di benicomunismo, per un’altra società.

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