COSA PENSIAMO SULLO SCIOPERO GENERALE DEI METALMECCANICI FIOM DEL 5/6 DICEMBRE 2012
Lo sciopero della Fiom " contro l'esclusione della Fiom dalle trattative per il rinnovo del CCNL", è condivisibile perché i Cobas rifiutano la logica degli accordi separati e la negazione o peggioramento dei diritti.
I Cobas inoltre riconoscono che ogni sindacato deve essere valutato e votato per i voti che raccoglie, siamo quindi contro il 33% di ricompensa nelle elezioni rsu che si prende anche la Fiom.
Alla Caterpillar la Fiom lo ha fatto.
Ma vorremmo che la Fiom ricordasse anche in Caterpillar che se pretende la non esclusione dalle trattative, deve comportarsi coerentemente anche con le altre sigle sindacali.
In Caterpillar la Fiom si è permessa, solo 2 mesi fa, di estromettere la rappresentante Cobas dalle trattative per la Cig e di conseguenza i Cobas hanno fatto un incontro separato.
NON FARE AGLI ALTRI CIO’ CHE NON VORRESTI FOSSE FATTO A TE!
Qualcuno lo ha detto, a noi va bene, ma ci si deve ricordare di questo sia quando va bene, sia quando va male.
E’ CHIARO CHE NON SIAMO PER NIENTE D’ACCORDO con le proposte a perdere fatte da film e uilm (sempre del tutto inclini al volere padronale) come il pagamento dei primi tre giorni di malattia per il rinnovo CCNL Metalmeccanici.
Però se la fiom contesta loro anche il fatto che le due sigle propongono di inserire in contratto nazionale la sanità integrativa privata indebolendo così la sanità pubblica, come mai anche la fiom fu d’accordo nel 2007 per istituire IL FONDO INTEGRATIVO PRIVATO DELLE PENSIONI (vedi COMETA) sapendo che avrebbe danneggiato il futuro di tanti giovani con pensioni da miseria pubbliche e da miseria anche quelle private?? (si sa che i fondi pensione vanno malissimo!!).
E sappiamo che i fondi pensione sono gestiti a metà fra padroni e sindacati, allora è una questione di soldi da gestire?
Si ma per chi lavora c’è sempre la fregatura, anche dopo la vita lavorativa? Ma la Fiom lo vuole?
Aggiungiamo per la riflessione comune, che in questo sciopero la fiom denuncia che Federmeccanica continua a violare l’accordo del 28 giugno 2011: MEGLIO!!! E’ UN ACCORDO TRUFFA!!!
Per molti versi si torna agli anni ’50, quando alla prima sconfitta operaia in epoca repubblicana, sancita dalla Cgil con il “piegarsi alla ricostruzione“, imperò il Far West padronale che abrogò di fatto i contratti nazionali a favore del primato dei contratti aziendali gestiti in proprio con la complicità delle incapaci e spesso colluse Commissioni Interne. Bisognerà giungere agli anni ’60, dalla rivolta di P.za Statuto a Torino all’”autunno caldo”, per ridare dignità,diritti e conquiste ai lavoratori.
Eccone i punti salienti:
Il Contratto nazionale non c’è più, rimane semplicemente un velo di copertura che dovrebbe evitare le efferatezze più brutali, ma è in totale balia della contrattazione aziendale che può stravolgerne legittimamente il contenuto al fine di adattarlo alle esigenze delle aziende in cui si deve applicare. E per farlo basta il 50% più uno delle RSU, la maggioranza democratica sembrerebbe salva, peccato che non c’è, nell’accordo, nessun accenno alla scomparsa del 33% dei seggi delle RSU ai firmatari di contratto, e così il 50% diventa immediatamente 33% e così un terzo delle RSU decide sul contratto aziendale che deroga quello nazionale e nessuno può metterci bocca, tantomeno i diretti interessati, cioè le lavoratrici e i lavoratori che quell’accordo dovranno digerire.
Anche forme di referendum su accordi dei contratti aziendali sono eliminate, resta una meccanismo farraginoso che non permetterà mai a nessuno di contestare quegli accordi firmati dai soliti noti.
La rappresentanza sindacale, cioè contare quante adesioni/tessere ha ricevuto ogni sindacato sarà fatto dalle aziende.
Le aziende sono quindi le uniche titolate a certificare gli iscritti ai sindacati e lo faranno comunicando i dati delle deleghe che, lo ricordiamo, non sono automatiche. Le aziende infatti possono decidere, e lo fanno sempre nei confronti dei sindacati di base come i Cobas, di non concedere il diritto alla ritenuta in busta paga della quota sindacale, dopo che il referendum del 1995, promosso dai radicali e sostenuto da quasi tutta la sinistra dell’epoca, ha abrogato il diritto di ogni organizzazione a percepire le quote dei propri iscritti tramite delega riscossa dal datore di lavoro.
Quindi non solo le aziende hanno in mano uno straordinario potere, essendo loro a dover comunicare, senza alcun controllo, all’INPS quanti iscritti hanno le varie organizzazioni, ma alcune organizzazioni, pur fortemente presenti nelle aziende ma che non possono operare le ritenute in busta paga perché l’azienda non glielo concede, spariranno.
A questo punto la media ponderata tra voti alle RSU, drogate dal 33%, e deleghe in busta paga esiste solo per CGIL CISL e UIL (se i padroni saranno coerenti l’esclusione potrebbe riguardare anche la FIOM, visto che il diritto alle ritenute scaturisce dalla firma del contratto nazionale…!).
Se poi tutto questo non bastasse il testo dell’accordo recita esattamente: “Per la legittimazione a negoziare è necessario che il dato di rappresentatività così realizzato per ciascuna organizzazione sindacale superi il 5% del totale dei lavoratori della categoria cui si applica il contratto collettivo nazionale di lavoro” non bisogna quindi avere il 5% dei voti e il 5% degli iscritti calcolato sui lavoratori complessivamente sindacalizzati come funziona oggi nel pubblico impiego, ma il 5% si calcola sul totale dei lavoratori della categoria!! Così in Italia non ci sarà più pluralismo sindacale.