Musei, dipendenti in lotta: "Pronti ai ricorsi"
Affollata assemblea al Baraccano contro l'appalto per la gestione dei servizi delle collezioni civiche. Lo storico dell'arte Riccomini: "La cultura come la scuola non si tocca"
In estate partiranno gli esposti alla Corte dei Conti. Per fermare il bando da tre milioni di euro, chiuso il 27 maggio scorso, che appalta all’esterno i servizi di biglietteria, custodia e didattica delle collezioni civiche. È la nuova azione annunciata dai lavoratori dell’Istituzione Bologna Musei, appoggiata da Cub-Cobas, dopo le mobilitazioni davanti al Comune, il flash mob in Certosa "Mi rivolto nella tomba", la petizione con oltre mille firme e uno sciopero. La protesta continua. Tra le richieste dei dipendenti comunali in agitazione, anche quella di un’istruttoria pubblica.
La contestazione al bando scuote da mesi il mondo culturale bolognese. Non a caso mercoledì sera, per l’assemblea indetta dai dipendenti, la sala del Baraccano era piena. Si è discusso di musei (e di come non cederli nella gestione ai privati) con Eugenio Riccomini, l’ex direttore della Gam Pier Giovanni Castagnoli, Maria Pia Guermandi di Italia Nostra, Jadranka Bentini, Raffaele Quattrone e Piergiovanni Alleva. Il più duro: «Sono appalti discutibili», ha fatto presente il giuslavorista puntando il dito soprattutto sul nodo dei lavoratori precari. "Il Comune fa presto: crea una istituzione, ci trasferisce dentro il personale e poi lo dà in appalto". I
Il coro (assente la controparte, invitata) è stato unanime per la salvaguardia della gestione pubblica dei musei. Il direttore dell'Istituzione Gianfranco Maraniello e l'assessore alla cultura Alberto Ronchi hanno sempre negato la privatizzazione ("si conferma la centralità dei servizi e anche l'assetto pubblico dell'istituzione", "non è in discussione la funzione pubblica dei musei"). Ma i dipendenti chiedono chiarezza su alcuni punti della nuova gara di durata triennale (che si è chiusa il 27 maggio scorso) per l'appalto ad operatore unico dei servizi di accoglienza, biglietteria, bookshop, sorveglianza, custodia e didattica. In particolare, contestano la possibilità che il bando concede di affidare fuori anche servizi essenziali svolti dai musei come lo spostamento opere, l'allestimento mostre, la gestione del patrimonio. "E servizi che sono già svolti da dipendenti interni, come la comunicazione o le biblioteche dei musei".
Riccomini: "Scuola e cultura devono rimanere a gestione pubblica". "La tutela del patrimonio storico e artistico, come la scuola e la giustizia, è un dovere dello Stato e dunque anche dei Comuni. Si possono affidare a privati lavori di guardiania o di manutenzione, lavori che non sono tipici della competenza di un archeologo, di uno storico dell’arte, di un uomo di museo. Ribadisco: la gestione culturale dei musei deve essere responsabilità della comunità", la posizione di Riccomini, approfondita in un'intervista a Repubblica. Per lo storico dell'arte il problema è a monte: "È che da sempre nelle scuole non si insegna a leggere ed apprezzare un’opera d’arte. Se ci insegnassero a disegnare da piccoli capiremmo perché i disegni di Leonardo sono belli. Penso che i cittadini, che senza merito hanno ereditato un patrimonio unico, hanno la necessità di conoscerlo e di proteggerlo. Questo la scuola non lo fa e chi lo fa? I musei. Ed è impensabile che il lavoro di un direttore o di personale preparato possa essere affidato a privati". Riccomini reclama il dialogo con l'amministrazione sulla gestione dei musei cittadini.
"Condivido le preoccupazioni di Italia Nostra. Sono cose che non si possono fare da soli e in fretta, occorre un dibattito. All’assemblea sono mancate le obiezioni, un peccato. Spero che si arrivi a discuterne in consiglio comunale".