L’Italia giusta di Renzi, Bersani e Moretti:trasporto privatizzato, lavoratori licenziati, biglietti aumentati. Noi non dimentichiamo. Noi non vi votiamo
Ci dicevano che il gestore privato avrebbe riorganizzato Ataf-Gestioni per migliorare l'efficienza e offrire un servizio migliore. Pensavano che per far questo, avrebbero presentato un piano industriale, la cui parola d'obbligo fosse “risanamento”. Invece niente di tutto questo. Non sappiamo niente del piano industriale; possiamo solo intuirlo dalle tre diapositive che ci hanno fatto vedere.
Ataf per loro non è l'azienda che per 76 anni ha fatto trasporto e storia in città, è una scatola vuota, senza significato, da far sparire tranquillamente. Ciò che a loro interessa è accaparrarsi il buono per poi, nei prossimi 6/7 mesi (massimo fine anno), passarci a Cap e Busitalia alle loro normative.
Un vero e proprio “SACCHEGGIO” già iniziato con la cessione del “Volainbus” e proseguito con il trasferimento forzato degli apprendisti per soddisfare le altre aziende del gruppo proprietario.
La situazione è drammatica. Racconta la storia di uno sfascio totale di una gloriosa azienda che Renzi si vanta di aver risanato, mentre i nuovi dirigenti commentano con stupore e incredulità la gestione di alcuni reparti che sono stati abbandonati a se stessi.
La statistica dice loro che per fare profitto occorrono un numero preciso di lavoratori nei settori strategici. Il resto è da eliminare. Nei loro calcoli statistici non c'è umanità. In alcuni settori si parla addirittura di riduzione del personale di 7,5 unità ovvero 7 persone e mezzo. È la media del pollo. Ma tutto per loro trova fondamento nella statistica e tutto ciò che è fuori dalla statistica lo chiamano esubero.
Era ovvio che tutte le funzioni esistenti già in Trenitalia o Busitalia concorressero a determinare dei “doppioni” in Ataf. Così l'ufficio paghe ce lo hanno già, l'ufficio marketing pure, ufficio contratti anche e così via dicendo. Ma oltre agli impiegati hanno doppione anche la sala clienti che verrà chiusa per trasferire quella lavorazione agli uffici di Cap in largo Alinari e all'autostazione Sita.
16 persone della sala clienti tutte inidonee che risultano essere non utili ai loro progetti e quindi in esubero. Ma non solo: 17 operai di troppo in officina, 18 manovratori, 6 capideposito e poi uno qui, uno lì e via. Ma non ci è dato ancora di sapere ad es. quale è il loro progetto sulle officine, sui manovratori, negli uffici, sulla gara regionale. In una parola il piano industriale. Significa che loro non vogliono condividerlo con i lavoratori. Non vogliono che il lavoratore capisca o peggio interferisca nei loro piani anche se chi lavora “sul campo di battaglia” ha certamente tante cose da insegnare.
Si sono mossi in silenzio. Si muovono in silenzio. Ogni giorno ne sfilano uno per ridurre il problema senza dar troppo nell'occhio. Oggi sono 109. Erano partiti da 194. Continueranno a scendere fino a che rimarrà un gruppo che non sapranno a chi dare. A quel punto proveranno con la cassa integrazione in deroga, o trasformandoli in rami di azienda da affittare, cedere o forse licenziandoli.
Spendono non per investire ma per eliminare i costi. E ovviamente non tirano un euro di tasca loro perché questi soldi li hanno presi dall'ultimo accordo sull'intervallo e sul nastro continuativo di guida da 4,5 ore (1milione e 200 mila euro). Becchi e bastonati.
A tutto questo noi non ci stiamo.
cari politici ed amministratori non ci avete ascoltato noi non vi votiamo