Misericordia di Pisa: cronaca di un disastro annunciato

Misericordia di Pisa: cronaca di un disastro annunciato

Il 30 giugno sono scaduti i contratti di solidarietà in Misericordia e pochi giorni fa sono partite le procedure per la mobilità  (licenziamenti) di 39 dipendenti.

I contratti di solidarietà, sottoscritti da sindacati e Misericordia per riorganizzare i servizi e nel frattempo contenere la perdita di salario dovuta alla riduzione dell’orario di lavoro, sono stati utilizzati, invece, per creare divisioni tra i lavoratori, per dismettere i servizi essenziali per la cittadinanza (trasporto sociale e sanitario, visite specialistiche, visite “fiscali”, terapie “salvavita”, ecc.)  e per mandare a casa due terzi dei lavoratori\trici.

E i contratti di solidarietà sono stati mal gestiti anche dal punto di vista amministrativo, non rispettando modalità e tempi delle procedure, col risultato di  privare il personale di una quota rilevante della retribuzione.

La Misericordia ha così dimostrato un totale disinteresse ai servizi e ai diritti dei dipendenti, basti ricordare che i centralinisti sono stati precettati durante gli scioperi ma non utilizzati per intere settimane perdendo così servizi e introiti.

Il colmo, poi, è venuto manifestandosi nelle ultime settimane, col rifiuto irresponsabile della Misericordia a prendere in considerazione  (verificandone la concreta fattibilità) la proposta di acquisto della sua sede e di subentro nelle sue attività dismesse con la garanzia della conservazione dei posti di lavoro cosiddetti in esubero.

Irresponsabile è stato il comportamento dell’interoMagistrato(o Consiglio di Amministrazione) e della Curia (che nomina alcuni membri delMagistrato), perché in questo anno si è pensato solo a cancellare posti di lavoro e servizi.

Addirittura si è approfittato dell’ inchiesta della Procura per avviare le procedure di licenziamento con decisioni assunte da illustri membri delMagistrato,illustri per le cariche professionali che ricoprono e per i lauti stipendi che ne derivano.

In questi mesi, attorno a Misericordia, si sono accesi interessi di gruppi imprenditoriali. L’arcivescovo Benotto, a capo della curia Pisana, anche se nella unica uscita pubblica si era appellato agli enti locali per salvare i posti di lavoro, oggi tace  davanti ai licenziamenti conseguenti al rifiuto dei vertici di Misericordia di prendere in esame le proposte per una positiva risoluzione della vertenza.

C’è da dire poi che dalle numerose residenze di anziani e cooperative che gravitano nel mondo cattolico ad oggi non è pervenuta alcuna offerta di lavoro.

I Cobas tornano a rivendicare

 

  1. ammortizzatori sociali  per tutti i dipendenti della Misericordia;
  2. attivazione di un tavolo con tutti i soggetti, pubblici e privati, disponibili alla salvaguardia dei servizi e dell’occupazione;
  3. ritiro delle procedure di mobilità per 39 dipendenti;
  4. che Società della Salute, istituzioni locali, Usl e Azienda ospedaliera inseriscano delle clausole nelle convenzioni sul trasporto sociale e sanitario, affinché le associazioni che erediteranno i servizi dismessi della Misericordia  ne debbano anche assumere il personale. In assenza di queste condizioni scritte gli enti pubblici si renderanno responsabili della perdita di posti di lavoro. Ricordiamo che queste clausole erano presenti in alcune delle precedenti convenzioni, ma sono state attenuate nelle nuove.

Confederazione Cobas

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