Dal Cobas Mirafiori - "ESPERIENZE" DI CONFINO

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"Coazione a ripetere"= "tendenza incoercibile, del tutto inconscia, a porsi in situazioni penose o dolorose, senza rendersi conto di averle attivamente determinate, né del fatto che si tratta della ripetizione di vecchie esperienze".

Questa definizione del possibile stato patologico di un individuo può anche adattarsi ai comportamenti delle aziende, ed al loro vizio di mettere in atto e  ripetere nel tempo meccanismi di ghettizzazione e di esclusione, e di vantarli addirittura come una strategia di rientro al lavoro. In questo caso, però, con una differenza sostanziale: il percorso è assolutamente consapevole, e  pena e dolore non vengono sofferti dall'azienda attrice della situazione, ma dai suoi dipendenti.

E' il caso della Fiat e dei suoi reparti confino, luoghi in cui un gruppo più o meno ampio viene  posto in un sito distante dal resto dei lavoratori, dove poter a un tempo fare il "minor male possibile" e comprendere di essere stati collocati al fondo della lista di gradimento aziendale (o in cima a quella degli "indesiderabili"). Nella storia della Fiat questo vizio aziendale è stato più volte messo in atto.

E' la storia - tremenda e tragica - del reparto di Nola, appendice dello stabilimento di Pomigliano, dove 316 lavoratrici e lavoratori sono stati per anni collocati e costretti ad alternare lunghissimi periodi di cassa integrazione con richiami in azienda fatti da infinte attese di qualche scatolone da smistare, e di tanto tempo impiegato ad osservare i muri. Un trattamento disgustoso, che ha prodotto numerosi suicidi tra le operaie e gli operai, e il licenziamento di cinque compagni che hanno caparbiamente e sistematicamente denunciato la situazione. Recentemente il giudice li ha reintegrati, ma la Fiat continua a tenerli fuori.

Ma è anche la storia del nuovo reparto che la Fiat si è inventata a Mirafiori,dove 240 dipendenti (parte di quei 1300 circa pensati da Fiat come naturali esuberi alla fine della solidarietà) sono stati convogliati per "riprendere il lavoro". Il sito è quello divia Biscaretti di Ruffia 90, dove entrano i lavoratori addetti alle Costruzioni Sperimentali (per vulgata "leEsperienze") e dove dalla fine dell'anno trascorso sono stati chiamati a lavorare complessivamente i 240 lavoratori, 120 per turno. A fare cosa: ausilio alla produzione, ovvero prendere i pezzi dagli scatoloni e/o rimuovere il cellophane apposto e sistemarli nelle cassette che saranno poi portate da  furgoni alle linee poste ad alcuni chilometri di distanza. Perché chi sta sulle linee non deve perdere tempo a smistare o a contare.

 

Se questa attività di preparazione è così fondamentale perché allora  non farla svolgere vicino alle linee al posto di consumare furgoni e benzina? La risposta sta all’interno del gruppo, nella tessera del sindacato che si ha in tasca, nella storia di persone non proprio accomodanti e supine, o anche per il fatto di essere stati abbondantemente usati e usurati dalla fabbrica, e ricevono oggi questo ringraziamento e attestato di stima.

 

A gravare su di loro anche il messaggio esplicito dei capi:“quel 30% di lavoro minimo ve lo faremo fare tutto, non un giorno di meno; ma neanche un giorno di più”.  Si, grazie, ma come? Perché c’è ancheil problema dei ratei. I ghettizzati, e tutti i destinatari del “lavoro minimo garantito” previsto dal contratto di solidarietà possono anche non maturare neanche un giorno di ferie e/o di permesso, basta venire chiamati a intervalli sufficientemente diluiti per non fare mai quel 50% +1 di giorni al mese necessari. E gli altri possono invece essere concentrati, e Fiat può risparmiare qualcosa anche su di loro.

Solo una parte del problema, che però non intendiamo passare sotto silenzio, né affidarci alla volontà dei capi:del lavoro che facciamo vogliamo sia riconosciuta la maturazione proporzionale degli istituti, delle ferie e dei permessi,senza lasciarli alla indeterminatezza o alla benevolenza di qualcuno.  Un inizio per cominciare a contrastare pratiche fatte per mortificarci e indurci ad accettare nuove regole e forme di sottomissione.

E' noto che nel resto del gruppo FCA i lavoratori non se la passano meglio, tra Cig, Cds e ritmi di lavoro massacranti senza nemmeno poter andare in bagno.  Fiat ci ha spremuto in passato e continua a farlo oggi continuando ad attingere a piene mani alle casse dell'Inps (soldi pubblici) per maggiorare i suoi profitti privati, senza garantire un bel niente per quel che riguarda il nostro futuro.

L'abbiamo detto e lo ribadiamo: nessuno in Fiat si può sentire più garantito di altri, la "solidarietà" gestita dall'azienda è solo una anticamera dei licenziamenti. Non lasciamo che lo faccia indisturbata, è tempo di ricostruire la nostra unità come lavoratori, di reagire insieme, di organizzarci per difendere dignità,  salario, il nostro posto di lavoro, il nostro domani. Lo possiamo e pertanto lo dobbiamo fare.

Cobas Mirafiori

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