Grande risposta di Palermo contro lo sgombero dello ZLab
Sabato 23 gennaio una grande manifestazione a sostegno dello Zlab e degli spazi liberati si è snodata per diverse ore per le vie della città. Più di cinquemila manifestanti sono partiti alle 17 da via Boito, sede storica dello Zlab, arrivando alla sede della Prefettura in via Cavour.
Un corteo compatto, combattivo e di lotta, aperto dalla comunità dei sudanesi e dal collettivo dello Zlab. La solidarietà della città si è vista sin dalla mattinata quando numerosi lenzuoli con disegnata la Z, simbolo del Laboratorio, sono stati esposti dai balconi in via Boito, dimostrazione palese del legame stretto fra il Laboratorio Zeta e il quartiere. Un corteo plurimo e variopinto, caratterizzato dalla presenza di tutte le realtà sociali della città (il Comitato di Lotta per la casa, i senzacasa occupanti di piazza Guzzetta, il collettivo 20 luglio, il collettivo sparo, il collettivo malefemmine, il circolo Malausséne, i precari della scuola in lotta, la Confederazione COBAS, le RdB) ma anche i Laici Comboniani, padre Notari del Centro Arrupe, Fulvio Vassallo Paleologo dell'ASGI, il Centro Impastato, i compagni di Radio Aut, la cooperativa Marinella, la delegazione ell'Experia di Catania, la Federazione della Sinistra, Sinistra Popolare, la federazione anarchica, i proletari comunisti, l'excarcere, e tanta gente che è scesa in piazza per sostenere lo Zlab e per l'indignazione contro la violenza gratuita operata da polizia e carabinieri martedì pomeriggi.
Un bella pagina per la città di Palermo, una Palermo che resiste, che lotta e si oppone al malgoverno, all'arroganza mafiosa di chi ha messo la città in ginocchio, di chi ha dilapidato le casse comunali, di chi fa finta di non accorgersi delle emergenze sociali che stanno lievitando in modo esponenziale in questa città. Un governo cittadino che non si accorge dell'emergenza abitativa e ordina sgomberi di case occupate in pieno inverno, un governo cittadino che non si accorge che la cintura industriale di Palermo viene smantellata ogni giorno (Keller, Fincantieri, Magneti Marelli, Fiat, Italtel, ecc) con la creazione di migliaia di nuovi disoccupati. Una classe dirigente che avalla lo sgombero del laboratorioZeta per far posto ad un asilo privato mettendo sul lastrico 32 sudanesi beneficiari di diritto d'asilo, chiudendo la scuola gratuita d'italiano per stranieri, chiudendo l'esperienza di nove anni di integrazione sociale, multietnica e culturale di via Boito 7.
Ma per fortuna c'è la gente reale, ci sono le cinquemila persone che sfidando il freddo hanno con rabbia e tanto orgoglio attraversato le strade di una città in abbandono al grido unanime:
il laboratorio Zeta non si tocca
per i Cobas Renato Franzitta