Siamo tutti "Mirafiori": nessuna resa
Grazie alla firma della sigle “sindacali” di comodo Fim, Uilm e Fismic,
Marchionne e la Fiat possono ora sostenere che c’è “un accordo”, ovvero nuove
regole per cui in fabbrica ci potranno stare solo operai che lavorano anche dieci
ore al giorno, sui diciotto turni con tutto il sabato, che non si ammalano, non
scioperano, non si lamentano e che vanno a mangiare, in ferie o in permesso solo
quando il padrone lo consente.
Nuove regole per cui varcati i cancelli la democrazia sparisce definitivamente,
spariscono i diritti collettivi e lo Statuto dei Lavoratori, si irride al diritto
costituzionale di sciopero, si annulla la rappresentanza elettiva della Rsu.
Ciò che resta è la solitudine del lavoratore, abbandonato e soccombente a fronte
dell’arbitrio della azienda. Una sottomissione senza condizioni e senza alcuna
contropartita; senza prospettiva nemmeno della continuità produttiva: per tanti e
tanti – quelli già usurati dal lavoro – nella nuova fabbrica non ci sarà posto e per
chi ci entra gli investimenti annunciati non prevedono altro che una prospettiva
produttiva fumosa e incerta.
Per Marchionne manca solo ancora che a chinare la testa e a deglutire la vergogna
siano uno per uno gli stessi lavoratori della fabbrica, che saranno chiamati a
gennaio a un referendum che lo stesso A.d. Fiat vuole sia fatto in fretta e da cui
risulti a maggioranza la sottomissione ai suoi voleri.
Per questo non c’è alternativa che dire NO
e votare NO al referendum.
Oggi a Mirafiori gli operai sono chiamati a dare una prova di resistenza e di
coraggio che travalica i confini della fabbrica, di Torino e della stessa produzione
dell’auto. Sono chiamati a dire NO a un progetto che vuole distruggere pezzo per
pezzo tutti i diritti del lavoro e della tutela della qualità della vita, dentro e fuori
dallo stabilimento. Non solo per loro: il futuro del lavoro e della vita umana che si
decide ora a Mirafiori è il modello padronale per il futuro di tutte le categorie.
Per questo gli operai e le operaie di Mirafiori non possono essere lasciati soli. A
tutti deve appartenere la coscienza che qui si sta tracciando il futuro di tutto il
mondo del lavoro, della solidarietà sociale, della difesa dei beni comuni, di cui il
lavoro è “valore” che appartiene al lavoratore e non al mercato.
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