L’intesa nel pubblico impiego del 4 febbraio
L’intesa del 4 febbraio tra il governo, Brunetta e i vassalli sindacali conniventi, Cisl, Uil, Ugl, Confsal ed altri autonomi non è altro che l’effetto “trascinamento” dell’accordo “innovativo” di Mirafiori e dei dettami di Marchionne nel pubblico impiego.
Viene sancito ancora una volta il blocco dei contratti e dei salari dei dipendenti pubblici sino alla fine del 2013 e suona come provocatoria la fandonia che le retribuzioni complessive rimarranno intatte sino a quella data, in quanto l’inflazione ha ripreso allegramente a galoppare e sono in vorticoso aumento tasse, balzelli, tributi locali, addizionali regionali e comunali (nel Lazio addirittura sono arrivate al 2,6%), che andranno a falcidiare giorno dopo giorno il potere d’acquisto dei salari, riducendoli sempre di più.
Senza considerare che con la devastante legge Brunetta il salario accessorio in media è stato tranciato e ridotto del 30% negli ultimi anni.
Rimangono le 3 fasce di merito previste dall'applicazione dell'art. 19 della legge stessa 150/09, con
le quali suddividere il personale (25% fascia alta, il 50% fascia media, il 25% della fascia bassa, senza corresponsione di alcun compenso accessorio) da utilizzare solo sulle risorse aggiuntive, che in realtà provengono da tagli e per la cui gestione saranno costituite commissioni paritetiche con i sindacati firmatari per monitorare i risultati prodotti, tutti insieme allineati in questi organismi “unitari”.
Non si parla di assumere i precari della pubblica amministrazione che verranno espulsi invece per il 50%, non verrà coperto il turn over con nuove assunzioni e si allontana sempre di più, alla faccia della democrazia nei posti di lavoro, la calendarizzazione delle elezioni RSU, che dovevano svolgersi a novembre 2010. E manco un accenno al passaggio dal TFS al TFR e al tentativo di introduzione nei comparti pubblici dei famigerati Fondi Pensione.
Questa intesa di fatto è l'avallo politico alla riforma Brunetta da parte dei sindacati firmatari e il definitivo “signorsì” al modello normativo e contrattuale esistente, che vuole un drastico ridimensionamento del contratto nazionale e della contrattazione decentrata, per la quale le materie ad
essa riservata saranno ridotte ai minimi termini e con funzione di informazione o mera consultazione, e con l’agguato di processi di privatizzazione dei servizi pubblici sempre più aggressivi… tutto in linea col modello Marchionne…
Non facciamoci travolgere dalla nuova schiavitù salariale e contrattuale!