Le valutazioni dell'esecutivo nazionale della Confederazione Cobas riunitosi il 10 e 11 settembre a Roma

...Nel quadro della mobilitazione contro la manovra e la crisi, l’EN ribadisce che tale protesta, oltre a dover essere sempre più incisiva e cercare di divenire davvero di massa, non ha, per così dire, date di scadenza e proseguirà in forme e modalità differenziate. L’attacco ai settori popolari e agli strati sociali più deboli ed indifesi si protrarrà nel tempo e a lungo. Dopo la fiducia parlamentare su questa manovra, già si annuncia una ulteriore macelleria sociale, incentrata sulle pensioni, con l’intenzione di abolire quelle di anzianità, innalzando ulteriormente l’età pensionabile fino a 70 anni. Dunque, “a manovra permanente lotta permanente” deve essere il nostro orientamento, al di là dei tempi di approvazione parlamentare di questa fase della manovra. In tal senso, oltre a vedere la giornata del 15 ottobre come un punto cruciale di potenziamento delle proteste in Italia in Europa e non come un punto di arrivo, invitiamo tutta l’organizzazione a lavorare nelle varie sedi per costruire luoghi unitari di discussione e di lavoro per il 15 che puntino a durare e a divenire stabili, un po’ sul modello di Roma Bene Comune e analoghe aggregazioni che si vanno determinando in questi giorni in numerose città. E nel contempo, l’EN ricorda che un importantissimo appuntamento a livello europeo, la protesta contro il G20 che verrà effettuata tra il 1 e il 4 novembre a Nizza-Cannes, coinvolgerà la nuova struttura unitaria costituita a partire da Genova 2011 – le cui giornate di lotta e di discussione abbiamo valutato estremamente positive per il rilancio dell’altermondialismo italiano, così come il contributo Cobas ad esse -, la Rete Italiana del FSM che cercherà di organizzare al meglio la partecipazione unitaria italiana all’anti-G20 in Francia...

L’Esecutivo nazionale della Confederazione COBAS, riunitosi a Roma il 10-11 settembre, è giunto, dopo approfondita discussione, alle seguenti valutazioni e decisioni.

1) Lo sviluppo degli eventi nell’ultima settimana ha dimostrato la giustezza della posizione assunta dai COBAS a proposito dello sciopero generale convocato dalla Cgil per il 6 settembre. Malgrado le intenzioni di una parte dei lavoratori/trici che hanno scioperato di usare quella giornata per far partire una lotta decisa e dirompente contro la criminale gestione della crisi in Italia e in Europa dei poteri economici e politici, la giornata del 6 non ha affatto raggiunto tale obiettivo. La scelta della data, ad arte affrettatissima e improvvisata da parte dei promotori, con scuole e Università di fatto chiuse, uffici pubblici ancora non in piena operatività, fabbriche appena riaperte, e l’assenza di ogni preparazione minimamente adeguata, non potevano non partorire una partecipazione modesta allo sciopero e ancora più evidente alle manifestazioni, con poche eccezioni in alcune città dove la presenza della Cgil è ancora significativa. Ma soprattutto la piattaforma - tutta centrata sulla applicazione di quell’ignobile accordo del 28 giugno tra Cgil, Confindustria, Cisl e Uil, che ha spianato la strada alla manovra e all’art.8 della manovra che assegna a Cgil, Cisl, Uil il diritto di decidere unilateralmente persino sul licenziamento dei lavoratori/trici - non poteva che deprimere la mobilitazione e la protesta. E a riprova delle vere intenzioni della Cgil, è giunta a caldo la dichiarazione della segretaria generale Camusso, che ha giudicato “raggiunto l’obiettivo dello sciopero”, perché la Cisl avrebbe accettato di “sterilizzare” l’art.8 della manovra, e cioè di riconfermare il potere sovrano della Triplice persino sul licenziamento dei lavoratori/trici. Non è un caso dunque che anche l’effetto mediatico dello sciopero, per quanto ben si conoscano gli orientamenti generali dei massmedia, sia stato pressoché irrilevante persino su quella stampa e TV che da sempre spalleggiano e coprono l’attività concertativa della Cgil. Anche i mezzi di informazione più vicini a Cgil e PD non hanno potuto nascondere la strumentalità e inconsistenza della protesta, da cui non è scaturito alcun percorso di reale conflitto, ma anzi la smobilitazione teorizzata dalla Cgil nel suo susseguente Direttivo, che non ha previsto, alcuna azione di lotta incisiva contro la manovra fino a dicembre: nonché il clima dimesso, e per nulla davvero indignato e combattivo, dei comizi e delle gestioni dei cortei Cgil. E nulla ha cambiato, né poteva, la partecipazione allo sciopero di alcune organizzazioni del sindacalismo conflittuali, risultate ininfluenti dal punto di vista quantitativa e qualitativo nel tentativo di cambiare i temi, gli obiettivi e la rilevanza della giornata.

2) Particolarmente significativo il fatto che ben altro risalto anche su tutti i mass-media abbia avuto la forte, decisa e intransigente azione di protesta effettuata al Senato, alla Camera, a Palazzo Grazioli e per le vie di Roma il 7 settembre, al momento della approvazione della manovra al Senato, da parte di quella importante alleanza sociale, sindacale e politica che è Roma Bene Comune. Non aver accettato i soliti rituali di protesta fittizia e simbolica, aver manifestato apertamente tutta la rabbia, l’indignazione e la vera conflittualità che tanti lavoratori/trici, studenti, pensionati, giovani senza lavoro e cittadini disgustati provano (anche se per il momento delegando i momenti alti della protesta ad una minoranza), ha avuto una importanza, una visibilità e un risalto ben maggiore di uno sciopero che pure aveva coinvolto ben più gente di quella scesa in piazza a protestare a Roma contro la manovra: ed ha inviato un segnale forte ed esemplificativo a decine di milioni di italiani/e tramite le primissime notizie dei telegiornali e della carta stampata.

E’ evidente che non si può convenire sulla estrema gravità di quello che sta succedendo in Italia e in Europa e poi rispondere con stanchi, esangui e strumentali rituali che servono più ad addormentare che a risvegliare una vera protesta e una vera conflittualità. Di questo dovremo tenere conto nei prossimi giorni, a partire dalle proteste di piazza a Roma contro l’approvazione della manovra alla Camera, passando per l’estensione in tutta Italia delle “piazze indignate” (e incazzate, sul serio) possibilmente in vicinanza delle prefetture o di altri luoghi rappresentativi del potere politico ed economico, per arrivare il 15 ottobre a portare in piazza a Roma, nel quadro della giornata contro la crisi e l’austerità promossa in tutta Europa da chi è convinto che “la crisi va pagata da chi l’ha provocata”, una marea di protesta, di rabbia e di indignazione popolare. Per questo scopo, dobbiamo costruire in itinere una vasta alleanza che metta insieme in Italia la vera opposizione sociale già manifestatasi e quella possibile, dai salariati ai pensionati, dagli studenti ai giovani senza lavoro, dai difensori dei beni comuni (acqua, energia, scuola, salute, casa, trasporti in primis) a chi lotta contro le distruttive Grandi Opere.

3) Nel quadro della mobilitazione contro la manovra e la crisi, l’EN ribadisce che tale protesta, oltre a dover essere sempre più incisiva e cercare di divenire davvero di massa, non ha, per così dire, date di scadenza e proseguirà in forme e modalità differenziate. L’attacco ai settori popolari e agli strati sociali più deboli ed indifesi si protrarrà nel tempo e a lungo. Dopo la fiducia parlamentare su questa manovra, già si annuncia una ulteriore macelleria sociale, incentrata sulle pensioni, con l’intenzione di abolire quelle di anzianità, innalzando ulteriormente l’età pensionabile fino a 70 anni. Dunque, “a manovra permanente lotta permanente” deve essere il nostro orientamento, al di là dei tempi di approvazione parlamentare di questa fase della manovra. In tal senso, oltre a vedere la giornata del 15 ottobre come un punto cruciale di potenziamento delle proteste in Italia in Europa e non come un punto di arrivo, invitiamo tutta l’organizzazione a lavorare nelle varie sedi per costruire luoghi unitari di discussione e di lavoro per il 15 che puntino a durare e a divenire stabili, un po’ sul modello di Roma Bene Comune e analoghe aggregazioni che si vanno determinando in questi giorni in numerose città. E nel contempo, l’EN ricorda che un importantissimo appuntamento a livello europeo, la protesta contro il G20 che verrà effettuata tra il 1 e il 4 novembre a Nizza-Cannes, coinvolgerà la nuova struttura unitaria costituita a partire da Genova 2011 – le cui giornate di lotta e di discussione abbiamo valutato estremamente positive per il rilancio dell’altermondialismo italiano, così come il contributo Cobas ad esse -, la Rete Italiana del FSM che cercherà di organizzare al meglio la partecipazione unitaria italiana all’anti-G20 in Francia.

4) L’EN ribadisce il sostegno incondizionato alla lotta no-TAV e, di fronte ai recenti arresti di militanti e alle pesanti minacce che vengono dal Ministero Interni alle popolazioni della Val di Susa, anche l’impegno dei Cobas a dare non solo sostegno quotidiano locale alle iniziative, come da sempre fanno le nostre strutture piemontesi, ma anche a mobilitare l’organizzazione a livello nazionale in ogni circostanza in cui dalla Val di Susa ci giungeranno allarmi e richieste in tal senso.

5) Analogo sostegno l’EN riconferma al Movimento in difesa dei beni comuni, alle strutture che hanno vittoriosamente fatto trionfare il referendum per l’acqua pubblica e per l’energia pulita che il governo sta cercando di annullare riproponendo pari pari la privatizzazione dei servizi pubblici e dei beni comuni locali, infischiandosene del voto della maggioranza degli italiani. I Cobas parteciperanno a tutte le iniziative di protesta stabilite in merito, tra le quali l’annunciata manifestazione nazionale a Porto Tolle (Rovigo) in ottobre, contro la decisione Enel di procedere contro la volontà popolare alla realizzazione di una mega-centrale a carbone.

6) L’EN invita tutte le sedi ad inviare una delegazione in occasione del processo a Nicola Giua che si svolgerà a Roma (P.le Clodio ore 10) il 30 settembre. Nicola, allora in sciopero della fame per conto di tutta la Confederazione per i diritti sindacali, incatenatosi a Palazzo Chigi, venne picchiato, con pesanti conseguenze fisiche, da alcuni poliziotti che cercavano di tagliare le catene. Incredibilmente proprio il poliziotto che più si accanì contro Nicola è oggi il suo accusatore di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale (lui stesso).

L’Esecutivo Nazionale della Confederazione COBAS

Roma, 11 settembre 2011

PER UNA SOCIETA' DEI BENI COMUNI

Una giornata di dibattito sul libro di Piero Bernocchi
OLTRE IL CAPITALISMO
Discutendo di benicomunismo, per un’altra società.

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