APPELLO AL POPOLO DELLA SCUOLA PUBBLICA, A DOCENTI ED ATA, PRECARI E STABILI, STUDENTI, GENITORI E CITTADINI/E, ALLE STRUTTURE ORGANIZZATE

PER UNA LOTTA COMUNE E UNO SCIOPERO GENERALE CONTRO LA SCUOLA-MISERIA

COLLEGHIAMO LE LOTTE DELLA SCUOLA E DEI METALMECCANICI

Anno dopo anno avanzano il degrado e l’immiserimento della scuola pubblica. Pochi giorni fa l’OCSE (l’organizzazione economica dei paesi più “sviluppati” e “ricchi”) ha confermato che l’Italia è il fanalino di coda, tra tali paesi, per l’investimento nell’istruzione: mentre nella media di quelli europei, ad esempio, si spende 13.3 euro su 100 di spesa pubblica globale, in Italia non si arriva neanche a 9.

Ma non è stato sempre così: alla fine degli anni’70 (gli anni tanto demonizzati) la spesa italiana era nella media (13.4 su 100); poi, a partire dalla metà degli anni ’80, la scuola ha visto continuamente ridursi gli investimenti, venendo considerata dalla politica istituzionale di destra o di “sinistra” una spesa improduttiva, da tagliare in continuazione.

Ora, la riduzione di 140 mila posti di lavoro in tre anni con l’espulsione massiccia dei precari, operata da Tremonti-Gelmini, intende imporre definitivamente l’avvento di una scuola-miseria che non riesce a garantire più neanche l’ordinario funzionamento degli istituti e che riduce drasticamente anche gli stipendi già miseri (l’OCSE conferma che i docenti italiani sono di gran lunga i peggio pagati tra quelli dei paesi “sviluppati”) dei docenti ed ATA, a causa del blocco degli scatti di anzianità, in vista della loro cancellazione, e dei contratti, che deruba ad esempio, in media, un docente di 40 mila euro per l’intera carriera. E nel dramma di decine di migliaia di precari, spremuti fino a ieri come limoni ed oggi spietatamente gettati via, suona ancora più insultante la favola raccontata da Gelmini che, mentre attua il piano Tremonti di licenziamento di massa, promette mitiche assunzioni, anche esse di massa, per il futuro, replicando grottescamente il cartello che negli anni scorsi veniva esibito in tanti negozi: “Oggi non si fa credito, domani, si”.

Ma quest’anno le lezioni sono iniziate anche nel segno di lotta tracciato dai precari negli ultimi giorni e da decine di migliaia di docenti ed ATA “stabili” che hanno scioperato in massa a giugno sugli scrutini e che si apprestano a mettere nuovamente in campo la loro opposizione ai tagli, all’espulsione dei precari, al blocco di scatti di anzianità e contratti. Dopo le tante iniziative di blocchi, occupazioni, manifestazioni di piazza e scioperi della fame dei precari nelle ultime settimane, soprattutto in tante città del Sud (con la mobilitazione di massa che ha bloccato i traghetti a Messina in particolare evidenza) che sono quelle più duramente colpite dai licenziamenti di massa, fin dal primo giorno di lezione si stanno svolgendo in tante città iniziative di protesta che coinvolgono anche docenti ed ATA “stabili”, studenti, genitori e cittadini intenzionati a difendere la scuola pubblica dalla devastazione: la quale non opera solo con la drastica riduzione di posti di lavoro, classi, materie, orari ma anche con lo stravolgimento di ogni criterio didattico negli istituti, con migliaia di classi che ogni giorno restano senza docenti perché non vengono chiamati i supplenti, con aule sovraffollate oltre ogni limite di sicurezza, con gruppi di studenti che vengono “accorpati” ad altre classi in mancanza del docente impedendo qualsiasi serio lavoro didattico, con insegnanti che prendono cattedre “extralarge” ben oltre l’orario contrattuale”, derubando il lavoro ai precari, con tanti alunni/e diversamente abili ai quali vengono drasticamente ridotte le ore di sostegno, con la tassazione sempre crescente delle famiglie per garantire agli istituti il minimo indispensabile per il funzionamento quotidiano. Su questo cumulo di barbarie didattica, che fa precipitare spesso la scuola in abissi di cialtroneria, irresponsabilità e illegalità, purtroppo a stendere un velo pietoso (e dannosissimo), oltre ovviamente alle autorità scolastiche di ogni livello, sono anche quei lavoratori/trici della scuola, che per un malinteso senso di “collaborazione” (spesso sfociante in collaborazionismo e complicità) si prestano a coprire o a mettere in opera gli sconvolgimenti didattici e le illegalità, contribuendo di fatto non solo al peggioramento dell’istruzione ma anche alla drastica riduzione di posti di lavoro. E’ dunque innanzitutto cruciale, nella nostra comune battaglia in difesa della scuola pubblica e per il suo risanamento e miglioramento, imporre il ripristino di un corretto funzionamento didattico e la fine dell’illegalità diffusa nella gestione scolastica. Perciò facciamo appello affinchè, nel quadro della lotta partita con lo sciopero degli scrutini di giugno che ha coinvolto decine di migliaia di docenti, si conduca tutti insieme la campagna contro il collaborazionismo e le illegalità nelle scuole, invitando tutti i docenti ed ATA ad organizzare il blocco dei progetti e delle attività aggiuntive, delle cattedre oltre l’orario contrattuale, dell’accettazione in aula di alunni di altre classi, delle attività di coordinamento, dei viaggi di istruzione e delle visite guidate.

Ma, essendo parere comune che questo - pur nel quadro di una ventennale politica di immiserimento della scuola pubblica, la cui responsabilità grava su tutto il quadro istituzionale politico e governativo di centrodestra e centrosinistra - sia, per quantità e qualità, l’attacco più intenso e micidiale all’istruzione pubblica, apparirebbe del tutto incomprensibile che la nostra protesta non sfociasse, in tempi ragionevolmente rapidi, in UN GRANDE E COMUNE SCIOPERO GENERALE DELLA SCUOLA – con manifestazioni territoriali: uno sciopero contro i tagli di posti di lavoro, di classi, materie, orario, contro l’espulsione in massa dei precari e per la loro assunzione stabile, contro la scuola-miseria e per un massiccio investimento nell’istruzione, almeno ai livelli medi europei citati dall’OCSE, per il recupero degli scatti di anzianità e dei contratti, contro la “riforma” delle superiori, contro le cattedre extra-large oltre le ore di lezione frontale contrattuali e l’aumento del numero di alunni per classe, che peggiorano vistosamente la didattica e rubano il lavoro ai precari.

Tenendo conto del contesto delle mobilitazioni in corso ma anche dei tempi fisiologici di preparazione di uno sciopero che voglia davvero essere di massa, proponiamo a tutto il popolo della scuola pubblica e alle strutture organizzate di esso che tale sciopero si svolga VENERDI 15 OTTOBRE. Il giorno seguente a Roma ci sarà la manifestazione nazionale dei metalmeccanici, cioè una importante iniziativa di lotta della categoria di lavoratori/trici che, insieme alla scuola, più sta subendo e più sta resistendo al feroce attacco del padronato privato e pubblico italiano, ad un’aggressione a tutti i restanti diritti del lavoro condotta proprio da quel capitalismo privato e pubblico che ha provocato la più grande crisi del dopoguerra e che, dopo non aver pagato nulla per essa, sta incredibilmente riuscendo a farla pagare, e con gli interessi, ai salariati e ai settori più deboli della società. Sarebbe, crediamo, di grande vantaggio per tutti/e se nella settimana che si conclude con il 16, tutti i settori salariati, pubblici e privati, in grado di mobilitarsi affinchè la crisi venga pagata da chi l’ha provocata, entrassero in campo, pur con iniziative specifiche e autonome, ma con una forma di potenziamento reciproco che non può che far bene al fronte del lavoro salariato e dipendente, magari anche con scambio di delegazioni tra le varie iniziative. Su questa proposta c’è già accordo con la CUB scuola. Aggiungiamo anche che, se dalle varie strutture organizzate del popolo della scuola pubblica, ci venissero proposte di date che comunemente dovessimo ritenere più efficaci (ma comunque non allontanandoci significativamente da questa periodizzazione), saremmo disponibili a discutere e eventualmente a spostare la convocazione dello sciopero stesso.

Piero Bernocchi portavoce nazionale dei COBAS

PER UNA SOCIETA' DEI BENI COMUNI

Una giornata di dibattito sul libro di Piero Bernocchi
OLTRE IL CAPITALISMO
Discutendo di benicomunismo, per un’altra società.

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