TREMONTI FA IL GERARCA IL SUO MINISTERO TABU’ IL 5 GIUGNO?

A 48 ore dalla manifestazione nazionale del 5 giugno contro la Finanziaria-massacro convocata dai COBAS e dalla USB, la questura di Roma non ha ancora autorizzato il corteo che partirà alle 15 da P. della Repubblica e, passando per V.XX Settembre davanti al Ministero del Tesoro, si dirigerà poi a P.Barberini, concludendosi a P.del Popolo. Il motivo surreale è che il governo (e Tremonti in primo luogo) vorrebbe garantirsi durante la crisi la “sacralità” dei ministeri-chiave, e che, d’ora in poi, non si manifesti più davanti al Ministero di Tremonti, epicentro del tentativo di far pagare la crisi ai settori sociali più disagiati, ove negli ultimi anni sono transitati decine di cortei senza problemi.

Dopo il demenziale ottimismo del governo Berlusconi sul superamento della crisi, dopo che, con un grottesco voltafaccia, esso ha varato la Finanziaria-massacro, dopo che i governi europei hanno dilapidato centinaia di miliardi per soccorrere banche e imperi finanziari, ora non solo vorrebbero imporci che a pagare non sia chi la crisi l’ha provocata ma chi ne è finora stato la vittima, ma pretenderebbero pure che non manifestassimo davanti ai luoghi-simbolo del disastro economico e sociale. Peraltro, la Finanziaria peggiora ogni giorno. I proclami demagogici sui contributi al pagamento della crisi da parte della casta politica e di qualche frazione di ricchi (magistrati, dirigenti di aziende, grand commis della finanza) sono svaniti: resta invece in tutto il P.I. il blocco dei contratti per tre anni, con un taglio salariale medio di 1500 euro; resta nella scuola il blocco per tre anni degli “scatti di anzianità”, che, sommato al precedente, provoca un furto salariale medio di 6000 euro; lo spostamento di un anno della pensione di anzianità e il pensionamento a 65 anni per le donne anticipato al 2016; il dimezzamento delle spese per i precari del P.I. e l’enorme taglio di finanziamenti agli Enti locali che significherà ulteriori tasse e drastica riduzione dei servizi sociali.

E PRETENDEREBBERO ANCHE CHE NON MANIFESTASSIMO DAVANTI AL LUOGO-SIMBOLO DI QUESTO SCEMPIO?

Respingiamo il blocco dei contratti nel PI e degli scatti stipendiali nella scuola, l’aggressione alla spesa sociale, ai lavoratori pubblici e ai precari, il taglio di 41 mila posti di lavoro nella scuola; vogliamo l’assunzione dei precari, la tutela di pensionati e disoccupati, una vera tassazione di rendite, operazioni finanziarie, grandi patrimoni, alti redditi e stipendi, la cancellazione del Collegato Lavoro, la restituzione dei diritti sindacali al sindacalismo alternativo.

LA CRISI VA PAGATA DA CHI L’HA PROVOCATA. Con questo striscione in testa, partirà alle 15 il corteo indetto dai COBAS e dalla USB che, lo ribadiamo per la questura di Roma e per Tremonti-gerarca (definizione berlusconiana: et ipse dixit!), non accetterà divieti a manifestare sotto il Ministero simbolo del massacro sociale dei salariati e dei settori popolari.

Piero Bernocchi Portavoce nazionale COBAS

PER UNA SOCIETA' DEI BENI COMUNI

Una giornata di dibattito sul libro di Piero Bernocchi
OLTRE IL CAPITALISMO
Discutendo di benicomunismo, per un’altra società.

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