Il valore aggiunto dal sindacalismo conflittuale e dai movimenti sociali allo sciopero del 29 novembre

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Non abbiamo ancora il quadro generale dei dati sullo sciopero generale di oggi, convocato da Cgil e Uil, da una parte, e dall’altra dal sindacalismo conflittuale, cioè dalla Confederazione COBAS, della CUB, CLAP, AdL Cobas, Sgb, Sial Cobas. Ma un raffronto, seppur sintetico e veloce, nei principali settori con i dati dello sciopero generale che lo scorso anno Cgil e Uil convocarono a novembre 2023, da soli e senza la partecipazione dei sindacati conflittuali, mette in significativa evidenza il valore aggiunto che la nostra partecipazione globale, come strutture antagoniste sindacali e sociali, ha comportato sul piano dei numeri degli scioperanti, oltre che dal punto di vista della qualità e varietà della protesta portata nelle piazza italiane. 

Oltre a questo notevole contributo in termini di scioperanti, come COBAS, sindacati di base e movimenti sociali antagonisti, abbiamo manifestato a Roma, Trieste, Padova, Torino, Savona, Genova, Milano, Bologna, Pisa, Firenze, Roma, Pescara, Napoli, Cosenza, Brindisi, Palermo, con iniziative provinciali o regionali che hanno portato in piazza complessivamente decine di migliaia di lavoratori/trici, studenti, strutture dei movimenti sociali ambientalisti, climatisti, femministi/transfemministi, pacifisti e no-war. In tutte queste piazze le nostre richieste principali, in particolare come Confederazione COBAS, hanno riguardato l’obiettivo di massicci investimenti nella Scuola/Università, Sanità, Trasporti, Servizi di assistenza e di tagli drastici delle spese militari; la stabilizzazione di tutti i precari/e e dei lavoratori/trici in appalto della P.A; il rinnovo dei contratti pubblici e privati con aumenti salariali che recuperino totalmente l’inflazione reale; l’adeguamento delle pensioni all’inflazione, l’introduzione per legge del salario minimo; la tutela reale della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro;  la libertà di movimento, i diritti di cittadinanza. Nello sciopero e nelle piazze si è espressa l’opposizione contro le politiche sociali ed economiche del governo Meloni e in particolare contro la legge di bilancio per il 2025; il D.d.l. (Sicurezza) n. 1660 che criminalizza il conflitto sociale; l’Autonomia differenziata che acuisce le differenze sociali tra i territori e tra i cittadini/e; la guerra e l’economia di guerra; la privatizzazione delle aziende energetiche, delle Poste, delle Telecomunicazioni, del trasporto pubblico, dei servizi di igiene ambientale, della Sanità, dell’istruzione, per la ripubblicizzazione di quelle già privatizzate; gli appalti e subappalti che precarizzano il lavoro e regalano profitti alle imprese private. In particolare poi i lavoratori/trici della scuola presenti in piazza hanno protestato anche contro il taglio di 8000 posti di docenti e ATA, per la revisione delle forme di reclutamento dei docenti e l’immissione in ruolo dei precari/e su tutti i posti vacanti e disponibili; contro la riforma quadriennale degli istituti tecnici e professionali; per il ruolo unico che equipari i/le docenti, dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di secondo grado; contro il Liceo Made in Italy; per un’ Educazione Civica che contribuisca a formare una cittadinanza responsabile, attiva e inclusiva.

Di particolare rilievo la riuscita della manifestazione a Roma, promossa congiuntamente dai COBAS, CLAP e CUB, che ha raggiunto tutti gli obiettivi auspicati. In primo luogo, assai positivi i numeri dei manifestanti che , malgrado la cancellazione totale del nostro sciopero e delle nostre manifestazioni operata da tutte le TV e dai “giornaloni”, hanno visto in piazza 5 mila partecipanti (il contemporaneo corteo di Cgil e Uil ha registrato 3-4 mila presenze, malgrado l’incessante battage pubblicitario dei media). Ma poi e soprattutto, siamo orgogliosi di due rilevanti novità, la prima delle quali costituita dall’accantonamento degli “orgogli” di organizzazione, con le strutture sindacali (COBAS, CLAP e CUB) che hanno rinunciato agli striscioni di organizzazione ed hanno sfilato mescolandosi con le rispettive bandiere senza “paratie” divisorie. E il secondo motivo di orgoglio è aver ottenuto la partecipazione delle principali strutture di movimento ambientaliste, femministe/transfemministe e nowar che si sono succedute nei comizi finali (una ventina di discorsi, senza distinzione di “specializzazioni” sindacali o sociali), alternando spontaneamente e al 50% interventi maschili e femminili. Infine, da non trascurare che il corteo romano ha recuperato obiettivi e riferimenti simbolici che erano divenuti off limits nell’ultimo decennio, dal Ministero Economia e Finanza, sotto il quale abbiamo sostato e protestato per una buona mezzora, fino alla piazza massimamente centrale di P. Barberini, ove si è conclusa la manifestazione, con l’impegno a cercare di estendere questa modalità di mobilitazione e convergenza unitaria su tutto il territorio nazionale nei prossimi appuntamenti ravvicinati che ci attendono.

Piero Bernocchi   portavoce confederazione COBAS

PER UNA SOCIETA' DEI BENI COMUNI

Una giornata di dibattito sul libro di Piero Bernocchi
OLTRE IL CAPITALISMO
Discutendo di benicomunismo, per un’altra società.

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