L’ultimo accordo sui comparti pubblici
Il 5 aprile è stato siglato il nuovo accordo tra Aran e sindacati che riduce i comparti delle pubbliche amministrazioni da 11 a 4, accorpandoli in Funzioni centrali (Ministeri, Agenzie Fiscali, Enti Previdenziali, Enti pubblici non economici), Funzioni locali (Regioni ed Enti Locali), Sanità (Aziende sanitarie ed ospedali), Istruzione e Ricerca (Scuola, Università e Ricerca).
Dietro il paravento di risparmi illusori e con l’alibi della spending review di fatto si apre un processo di depauperizzazione dei lavoratori pubblici che si troveranno accorpati in questi mega comparti ove il salario accessorio sarà appiattito verso il basso, con una perdita economica netta per la maggioranza del personale.
Da oggi sarà più facile continuare i processi di privatizzazione e di esternalizzazioni dei servizi che ormai da anni si praticano e sarà ancora più semplice mettere in moto, senza colpo ferire, la mobilità tra diversi settori nello stesso comparto.
Ci si avvia inesorabilmente verso l’applicazione in toto della Legge Brunetta, con gli istituti della performance e della suddivisione del salario di produttività in fasce di merito, con l’esclusione sic et simpliciter di ¼ dei lavoratori dalla sua erogazione e con una sempre più stringente “valutazione meritocratica” del personale.
Ci si avvia verso una stagione di rinnovi contrattuali al minimo con stanziamenti ridicoli che la Legge di Stabilità ha fissato in 8 euro medi lordi, con una cornice contrattuale simile e comune a tutti e con specificità, per il salario di secondo livello, per i vari comparti sicuramente al ribasso, col pericolo incombente, in piena onda mediatica contro lo statale fannullone, di un peggioramento degli istituti giuridici e di un inasprimento, come declama Renzi, delle sanzioni disciplinari.
Ci si avvia infine ad un peggioramento esplicito delle agibilità sindacali, sempre più appannaggio dei sindacati confederali e dove sarà sempre più difficile, per i sindacati di base e conflittuali, con questi mega comparti, raggiungere e superare la soglia di rappresentatività del 5% tra iscritti e voti Rsu.
A breve si aprirà la partita dei rinnovi contrattuali e solo una grande mobilitazione unitaria dei lavoratori pubblici potrà rimettere in moto le reali esigenze di recupero stipendiale dopo anni di fermo dei salari, di diritti negati, di mobilità a pioggia, di mancata stabilizzazione dei precari, di aumento dei carichi di lavoro e di spazio di vita sul lavoro ormai cancellato.