I premi dei banchieri

I NUOVI PADRONI…I PADRONI DI SEMPRE

Oltre gli stipendi faraonici… i premi

In Italia, In Europa e nel Mondo i governi stanno discutendo, sembra seriamente, come limitare i bonus, ossia i premi, che meneger di tutte le risme si attribuiscono a fine d’anno, a inizio dell’anno nuovo, nel corso dell’anno…ogni occasione è buona! Intanto non c’è bisogno nemmeno di uno straccio di motivazione iscritta a bilancio.

Per chi pensa che la lotta di classe sia una cosa ormai vecchia e stantia e la parola Padroni obsoleta ,retrò e vetero comunista proviamo a utilizzare l’esempio dei Bonus che alcuni Banchieri italiani si sono distribuiti nel corso dell’anno 2008. Va ricordato che i Bonus sono “premi” che questi validi manager e amministratori si aggiungono al loro stipendio di cui non conosciamo l’importo ma che presumiamo sia faraonico visto l’importo dei Bonus, e che molto spesso non sono che uno dei “premi” che accompagnano la retribuzione concordata.

La nostra fonte è Il Sole 24 Ore del 5 settembre 2009, un articolo di Nicola Borsi, ma i dati sono quelli dei bilanci annuali delle banche il che non esclude né che negli stessi bilanci vi siano altre prebende destinate a Lorsignori, né che Lorsigori non siano iscritti a libro paga di altre aziende, banche, finanziarie… diciamo anzi, che ciò è molto probabile.

L’articolo di Borzi ci informa nel sottotitolo che “A 30 manager (sono stati versati) versati 7,41 milioni spesso senza alcuna motivazione”.

Vale la pena fare alcune considerazioni immediate partendo dal ripetere che questi sono danari che si aggiungono, “premi”, ai trattamenti economici concordati.

7.410.000 di Euro costituirebbero il salario lordo annuo di almeno 300 lavoratori dipendenti, oppure il salario netto annuo di 400 lavoratori dipendenti che guadagnino 1.500 Euro netti al mese 13° mensilità inclusa. O anche che il sig. Nereo Dacci, Amministratore delegato del banco Desio, ha avuto nel 2008 un bonus equivalente a 48 anni di lavoro di Luisa Rossi maestra elementare con 30 anni di sevizio, o anche che quel “poveretto” del sig.Elio Taralli presidente della Banca Popolare Etruria ha percepito come Bonus per il 2008 l’equivalente di 6 anni di stipendio (1.200 Euro al mese) di uno spazzino, pardon, operatore ecologico.

Una riflessione a parte merita la considerazione che la tabella pubblicata da Il Sole 24 Ore, prende in considerazione 30 manger di 14 banche mentre il sistema bancario italiano comprende almeno 300 banche, se poi ci aggiungiamo le finanziare, le società di Gestione dei Risparmi, le società di Rating, i fondi pensione aperti e chiusi, le assicurazioni insomma l’intero mondo della finanza la quantità di miliardi fagocitati da Lorsignori raggiungerebbe cifre da capogiro.

Non va meglio negli altri Paesi

Il contesto internazionale in cui ciò avviene è tutt’altro che rassicurante, tutti i governi si sono precipitati a finanziare le banche senza riuscire a mettere nemmeno le condizioni minime per garantire un po’ di moderazione dai manager assatanati. “Non potete farlo così velocemente, avidi bastardi!”, così titolava in prima pagina il New York Post dello scorso 18 marzo. Si riferiva al fatto che in quei giorni i manager della AIG, la più grande compagnia assicuratrice USA, salvata dal fallimento da un imponente intervento pubblico (180 miliardi di dollari) non avevano esitato a concedersi bonus complessivi per 165 milioni di dollari.

C’è da restare sconvolti dall’importo degli aiuti governativi ad alcune banche. Sono aiuti che aumenteranno il debito pubblico che, nel giro di qualche anno dovrà essere ripianato, e quindi i cittadini verranno chiamati a pagare con le tasse o a rinunciare a qualche servizio pubblico, scuola, pensioni, sanità od altro. Ma non conoscono proprio la vergogna ci sono banche che riescono a distribuire ai manager importi superiori all’importo dei fondi pubblici ottenuti per sventare il fallimento. Anche chi ha bilanci negativi per centinaia di milioni , riesce , anziché tagliare gli emolumenti, ad distribuire bonus nell’ordine di grandezza dei milioni.

Una meritocrazia a misura di banchieri

Un altro genere di considerazioni attiene al concetto di “MERITOCRAZIA”(1) così ampiamente usato dai cultori del Mercato e difensori estremi del capitalismo.

Come annunciato dal sottotitolo dell’articolo il testo denuncia che “in un terzo dei casi il bonus è stato versato senza indicare motivazioni e a fronte di risultati deludenti”. “ Dai rendiconti non emergono indicazioni per le erogazioni attribuite a Corrado Passera e Francesco Micheli di Intesa Sanpaolo, Alfredo Bizzochi di Credem, Giovanni Bossi, Alberto Staccione e Alessandro Csillaghy di Banca Ifis, Giorgio Girelli e Pier Mario Motta di Banca Generali, Alfredo pallini di Popolare di Spoleto, Victor Massiah e Riccardo Sora di Ubi Banca.”

Ma ancora più risibili sono alcune delle ragioni addotte per erogare i Bonus da altre banche: “I 604 mila Euro ricevuti da Massimo Mazzera di Italease sono indicati quale quota di retribuzione una tantum, I 454 mila Euro di Antonio Vigni, direttore generale del Monte dei Paschi di Siena, sono a titolo di premio di rendimento.”

Certo negli USA i banchieri sono più favoriti ma anche in Europa stiamo imparando. La Royal Bank of Scotland nel 2008 ha perso 1.170 miliardi, il Governo l’ha sostenuta con 25.000 milioni di Euro, l’Amministratore Delegato, depresso e forse disperato, ha pensato bene di farsi attribuire un bonus di 11 milioni di Euro, esattamente quanto la citata maestra Luisa avrebbe guadagnato in 366 (leggi trecentosessantasei) anni di lavoro.

Davvero non si capisce chi disinformi meglio: i bilanci che non motivano affatto o quelli che motivano con siffatte banalità. Questa è la meritocrazia che vorrebbero imporre ai lavoratori pubblici e privati che ha avvelenato il Pianeta e causato al crisi odierna.

Al prossimo G20 di Pittsburg si discuterà di come mettere un freno, un tetto, decretare una moratoria ai bonus dei Manager delle aziende di credito. Sarcozy, i presidente Francese ha detto:” Nessun Bonus ai banchieri se non ci sono anche i malus”. A nostro parere non è una grande idea come si vede in Italia e altrove non è difficile nascondere i malus e millantare i bonus, ma l’attuale potere dei banchieri ci fa prevedere che manco quello che chiede Sarkozy passerà. Negli Usa Obama non riesce a far passare nemmeno una blanda regolamentazione.

Il parere dei “riformisti”

Vorremmo tanto che su tutto questo si esprimesse il professor, Onorevole Pietro Ichino, ex CGIL attuale deputato del PD, il quale pensa, insieme a molti seguaci, che al conflitto e alla lotta di classe si possa sostituire la collaborazione e una sorta minuetto tra i lavoratori e le loro rappresentanze. Alla fine del ballo cesserebbero i bassi salari, i latrocini, le morti e gli incidenti sul lavoro, i buoni padroni, banchieri compresi, con il capo cosparso di cenere andrebbero a restituire il mal tolto a lavoratori e risparmiatori. Ma che Ichino, attuale deputato del PD, pensi e predichi ciò in varie forme è già grave, ma assai più grave è che abbia convinto delle sue ragioni i sindacati concertativi che da anni, più o meno apertamente seguono e praticano il contenimento e la eliminazione di qualsiasi conflitto…soprattutto se di classe. Da parte nostra non ci sono dubbi, queste e molte altre cose a scapito dei lavoratori e risparmiatore possono avvenire solo nel clima che lorsignori hanno predicato e poi realizzato: la pace sociale e la delega totale dei lavoratori nel momento in cui si producono i privilegi per i capitalisti, la ingordigia di quest’ultimi e la repressione quando i lavoratori si provano a chiedere e lottare per la giustizia sociale.

Ma l’attenzione di questi “pensatori” è, e sarà sempre più, attratta dal sistema pensionistico, lo scempio e l’abrogazione di quello pubblico, a favore della privatizzazione di tutte le forme previdenziali (fondi pensione chiusi ed aperti, assicurazioni di tutti i generi) perché i manager di tutte le risme possano fare i capitalisti senza metterci un soldo; utilizzando i danari dei fondi pensione che già oggi costituiscono la più gran parte dei “capitali circolanti”.

Piero Castello

Pensionato Cobas

(1) Il termine "meritocrazia" fu usato la prima volta da Michael Young nel suo libro "Rise of the Meritocracy" (1958). Il termine era destinato a un uso dispregiativo, e il suo libro era lo scenario di un futuro distopico in cui la posizione sociale di un individuo è determinata dal suo quoziente intellettivo e dallo sforzo. Nel libro, questo sistema sociale fondamentalmente conduce a una rivoluzione sociale in cui le masse rovesciano l'élite, che era divenuta arrogante e scollegata dai sentimenti del pubblico. Malgrado l'origine negativa della parola, ci sono molti che credono che un sistema meritocratico è un buon sistema sociale. I sostenitori della meritocrazia argomentano che un sistema meritocratico è più giusto e più produttivo degli altri sistemi, e che garantisce la fine di discriminazioni fondati su criteri arbitrali di sorta, come sesso, razza o rapporti sociali. D'altro canto i detrattori della meritocrazia argomentano, al contrario, che l'aspetto dispotico centrale dell'idea di Young — l'esistenza di una classe meritocratica che monopolizzi l'accesso al merito e i simboli e il metodo esaminatore del merito, e di conseguenza perpetui il proprio potere, status sociale e privilegi.( Da Wikipedia.)

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