PROMOTORI FINANZIARI
Più volte su questo giornale abbiamo manifestato insofferenza e anche indignazione per lo stuolo di operatori superpagati che gravano su quella forma di “risparmio truffa” costituito di fondi pensione, assicurazioni, piani individuali pensionistici. Insomma quello stuolo di ricchi abbienti che vivono nel giro delle “finanze” e che spesso costituiscono le truppe d’assalto del risparmio gestito carpito anche a milioni di lavoratori dipendenti che vivono con ansia il problema di una pensione pubblica sempre più insufficiente.
A dire il vero il costo su un fondo pensione aperto si aggira intorno al 2%, un vero sproposito se si tiene conto che un promotore finanziario detiene in media un portafoglio di oltre i 100 milioni di Euro.
Ma quello che vorremmo arrivare a fare è di quantificare questo esercito di “operatori finanziari” che vive delle gestioni finanziarie, perché è ciò che ci preoccupa di più delle gestione dei risparmi dei lavoratori in ambito privato.
Il dato di questo numero del giornale è quello relativo ai Promotori finanziari (vedi tabella) che, non credevamo nemmeno noi, superano i 60.000. Ma questi non sono che una porzione dell’intero universo degli operatori. Sono coloro che iscritti ad un albo professionale sono dei liberi professionisti. Ad essi bisogna aggiungere le molte migliaia di sportellisti delle banche che hanno il compito di vendere i prodotti finanziari della banca stessa o quei prodotti comunque affidati alla vendita della singola banca. Altre migliaia sono quegli impiegati ( probabilmente 14.000) che in ogni ufficio postale sono incaricati di vendere prodotti finanziari.
Gli stessi Sindacati confederali hanno promosso corsi di formazione per “Promotori finanziari” che hanno il compito di convincere i lavoratori ad aderire ai fondi pensione negoziali (chiusi, contrattuali, sindacali). Le migliaia di assicuratori dipendenti delle compagnie di assicurazione, e chissà quanti altri che non riusciamo nemmeno a concepire.
Si tratta di personale che spesso non si identifica con “il Finanziere” così come l’impiegato di banca non è un banchiere. Ma spesso è alle sue dirette dipendenze e al suo servizio, come l’impiegato di banca (della letteratura e films USA) che deve sopportare le angherie del proprio capo e vendere qualsiasi prodotto finanziario spazzatura perché dal successo di quel prodotto dipende la carriera del suo “capo” e i milioni di Stok option che percepirà a fine anno (questa è la vera meritocrazia!).
Poi come è successo negli ultimi anni il processo porta gli economisti ad inventare prodotti finanziari, che con la realtà economica non hanno più nessuna relazione, ma sono continuamente a caccia dei risparmi di milioni di persone (vedi fondi pensione in primis) che dovranno essere spartiti tra i pochi tra loro: “i veri finanzieri”. Tutto questo, ancora una volta, a dimostrazione del fatto che un prodotto finanziario nel circuito dei capitali, anche senza che nessuno commetta illegalità, vive della spoliazione dei risparmi di milioni di lavoratori. Questa è una delle ragioni principali per cui “la pensione o è pubblica o non è una pensione” ma solo un rischio e un azzardo che non si addice né alla sicurezza sociale dei lavoratori né alla loro dignità.
Piero Castello
Pensionato Cobas