COMUNICATO STAMPA COBAS SCUOLA PISA: contestazione al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Profumo

COMUNICATO STAMPA COBAS SCUOLA PISA: contestazione al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Profumo

Più di duecento tra precari, docenti “inidonei”, ATA, e studenti hanno contestato questa sera il ministro Profumo, intervenuto alla Festa del PD di Cisanello.

La serata era pensata come un tranquillo “format televisivo” in cui gli intervenuti in platea avrebbero dovuto fare da semplici comparse-spettatori.

I Precari Cobas hanno srotolato uno striscione su cui era scritto PROFUMO VENDI FUMO e si sono conquistati il diritto di intervento, avanzando critiche, ponendo domande non addomesticate al Ministro e ravvivando una serata altrimenti imbalsamata.

Al Ministro è stata chiesta ragione dell’avvio di un concorso-truffa, assai dispendioso, nonostante esistano graduatorie in cui è tenuto parcheggiato personale abilitato e con tutti i titoli per l’insegnamento, di cui si utilizza la gran parte (fino a più di centomila all’anno) con incarichi annuali e supplenze temporanee anziché stabilizzarlo e risolvere così i problemi del precariato docente e ATA, e insieme quello degli organici nelle scuole.

Il Ministro ha risposto che il concorso sarebbe un primo passo per risolvere il problema del precariato, anche se questo richiederà anni e anni: intanto si tagliano posti in organico, si restringono le possibilità di avere incarichi e supplenze, si genera la massima confusione tra graduatorie e concorsi.

Al Ministro è stata posta inoltre la questione dei docenti”inidonei” all’insegnamento, sollecitando una soluzione dignitosa e non la dequalificazione professionale prevista dalla “spending review”, che oltretutto porta conseguenze negative anche per il personale ATA (soprattutto amministrativi e collaboratori precari) la cui maggioranza non potrà più lavorare nelle segreterie delle scuole, con danni anche dal punto di vista della perdita di competenze e di esperienze acquisite.

In questo caso il Ministro ha dichiarato di aver tentato qualche soluzione meno traumatica, ma che le esigenze fiscali e di bilancio hanno prevalso di fronte al dramma umano e professionale di alcune migliaia di persone, che hanno dovuto lasciare l’insegnamento per motivi di salute.

Un magnifico esempio di come la politica di “risanamento fiscale” e di austerità sia disumana e non guardi in faccia nessuno, anche se il risparmio che ne deriverà sarà irrisorio (circa 28 milioni di Euro) a fronte di un debito pubblico in turbinoso aumento (siamo a quasi 2000 –duemila- miliardi, in costante aumento).

Il Ministro Profumo, di fatto, non ha risposto a nessuna questione: la nostra contestazione ha messo a nudo che gli argomenti del Ministro, e in generale del Governo Monti, sono completamente asserviti alle logiche di un’economia senza giustizia sociale in cui solo i ricchi non pagano, anzi si arricchiscono a dismisura sulle spalle di giovani, famiglie, malati, deboli.

Alla fine, i precari, gli “inidonei”, gli ATA dei Cobas assieme agli studenti hanno ottenuto, nonostante un primo momento di perplessità, l’attenzione di buona parte della platea: segno che le nostre ragioni, quando ascoltate, sono le ragioni di tutti.

Pisa, 6/09/2012                                                         Adriana Demuro  Portavoce dei Cobas Scuola di Pisa

I precari e le precarie Cobas di Pisa e di Lucca.

«Ministro Profumo, ci scusi se la interrompiamo, ma sa, la pazienza l’abbiamo finita, dopo anni di attesa nelle graduatorie…». È il segnale per dare il via alla contestazione al ministro Profumo, che presenziava ieri sera (6 settembre) a un dibattito nell’ambito della festa del PD, condotto da giornalisti dell’Unità e della rivistaLeft, all’interno del circolo ARCI-Pisanova nella periferia di Pisa.

Il copione della serata era già scritto: l’arrivo in auto blu, sorrisi e strette di mano, un tranquilloformattelevisivo in streamingon line, domande dei giornalisti, breve “dibattito” col pubblico, risposte evasive, applausi… Non potevamo sopportare tutto questo, non in questa situazione.

Da anni  la dignità umana e professionale del personale scolastico, docente e non, precario e non, è sottoposta a continui attacchi; da anni la scuola pubblica, sistematicamente privata di risorse umane e materiali, è avviata allo sfacelo. Non è una situazione da sorrisi, strette di mano e pacche sulla spalla: si sta parlando dicentinaia di migliaiadi docenti da anni in stato di precarietà lavorativa e di vita, di scuole che crollano, di diversamente abili privati del sostegno, di docenti dichiarati “inidonei” perché malati, ed espulsi dal proprio ruolo. Si sta parlando di dispersione scolastica (studenti che non frequentano le scuole a cui sono iscritti) che in Italia ha raggiunto cifre-record; di studenti costretti in classi-pollaio con trenta e più persone, privati per questo motivo di una didattica efficace e per di più esposti a una situazione di continuo pericolo.

Tutto questo viene riconosciuto da pochi e spesso occultato e negato. La realtà della scuola raramente emerge al livello di un serio dibattito all’interno dell’opinione pubblica italiana, meno che mai nei dibattiti addomesticati dai mass-media cartacei e televisivi. E la scuola continua a rimanere un universo a sé.

Ieri abbiamo scelto, come studenti, genitori e insegnanti, dopo un appello alla mobilitazione lanciato dai Cobas Scuola, di raccontare dal vivo questa realtà. Non aspettavamo risposte dal ministro, lui le risposte ce le ha già date prima ancora di fare le domande, dal momento che il governo di cui fa parte ha già deciso, in  continuità con la linea-Gelmini, la “deportazione” degli insegnanti inidonei e i concorsi-truffa per i precari. Non abbiamo voluto attendere la “concessione” di entrare in un dibattito patinato e inconcludente, in cui si sarebbe ricreata la giusta atmosfera per gettare ulteriore fumo negli occhi a pubblico e stampa. Abbiamo srotolato il nostro striscione, “Profumo vende fumo”, e un precario Cobas ha iniziato a porre le domande, all’inizio ad alta voce dal suo posto in platea e poi sul palco, di fronte al ministro all’apparenza imperturbabile.

“Perché invece di fare concorsi inutili non assumete tutti i precari nelle migliaia di posti vacanti e disponibili, facendola finita con la falsa divisione fra organico di fatto e organico di diritto? Visto che ogni anno, da anni, il Miur assume a tempo determinato più di 100.000 persone fino al termine delle lezioni  o fino al 31 agosto? Forse perché un precario a parità di mansioni viene pagato 9.000 euro in meno l’anno rispetto a un collega a tempo indeterminato?

Perché raccontate in giro che l concorsi sarebbero per “i giovani”, e invece i neo-laureati e non-abilitati sono proprio quelli  tagliati fuori dal concorso?

Perché raccontate in giro che avete creati posti nuovi nella scuola, quando le immissioni in ruolo (metà da GAE e metà da concorso) coprono a malapena il turn-over, ovvero la quantità di quelli che sono andati quest’anno in pensione?

Perché se il testo unico per la sicurezza impone aule con un massimo di 26 persone (compreso l’insegnante), state ancora tollerando aule con 30 e più alunni?

Quali provvedimenti il Miur vuole mettere in atto per sanare le migliaia di  scuole considerate pericolose per motivi strutturali?

Perché se la legge italiana impone che ci sia un insegnante di sostegno ogni 2 allievi certificati, in tutte le province italiane siamo ben al di sotto di questa soglia minima già strettissima? Tanto che il Miur due anni fa è stato condannato per “discriminazione verso i disabili?”

Il ministro non ha fornito risposte risolutive, come ci aspettavamo: ha espresso una serie di buoni propositi completamente vuoti, declinati a un futuro più o meno prossimo (“faremo”, “vedremo”, “stiamo progettando”, “stiamonormalizzando”); ha rivendicato la bontà del concorso, ha insistito sull’attenzione verso i “giovani”. Ma stavolta la platea non era attenta e silenziosa come avrebbe voluto: sono continuate le domande poco accomodanti da parte di diverse persone, e spesso il dibattito veniva interrotto dalle proteste. La festa è andata male e buona parte del pubblico, dopo un’iniziale perplessità, ha dimostrato di capire, durante il dibattito e negli innumerevoli scambi individuali che hanno avuto luogo a margine, le ragioni di studenti genitori e insegnanti.

 

I precari e le precarie Cobas di Pisa e di Lucca.

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