Sciopero e presidio all’Azimut di Avigliana (TO)
E’ dall’inizio dell’anno che si susseguono incontri tra Rsu e direzione a fronte di una Cigs biennale richiesta da Azimut con modalità attuative alquanto singolari (dipendenti classificati e chiamati al lavoro in base ad un punteggio di merito prevalentemente basato sulle maggiore affinità alle esigenze produttive aziendali) e con la pretesa di non effettuare alcun tipo di rotazione per diversi mesi senza peraltro riuscire a spiegarne l’oggettiva motivazione alle Rsu.
Richieste tanto disinvolte da far restare basito lo stesso Ministero del Lavoro(presso il quale non si è raggiunto alcun accordo) oltre che registrare l’impossibilità di arrivare a una firma concordata con le rappresentanze sindacali.
Gli ultimi incontri in azienda hanno ulteriormente scoperto le carte: obiettivo dell’Azimut è tenere in cassa e progressivamente impedire il rientro in azienda non solo dei lavoratori teoricamente “eccedenti” rispetto al fabbisogno produttivo, ma anche – e soprattutto – degli invalidi (categorie protette, soggetti operati in seguito a tumori) e di tutte le lavoratrici ed i lavoratori per i quali gli anni di posture incongrue, ritmi eccessivi e sforzi ripetuti hanno comportato conseguenze sulla salute ed hanno pertanto limitazioni nelle loro mansioni. Chi ha prescrizioni, cavoli suoi, se è stato utile all’azienda in passato ora non lo è più: in tempo di crisi, dice l’azienda, l’invalidità è sinonimo d’inefficienza. Per poi magari invece tornare a chiedere a chi resta in fabbrica – come è già successo nel 2012 , nonostante la contemporaneità della cassa integrazione – di lavorare dieci ore al giorno e per sei giorni la settimana.
Un comportamento arrogante e inaccettabileche ha generato questa prima risposta di mobilitazione con centinaia di lavoratori a presidiare lo stabilimento, nonostante i ricorrenti avvisi e quotidiani ricatti di essere messi nelle liste di proscrizione per chi partecipava allo sciopero.
Una politica aziendale che ben si abbina con le candidature politiche in capo alla lista del professorino Monti, il “tecnico” che con il suo governo di banchieri e faccendieri ha distrutto lo stato sociale tagliando pensioni, falcidiando salari e diritti sul lavoro, massacrando i servizi pubblici, destrutturando scuole e ospedali.
Alle lavoratrici ed ai lavoratori non resta altro che fare tutto il possibile per contrastare e mandare a stendere questi imprenditori d’assalto, in fabbrica e fuori.
Torino, 19 febbraio 2013
COBAS AZIMUT
Confederazione Cobas Torino
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