La paranoia dei migranti: Meloni specula sulla tragedia di Cutro

di Rino Capasso

GIORNALE

La politica dell’immigrazione del governo Meloni rivela elementi sia di continuità che di discontinuità rispetto a quella dei governi di centro sinistra. Tra i primi vi è la continuazione della politica di Minniti degli accordi con la Libia, che in cambio di denaro affidano alla guardia costiera libica i c.d.salvataggidi migranti quando sono in acque SAR libiche, nonché varie forme di trattenimento in Libia e di controllo in paesi di transito dei migranti. La logica è simile a quella seguita dall’ UE con gli accordi con la Turchia: soldi in cambio di migranti, trascurando il fatto che i centri libici sono dei lager, che i migranti sono sottoposti a torture, violenze, stupri, sfruttamento tramite la prostituzione e altro. I migranti vivono con terrore la prospettiva di tornare in Libia, luogo in cui parlare di rispetto dei diritti umani è un atroce ossimoro! Ma Meloni rilancia tale logica con il cdPiano Mattei per l’Africa,che dietro la facciata di investimenti nasconde la stessa logica di scambio.

Tra gli elementi di discontinuità vi è laguerra alle ONG, con l’indicazione delporto sicuro più vicinoad Ancona o a Livorno e il divieto di operare altri soccorsi dopo il primo. Lo scopo evidente è di allontanare le navi ONG dal teatro delle operazioni di soccorso e ridurne il numero. Dopo la fine dell’operazioneMare Nostrume l’inadeguato finanziamento da parte dell’UE di Frontex, le ONG hanno assunto un ruolo centrale nel soccorso in mare, secondo solo a quello delle Guardie costiere. Se le ONG fossero state nei pressi della rotta dell’imbarcazione naufragata vicino Cutro forse quella tragedia si poteva evitare. Anche perché è ripresa l’applicazione di una vecchia direttiva Salvini, per cui le operazioni di soccorso scattano solo in presenza di un’emergenza esplicita, ma se vi è una nave stracarica di migranti con il mare grosso ci si può limitare ad un’operazione di polizia! E’ evidente la responsabilità non giuridica, ma politica e morale del governo Meloni nella tragedia di Cutro.

Il paradosso è che la tragedia venga sfruttata per un ulteriore attacco alle condizioni di vita dei migranti con ildecreto Cutro, convertito in legge il 4/5/23. Vi sono delle norme di facciata sull’inasprimento delle pene per gli scafisti, che non avranno alcun effetto deterrente, trascurano il fatto che a volte gli scafisti sono dei migranti costretti a tale ruolo sotto minaccia e non colpiscono i vertici delle organizzazioni criminali che organizzano i viaggi. Il cuore del decreto è il forte restringimento delle casistiche della protezione speciale. La normativa prevedel’asilo politico(i cui presupposti ruotano intorno al concetto di rischio personale dipersecuzione), laprotezione sussidiaria o internazionale(per chi ha un rischio personale didanno grave) e, prima dei decreti Salvini del 2018, laprotezione umanitaria, in cui erano presenti dei principi generali, che rendevano possibile la protezione anche quando non ricorrevano i presupposti dei primi due casi. Salvini aveva soppresso la protezione umanitaria, sostituendola con 7 casi tassativi diprotezione speciale; il governo Conte 2 aveva reintrodotto dei principi generali nell’ambito della protezione speciale. La legge Cutro lascia inalterata la protezione speciale per chi non ha ottenuto la protezione internazionale ma non può essere comunque espulso o respinto perché nel paese di origine è a rischio della vita, persecuzione e di violazioni sistematiche di diritti umani, trattamenti inumani o tortura. Viene, però, abrogato il comma che, ai fini della valutazione del fondato rischio di violazione del diritto alla vita privata e familiare, disponeva che si tenga conto della natura e dell’effettività dei vincoli familiari dell’interessato, del suo inserimento sociale in Italia, della durata del suo soggiorno, nonché dell’esistenza di legami familiari, culturali o sociali con il paese di origine. Inoltre, il permesso di soggiorno per calamità verrà riconosciuto solo per 6 mesi non più per “grave” calamità ma per calamità “contingente ed eccezionale” e sarà rinnovabile solo per ulteriori sei mesi e se rimarranno le condizioni di “eccezionale” calamità. Mentre finora non era possibile l’espulsione in presenza di “gravicondizioni psicofisicheo derivanti da gravi patologie”, ora solo in presenza di “condizioni di salute derivanti dapatologie di particolare gravità, non adeguatamente curabili nel paese di origine”. Cosa significa concretamente l’ha sperimentato Ismail, arrivato in Italia dopo 7 anni di prigionia e tortura in Libia con un piede in putrefazione per le ferite da armi da fuoco mal curate (amputato a Bologna) e con disturbi mentali attribuiti dai medici alle violenze subite in Libia, per cui è beneficiario della Legge 104.Aveva avuto il permesso di soggiorno per le suegravicondizioni psicofisichee alla scadenza qualche giorno fa i volontari della casa di accoglienza che lo ospita a Cuneo l’hanno accompagnato in questura, ma la risposta è stata che in base alla nuova legge il permesso non è rinnovabile. Per cui, Ismail è diventato un clandestino senza alcun diritto, forse neanche alle cure del SSN avute fin qui!

Anche l’iter per la domanda diventa più complesso perché è stata abolita la possibilità di presentarla direttamente al Questore, bypassando la richiesta di protezione internazionale. Unica nota positiva è l’introduzione della protezione speciale per le donne che vogliono sottrarsi all’induzione di matrimonio per consentire alla vittima di sottrarsi alla violenza. Ma decisivo è il divieto di convertire il permesso di soggiorno per protezione speciale, per calamità e per cure mediche in permesso di soggiorno per motivi di lavoro!

“Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite della Costituzione italiana, ha diritto di asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge”. La formula dell’art. 10 Cost. è ampia come per tutti i principi generali che devono comprendere i tanti e mutevoli casi particolari. La protezione umanitaria prima e la protezione speciale ampliata poi erano per la Corte costituzionale diretta applicazione del diritto d’asilo, proprio per il loro carattere aperto corrispondente alla previsione generale dell’art. 10. Meloni ora riprova a ridurre i casi, imitando Salvini, ma si ripropongono i dubbi di costituzionalità.

Un altro tassello dell’attacco alle condizioni dei migranti è il divieto di accogliere nel Sistema di Accoglienza e Integrazione i richiedenti asilo, che dovranno andare nei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS). Nei primi si punta ad un’accoglienza diffusa per piccoli gruppi, con corsi di lingua, di formazione professionale, attività lavorativa o di studio. Nei CAS vengono garantiti solo i bisogni essenziali: tetto, cibo, identificazione, esame delle domande, accertamenti sanitari. Riprende forza l’obiettivo di costruire almeno un CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio) per regione: entro la fine del 2025 i CPR possono essere realizzati in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, anti-mafia e dell’UE. Anche la delibera dello stato di emergenza punta ad accelerare la costruzione di altri centri. I CPR in funzione sono 9 in 7 regioni; sono duramente criticati per le condizioni disumane e degradanti in cui si trovano i detenuti, che provocano spesso rivolte, gesti di autolesionismo e tentativi di suicidio. Ma soprattutto i CPR violano la libertà personale ex art. 13 Cost.: senza che sia accertato da un giudice terzo il compimento di un reato e senza che ricorrano gli estremi della carcerazione preventiva, l’autorità amministrativa decide la costrizione di esseri umani in Centri controllati da forze dell’ordine. La Corte Costituzionale ha più volte segnalato l’esigenza che la normativa (senza peraltro annullarla) deve rispettare le garanzie dell’art. 13: solo nei casi tassativi di reati previsti dalla legge un giudice indipendente e terzo può disporre la detenzione con obbligo di motivazione, per finalità di trasparenza e possibilità di ricorrere.

Gli obiettivi politici sono simili a quelli dei decreti Salvini. Ridurre drasticamente il numero dei permessi, colpendo la tipologia di protezione che più permetteva l’accoglimento della domanda: nel 2022 i beneficiari della protezione speciale sono stati 10.865; quelli della protezione sussidiaria 6.770; i rifugiati politici 6.161; le domande esaminate per tutti i tipi di protezione sono state 52.625, di cui il 53% rigettate. Impedire che la protezione speciale si trasformi in permesso di lavoro significa condannare alla futura clandestinità anche coloro che la ottengono. Inoltre, la legge non allarga significativamente le maglie per i migranti economici. Vi è solo una triennalizzazione del decreto flussi, con numeri meno ridotti del passato. Ma non viene toccato il fulcro della Bossi- Fini: si può entrare in Italia legalmente solo se si ha già un lavoro o un reddito e un alloggio, che già produceva strutturalmente clandestinità perché è quasi impossibile averli stando in Africa o in Asia! La trafila di fatto è: entrare clandestinamente dopo aver pagato lautamente i trafficanti, rischiato o subito violenze o stupri, rischiato di morire per fame o annegamento; o entrare con un visto turistico; trovare lavoro nero da clandestino e, se e quando l’imprenditore è disponibile, trasformarlo in lavoro regolare e poi chiedere il permesso di soggiorno. Le nuove misure produrranno un aumento strutturale di irregolari e clandestini. Gli ultimi dati disponibili del Ministero degli interni (2008–9) dimostrano che tra chi commette reati non vi è differenza significativa tra stranieri regolari e italiani, mentre gli irregolari commettono reati, in particolare contro il patrimonio, 20–23 volte in più degli italiani o degli stranieri regolari. Per cui, la normativa produce non solo clandestinità, ma anche insicurezza! E’ un circolo infernale: sia la Bossi-Fini che la legge Cutro producono clandestinità, che, a sua volta, fa aumentare il tasso di delinquenza, con conseguente aumento dell’allarme sociale, sfruttato a fine di consenso politico per introdurre nuove norme restrittive. Il modello perseguito è quello di Orban della creazione artificiale di un nemico da ostracizzare: in un viaggio d’istruzione a Budapest notammo che tutti i giorni giornali e TG titolavano in prima pagina sull’invasione dei migranti, ma in 5 giorni ne abbiamo incontrato solo 5, di cui uno era Mohammed, un nostro studente!     

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