TELECOM ITALIA : IL CORAGGIO DI DIRE NO !

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Dopo 3 giorni di trattativa nazionale in TELECOM. il quadro che ne esce è inquietante. Un Piano di ristrutturazione Generale che investe DIVISIONE CARING, OPEN ACCESS, AREE DI STAFF, AFFRONTA IL NODO DEGLI ESUBERI, TI.IT, Dir. Assistance. .

Mentre Bernabè dichiara ai giornali i grandi risultati aziendali in previsioni dell’assemblea degli azionisti, L’Azienda comunica alle OO.SS.che il suo obiettivo è quello di ABBATTERE I COSTI del LAVORO del 30 % per essere competitivi con gli altri gestori (in particolare ALMAVIVA e COMDATA) e RISPONDERE COSI’ ALLA CRISI del SETTORE.

Si chiede quindi maggiore produttività, in cambio di vaghe certezze e la promessa di internalizzare VOLUMI di ATTIVITA’ MA SOLO A CONDIZIONE CHE I SINDACATI sottoscrivano un ACCORDO sui CDS e, appunto, sulla RISTRUTTURAZIONE.

SUGLI ESUBERI :  L’azienda sostiene che gestirà 2500 con i CONTRATTI DI SOLIDARIETA’, con l’uscita del personale che ha maturato i requisiti di pensione (circa 500) e volontari. Le internalizzazioni di attività per equivalenti 2750 persone – che verranno effettuate in caso di accordo – ci lasciano pensare ad altri esuberi pur se non sono indicati chiaramente nei documenti sindacali e aziendali

UN RICATTO ODIOSO, DI QUESTO SI TRATTA.

Se il punto di vista dell’AZIENDA fosse giusto e se effettivamente tale sacrificio permettesse l’abbattimento dei COSTI, entro 2 ANNI I COMPETITORS di riferimento dell’AZIENDA avrebbero (grazie anche alle LEGGI, al CCNL, e agli accordi interconfederali) tutti gli strumenti per RIDURRE ULTERIORMENTE I LORO COSTI. TRA 2 ANNI I SINDACATI SI RITROVERANNO NUOVAMENTE AD UNA TRATTATIVA AL RIBASSO CON NUOVE RICHIESTE SI SACRIFICIO.

 

Inoltre uno degli spauracchi che viene agitato è lo scarso valore di borsa delle azioni e per una società di proprietà delle banche pare sia un grosso problema. Questa è la chiave del ragionamento per capire la portata storica di questa assurda riorganizzazione, volta a valorizzare le azioni in mano alle banche sulle spalle dei lavoratori e lavoratrici, pagandoli meno e facendoli lavorare di piu’.

E’ NECESSARIO AVERE IL CORAGGIO DI DIRE NO.

Evitiamo in questo comunicato di parlare delle responsabilità (ENORMI) dei SINDACATI CONFEDERALI FIRMATARI. Lo abbiamo fatto in altre sedi. CREDIAMO CHE TALE TRATTATIVA COSI’ COME L’AZIENDA VORREBBE CONDURLA RAPPRESENTI LA FINE DEFINITIVA DEL SINDACATO inteso come difesa dei diritti e delle condizioni lavorative.

Il CORAGGIO di DIRE NO è necessario per uscire da  UN VICOLO CIECO.

Il rientro di un ASSET STRATEGICO nell’ambito PUBBLICO permetterebbe di garantire il perimetro occupazionale, metterebbe un TETTO allo scandalo dei COMPENSI per i MANAGER (cui aggiungere Il Blocco dei Dividendi, Il taglio dei Premi Unilaterali e una corretta razionalizzazione delle risorse e delle sedi), ci metterebbe al riparo dalle scalate finanziarie e OPA e contribuirebbe al rientro nelle casse dello STATO dei milioni di profitti che ancora oggi macina l’Azienda.

PER UNA SOCIETA' DEI BENI COMUNI

Una giornata di dibattito sul libro di Piero Bernocchi
OLTRE IL CAPITALISMO
Discutendo di benicomunismo, per un’altra società.

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