UNIONI, CONVENZIONI, FUSIONI fra Comuni.... Riprendiamoci la partecipazione

Eccole le nuove forme di aggregazione fra enti locali volute dalla spending review: unioni, convenzioni, fusioni fra Comuni. I “Calderoni”. I primi a dover procedere sono stati i piccoli comuni (quelli con popolazione fino a 5.000 abitanti) e all'orizzonte ci sono ulteriori processi aggregativi per il probabile innalzamento della soglia a 10.000 abitanti. Inoltre c'è chi, pur non essendo obbligato dalla normativa, ha fatto in modo di esserlo (l'Unione dei Comuni Circondario Empolese Valdelsa). Ci preoccupano questi modelli aggregativi/organizzativi neoliberisti,  caratterizzati da una forte spinta centralistica cavalcando l’emergenza della crisi.  Sono a rischio le rappresentanze dei lavoratori/lavoratrici, escluse da qualsiasi coinvolgimento reale nei processi decisionali;  il personale viene considerato solo una merce da  svendere sul “mercato dei tagli alla spesa “, quei tagli che quasi mai toccano i vertici dirigenziali, le consulenze, il sistema delle nomine ed incarichi nelle aziende partecipate.

Da un lato infatti aumentano i ruoli e le cariche della politica:Assessori, Consiglieri , Presidenti, Direttori si aggiungono a quelli dei singoli comuni. Cariche  non direttamente remunerate  ma che producono spese e costi per il mantenimento di strutture di staff, consulenza e segreteria.

Dall'altro non diminuiscono le strutture di vertice:Dirigenti e Posizioni Organizzative che, come da “Legge Brunetta”, parificano sempre di più il lavoro pubblico a quello privato. Padroni e capetti che dettano  legge sui dipendenti  e  sottraggono preziose risorse, con i loro elevati stipendi e indennità , sia ai servizi al pubblico che allo stipendio della maggioranza dei lavoratori.

I cittadini non sono stati chiamati a decidere sui processi aggregativi, non vengono informati delle nuove modalità di gestione dei servizi pubblici (spesso accentrati nelle nuove “sedi” con penalizzazione, per orari e funzioni, degli sportelli lasciati a presidiare il territorio) e corrono il rischio, per le loro istanze di partecipazione alla vita politica, di vedersi “rimpallare” da un Ente all'altro con un vergognoso scaricabarile.

E i lavoratori pubblici? Rsu, regolarmente elette,  completamente scavalcate e ignorate, lavoratori tenuti all'oscuro di tutto. Contratti decentrati concordati solo con delegati di alcuni sindacati confederali conniventi,  contratti che tutti dovrebbero conoscere visto che avranno validità pluriennale e riguarderanno anche i lavoratori dei servizi che passeranno alle Unioni in un secondo tempo. Spostamenti coatti da un Comune all'altro,  licenziamenti disciplinari per valutazioni medio-basse,  perdita dei profili professionali  e “rifrullo” da un ufficio all'altro con ricadute sulla qualità dei servizi.  Dipendenti dei singoli Comuni che dovranno accollarsi, nella fase preliminare,  compiti anche per le Unioni; come se non bastassero le mansioni dei loro uffici, spesso  sotto organico.

Temiamo inoltre che sempre più servizi vengano esternalizzati e che i Regolamenti, ormai unici,  sulla modalità di affido in appalto prevedano come criterio di scelta il prezzo più basso. A danno dei lavoratori per i quali chiediamo parità di diritti e di salario.

RIPRENDIAMOCI LA PARTECIPAZIONE

Cobas Pubblico Impiego

PER UNA SOCIETA' DEI BENI COMUNI

Una giornata di dibattito sul libro di Piero Bernocchi
OLTRE IL CAPITALISMO
Discutendo di benicomunismo, per un’altra società.

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