Fondi pensione: due anni di sfacelo!
Pensioni: o sono pubbliche o non sono.
FONDI PENSIONE: DUE ANNI DI SFACELO!
“I numeri stanno lì, messi nero su bianco, a testimoniarlo. Chi avesse deciso di trasferire la propria liquidazione (TFR, riforma Maroni nel 2007) nei fondi pensione non avrebbe fatto un buon affare. I rendimenti dei prodotti della previdenza complementare, complici le turbolenze dei mercati, hanno registrato un modesto segno più, 1,4% nel 2007, e un pesante segno meno - hanno registrato un modesto segno più, 1,4% nel 2007, e un pesante segno meno 8,48,4 nel 2008. Lasciando il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) in azienda le cose sarebbero andate meglio. La rivalutazione del TFR, per legge è pari all’1,5% più il 75% del tasso di inflazione, al netto dell’imposta sostitutiva , sarebbe stata rispettivamente del 3,1% e del 2,7%. Insomma, gli aderenti ai fondi pensione negli ultimi due anni ci avrebbero rimesso.”
Confronto tra fondi pensione negoziali, aperti, Pip unit linked,e rivalutazione del Tfr (Rendimenti netti) | ||
2007 | 2008 | |
Fondi pensioni negoziali (contrattuali/sindacali) | 2,1 | -6,3 |
Fondi pensione aperti | 0,4 | -14,1 |
Fondi pensione complessivi | 1,4 | -8,4 |
Pip unit linked* | - | -24,9 |
Rivalutazione TFR** | 3,1 | 2,7 |
Fonte: dati Covip (Commissione di Vigilanza) * Forme di “pensioni complementari” di natura assicurativa privatistica. ** rendimento netto |
Questo, su citato, è l’inizio di un articolo sul Il Sole 24 ore di domenica 29 marzo 2009 scritto da Mattia Ronchei, non è indifferente che una stroncatura dei fondi pensione possa essere letta sul Il Sole 24 Ore, organo ufficiale della Confindustria, che due anni fa è stato il paladino del trasferimento del TFR ai fondi pensioni e con un fanatismo senza precedenti ha spinto a più non posso perché i lavoratori mollassero il loro TFR ai fondi pensione.
Già questa constatazione merita almeno una riflessione. Leggendo con regolarità Il Sole 24 Ore si rimane sconcertati dalla quantità esagerata di pagine che il quotidiano dedica a banche, finanziarie, fondi,… insomma al mondo della finanza mentre ci si aspetterebbe qualche critica da parte di chi il rischio della iniziativa industriale se lo dovrebbe accollare, rispetto a chi realizza rendite da capogiro vendendo e affittando denaro non solo dei finanzieri ma anche risparmio di lavoratori. Ora l’attenzione critica dell’organo della Confindustria si limita proprio ai casi di malaffare finanziario più eclatanti. Questo si spiega in parte per il fatto che ormai le Società di Gestione del Risparmio (Sgr) sono considerate delle vere e proprie “imprese industriali” ma soprattutto al fatto che ormai imprese e finanza, rendite e profitti, si intrecciano sempre più indissolubilmente aiutate ed assistete come non mai da stati, governi, e istituzioni soprannazionali.(*)
Ma torniamo alla tabella dei rendimenti approfondendo un poco l’analisi. E’ di una evidenza eclatante che, come i Cobas e tutto il sindacalismo di base avevano avvertito, la garanzia del carattere previdenziale pubblico del TFR non sarebbe stata compensata da nessuna forma e quantità di mirabolante rendimento offerto dai privati. E’ avvenuto, in questi anni, che il rendimento del TFR sia stato notevolmente superiore anche rispetto a quei pochissimi fondi che hanno avuto un rendimento positivo. Ma la tragedia vera e propria per i lavoratori che hanno mollato il loro TFR a qualche fondo che nella stragrande maggioranza dei casi non solo il loro TFR non ha avuto nessun rendimento, ma il loro risparmio capitalizzato è stato ridotto ferocemente a favore dagli imprenditori finanziari (banchieri, sindacalisti, gestori, promotori, analisti….) che ormai affollano il mercato finanziario.
La tabella che abbiamo riprodotto è estremamente sintetica e non rende conto della grande varietà di comparti in cui i fondi, anche quelli sindacali/chiusi, si articolano. Vi sono comparti come quelli “azionari” che sono riusciti a perdere oltre il 50% raggiungendo la incredibile media nazionale del -27%. Per valutare bene i significato di queste perdite non è sufficiente un addestrato intuito aritmetico, è indispensabile anche un ragionamento che tenga conto anche dei tempi più lunghi.
Semplificando al massimo: se nel 2008 ho versato 1.000 Euro di TFR e il fondo pensione ha perso il 50% il TFR di cui dispongo attualmente è di 500 Euro. Se nel 2009 il fondo pensione riuscisse a rendere il 50%, la rendita di quest’anno non compenserebbe la perdita dell’anno precedente, infatti il capitale di 500 euro rivalutato al 50% ammonterebbe a 750 Euro. Questo meccanismo, di un passo avanti e due indietro, si riproduce in continuazione per tutti i 35/40 anni della vita contributiva di un lavoratore e sempre esclusivamente a favore dei gestori dei fondi senza alcuna garanzia né per la rendita (difesa dall’inflazione), né per il capitale versato perennemente alla mercè del mercato finanziario.
Vale la pena di ricordare perciò l’uso delle parole “pensione integrativa”, “previdenza complementare” sono dei veri e propri inganni linguistici; i fondi pensione, come mille atri, sono solo e soltanto dei “prodotti del mercato finanziario” e come tali hanno lo scopo di arricchire i finanzieri di tutte le risme.
Piero Castello
Pensionato Cobas
Roma 4 aprile 2009
* L’articolo sul Sole 24 Ore forse si spiega nell’ambito di una forte campagna che ha come obiettivo di ottenere ulteriori vantaggi sul piano contributivo e fiscale per i fondi pensione e il ri
* L’articolo sul Sole 24 Ore forse si spiega nell’ambito di una forte campagna che ha come obiettivo di ottenere ulteriori vantaggi sul piano contributivo e fiscale per i fondi pensione e il risparmio gestito in genere.
Pensioni: o sono pubbliche o non sono.
FONDI PENSIONE: DUE ANNI DI SFACELO!
“I numeri stanno lì, messi nero su bianco, a testimoniarlo. Chi avesse deciso di trasferire la propria liquidazione (TFR, riforma Maroni nel 2007) nei fondi pensione non avrebbe fatto un buon affare. I rendimenti dei prodotti della previdenza complementare, complici le turbolenze dei mercati, hanno registrato un modesto segno più, 1,4% nel 2007, e un pesante segno meno - hanno registrato un modesto segno più, 1,4% nel 2007, e un pesante segno meno 8,48,4 nel 2008. Lasciando il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) in azienda le cose sarebbero andate meglio. La rivalutazione del TFR, per legge è pari all’1,5% più il 75% del tasso di inflazione, al netto dell’imposta sostitutiva , sarebbe stata rispettivamente del 3,1% e del 2,7%. Insomma, gli aderenti ai fondi pensione negli ultimi due anni ci avrebbero rimesso.”
Confronto tra fondi pensione negoziali, aperti, Pip unit linked,e rivalutazione del Tfr (Rendimenti netti) | ||
2007 | 2008 | |
Fondi pensioni negoziali (contrattuali/sindacali) | 2,1 | -6,3 |
Fondi pensione aperti | 0,4 | -14,1 |
Fondi pensione complessivi | 1,4 | -8,4 |
Pip unit linked* | - | -24,9 |
Rivalutazione TFR** | 3,1 | 2,7 |
Fonte: dati Covip (Commissione di Vigilanza) * Forme di “pensioni complementari” di natura assicurativa privatistica. ** rendimento netto |
Questo, su citato, è l’inizio di un articolo sul Il Sole 24 ore di domenica 29 marzo 2009 scritto da Mattia Ronchei, non è indifferente che una stroncatura dei fondi pensione possa essere letta sul Il Sole 24 Ore, organo ufficiale della Confindustria, che due anni fa è stato il paladino del trasferimento del TFR ai fondi pensioni e con un fanatismo senza precedenti ha spinto a più non posso perché i lavoratori mollassero il loro TFR ai fondi pensione.
Già questa constatazione merita almeno una riflessione. Leggendo con regolarità Il Sole 24 Ore si rimane sconcertati dalla quantità esagerata di pagine che il quotidiano dedica a banche, finanziarie, fondi,… insomma al mondo della finanza mentre ci si aspetterebbe qualche critica da parte di chi il rischio della iniziativa industriale se lo dovrebbe accollare, rispetto a chi realizza rendite da capogiro vendendo e affittando denaro non solo dei finanzieri ma anche risparmio di lavoratori. Ora l’attenzione critica dell’organo della Confindustria si limita proprio ai casi di malaffare finanziario più eclatanti. Questo si spiega in parte per il fatto che ormai le Società di Gestione del Risparmio (Sgr) sono considerate delle vere e proprie “imprese industriali” ma soprattutto al fatto che ormai imprese e finanza, rendite e profitti, si intrecciano sempre più indissolubilmente aiutate ed assistete come non mai da stati, governi, e istituzioni soprannazionali.(*)
Ma torniamo alla tabella dei rendimenti approfondendo un poco l’analisi. E’ di una evidenza eclatante che, come i Cobas e tutto il sindacalismo di base avevano avvertito, la garanzia del carattere previdenziale pubblico del TFR non sarebbe stata compensata da nessuna forma e quantità di mirabolante rendimento offerto dai privati. E’ avvenuto, in questi anni, che il rendimento del TFR sia stato notevolmente superiore anche rispetto a quei pochissimi fondi che hanno avuto un rendimento positivo. Ma la tragedia vera e propria per i lavoratori che hanno mollato il loro TFR a qualche fondo che nella stragrande maggioranza dei casi non solo il loro TFR non ha avuto nessun rendimento, ma il loro risparmio capitalizzato è stato ridotto ferocemente a favore dagli imprenditori finanziari (banchieri, sindacalisti, gestori, promotori, analisti….) che ormai affollano il mercato finanziario.
La tabella che abbiamo riprodotto è estremamente sintetica e non rende conto della grande varietà di comparti in cui i fondi, anche quelli sindacali/chiusi, si articolano. Vi sono comparti come quelli “azionari” che sono riusciti a perdere oltre il 50% raggiungendo la incredibile media nazionale del -27%. Per valutare bene i significato di queste perdite non è sufficiente un addestrato intuito aritmetico, è indispensabile anche un ragionamento che tenga conto anche dei tempi più lunghi.
Semplificando al massimo: se nel 2008 ho versato 1.000 Euro di TFR e il fondo pensione ha perso il 50% il TFR di cui dispongo attualmente è di 500 Euro. Se nel 2009 il fondo pensione riuscisse a rendere il 50%, la rendita di quest’anno non compenserebbe la perdita dell’anno precedente, infatti il capitale di 500 euro rivalutato al 50% ammonterebbe a 750 Euro. Questo meccanismo, di un passo avanti e due indietro, si riproduce in continuazione per tutti i 35/40 anni della vita contributiva di un lavoratore e sempre esclusivamente a favore dei gestori dei fondi senza alcuna garanzia né per la rendita (difesa dall’inflazione), né per il capitale versato perennemente alla mercè del mercato finanziario.
Vale la pena di ricordare perciò l’uso delle parole “pensione integrativa”, “previdenza complementare” sono dei veri e propri inganni linguistici; i fondi pensione, come mille atri, sono solo e soltanto dei “prodotti del mercato finanziario” e come tali hanno lo scopo di arricchire i finanzieri di tutte le risme.
Piero Castello
Pensionato Cobas
Roma 4 aprile 2009
* L’articolo sul Sole 24 Ore forse si spiega nell’ambito di una forte campagna che ha come obiettivo di ottenere ulteriori vantaggi sul piano contributivo e fiscale per i fondi pensione e il risparmio gestito in genere.