2015
Renzi si gioca le sorti del governo sul Ddl “cattiva scuola”, imponendo la “fiducia”
Sfidando la totale ostilità del popolo della scuola e ricattando le opposizioni interne con la minaccia dello scioglimento delle Camere
Manifestazioni in tutta Italia dal 23 al 25 giugno. A Roma presidio davanti al Senato - P.za Cinque Lune - il 23 (ore 17) e il 24, e il 25 corteo da P. Bocca della Verità (ore 17) a Campo de’ Fiori, durante le votazioni del Ddl in Aula.
Dopo l’annuncio del rinvio al prossimo anno del Ddl “cattiva scuola” fatto da Renzi a “Porta a porta” il 16 giugno, il governo ha cambiato rotta a 180 gradi ed appare disposto addirittura a giocarsi le sorti della legislatura sull’odioso e distruttivo, per chiunque abbia a cuore le sorti della scuola pubblica, disegno di legge. Martedì 23 il governo, in Commissione cultura, proporrà alcuni emendamenti del tutto ininfluenti sull’inaccettabile impianto generale della “cattiva scuola” e, contemporaneamente, il ritiro degli emendamenti da parte delle opposizioni.
Renzi, in guerra totale con il popolo della scuola, impone al Senato: o votate la fiducia sul Ddl o il governo va a casa.
Ancora una volta le “opposizioni” interne al PD accetteranno il ricatto?
L’indignazione della scuola è al massimo: anche il 24 e il 25 in piazza in tutta Italia; a Roma oggi presidio davanti al Senato (P. Cinque lune, ore 17); e domani corteo da P. Bocca della Verità (ore 17) a Campo de’ Fiori. Ma se l’ignobile Ddl verrà approvato, provocherà una “guerriglia vietnamita” nelle scuole
Renzi ha fugato gli ultimi dubbi, riconfermandosi nella sua versione più autentica di ducetto indifferente ad ogni opposizione e dissenso, fossero pure oceanici.
La sentenza beffa della Consulta sui contratti pubblici.
Sebbene la sentenza della Consulta sancisca l’incostituzionalità del blocco della contrattazione, costringendo il governo a riaprire la stagione dei rinnovi dei CC.NN.LL. per oltre 3 milioni di lavoratori/trici della P.A., contiene in sé un elemento regressivo in quanto annulla ogni pretesa per le perdite già maturate nel corso degli anni in cui le norme (ora dichiarate) illegittime hanno operato. Ciò significa una perdita secca di circa 6.000 euro in media a lavoratore, per l’effetto combinato del blocco, a partire da dicembre 2009, degli aumenti stipendiali, delle progressioni economiche e di carriera e dei fondi del salario accessorio.
In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza - che forniranno le risposte per comprendere quali margini esistono per ristabilire un minimo equilibrio tra gli interessi di Stato tutelati nel giudizio e quelli dei soggetti sociali danneggiati dalle leggi incostituzionali - possiamo solo abbozzare degli scenari individuando i punti più critici da affrontare alla ripresa delle trattative:
- essendo scaduti gli accordi che avevano come parametro prima l'inflazione interna e poi l'IPCA (indice dei prezzi al consumo armonizzato), per quantificare gli aumenti occorrerà trovare un nuovo parametro di indicizzazione salariale;
- stessa incertezza per la durata dei contratti nazionali, per i quali bisognerà decidere se saranno triennali o quadriennali (il Governo vuole allungare i tempi per diluire in più' rate gli eventuali aumenti);
- è inoltre ancora aperta la questione dei comparti contrattuali, da ridurre attraverso accorpamenti di settori, come peraltro già stabilito dalla legge Brunetta.
Le campagne e le iniziative già annunciate dai sindacati confederali appaiono deboli e prive di prospettive, anche perché seguono al silenzio manifestato nei confronti dell’ ennesima controriforma della Pubblica Amministrazione che taglierà servizi e posti di lavoro e obbligherà alla mobilità migliaia di dipendenti (vedi lavoratori delle Province), senza portare nessun beneficio ai cittadini e ai lavoratori pubblici.
Di fronte al rischio di un’ennesima resa incondizionata, è necessario avviare subito una mobilitazione di massa dei dipendenti pubblici, che costringa il governo Renzi ad aprire immediatamente le contrattazioni in tutti i comparti, ponendo come obiettivo minimo la difesa dei diritti esistenti e un recupero salariale che sia consistente, senza altre elemosine da dilazionare nel tempo.
Renzi-Pirro, nella sua guerra totale contro il popolo della scuola, vince la prima battaglia, facendo strame della democrazia
E della sedicente “opposizione” interna che vota a favore della fiducia o vigliaccamente esce dall’Aula
Ma come successe al proverbiale re dell’Epiro, lui e il suo PD pagheranno amaramente gli effetti della corale indignazione del mondo della scuola.
In vista per loro batoste elettorali ancora più forti, mentre a settembre ogni scuola sarà una barricata contro il Ddl.
La mobilitazione non va in vacanza: proteste nei prossimi giorni in tante città e il 7 luglio, in occasione del voto finale alla Camera, manifestazione a Roma P.Montecitorio, ore 17.00
La lotta contro il ddl “cattiva scuola” non va in vacanza.
Il 7 luglio, in occasione del voto finale alla Camera, manifestazioni a Roma (P.Montecitorio, ore 16) e in altre città.
E da settembre ogni scuola, ogni Collegio docenti e Consiglio di istituto siano una barricata contro l’applicazione della legge.
Dopo che al Senato il ducetto Renzi ha imposto la “fiducia” sul Ddl-cattiva scuola, la legge passa il 7 luglio alla Camera per il voto definitivo, il cui esito è purtroppo scontato, vista la maggioranza schiacciante che il PD ha in quel ramo del Parlamento. Pur tuttavia il movimento contro la cattiva scuola governativa non va in vacanza e prosegue la sua lotta, manifestando a Roma a Montecitorio in quella giornata e fino al voto conclusivo. Analoghe iniziative si terranno in altre città, in contemporanea con quella romana, nella ferma e corale convinzione che seppure Renzi, nella sua guerra totale contro il popolo della scuola pubblica, ha vinto la prima battaglia, lo scontro continuerà in forme rinnovate, diffuse e profonde a settembre, facendo pagare assai cara a Renzi e al governo la loro prima e provvisoria vittoria.
La giornata del 7 luglio
Il presidio a Montecitorio e il corteo del popolo della scuola pubblica
La porcata è compiuta: la cattiva scuola di Renzi viene approvata in Parlamento, mentre al di fuori è respinta unanimemente dal popolo della scuola
Ma il governo, il PD e Renzi pagheranno pesantemente l’aggressione alla scuola pubblica. Dal 1° settembre in ogni scuola “barricate” unitarie per impedire l’applicazione della legge.
Non ci aspettavamo certo che, dopo l’imposizione violenta della fiducia al Senato, il ducetto Renzi rinunciasse proprio alla Camera - laddove ha una maggioranza schiacciante grazie ai dittatoriali meccanismi elettorali – a far approvare la sua cattiva scuola. Né possiamo sperare che ora un presidente della Repubblica “miracolato” da Renzi riconosca, come dovrebbe, l’anticostituzionalità di una legge che persino la commissione del Senato ha dichiarato tale. Dunque, la porcata è compiuta: il distruttivo articolato è purtroppo legge.
APPELLO AI LAVORATORI ACI
UNIAMOCI NELLA LOTTA
PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI
VERSO UN NUOVO ANNO DI LOTTE CONTRO “LA CATTIVA SCUOLA”
Abbiamo fatto di tutto per bloccare “La Cattiva Scuola” di Renzi, ma alla fine questo Parlamento – eletto con una legge che la Consulta giudica “incostituzionale” - ha approvato la L. n. 107/2015. Ancora una volta il “Palazzo” ha dimostrato tutta la distanza, se non il disprezzo, nei confronti di lavoratori, studenti, genitori e cittadini che nell'ultimo anno si sono unitariamente opposti a questo catastrofico progetto che la maggioranza dei deputati e dei senatori ha servilmente approvato.
NO ALLA DEPORTAZIONE DI MASSA DEI PRECARI
Lo scellerato piano di Renzi, in attuazione della legge votata con la fiducia in Parlamento, sta generando i primi mostri”: la deportazione di massa dei precari costretti a girovagare per l'Italia pur di essere assunti a tempo indeterminato o la scelta di non presentare domanda con il rischio di non ottenere neanche una supplenza o di essere licenziati dopo 36 mesi.