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Successo dello sciopero COBAS Scuola e TPL, più di 10 mila in piazza in 67 città, forte monito al governo Draghi: riaprire dal 7 aprile tutte le scuole!
Non era per nulla facile scioperare – data la soffocante situazione pandemica - nella Scuola e nel Trasporto pubblico locale, e ancor meno portare in piazza in 67 città, di cui tante in “zona rossa”, più di 10 mila persone, nella giornata di protesta promossa dai COBAS, da Priorità alla scuola e dal Coordinamento nazionale precari e sostenuta anche dalla Società della Cura e dal Forum dei movimenti per l’Acqua: ma ci siamo riusciti! E, oltre alle piazze, è andato ben meglio del prevedibile anche lo sciopero, pur se al momento è difficile conteggiare gli scioperanti della DAD. E’ la dimostrazione che fummo facili profeti quando all’avvento di Draghi, presentato come risolutore dei drammi sanitari ed economici non risolti dal governo Conte-bis, prevedemmo che a breve ci saremmo ritrovati le stesse precarietà, inefficienze e disorganizzazioni del precedente governo. Ciò che ha alimentato il nostro sciopero e le manifestazioni con la presenza di tanti lavoratori/trici, genitori, studenti, è il fatto che nessun cambiamento di rotta significativo si è visto. Sul fronte della pandemia, la sconcertante gestione della vicenda AstraZeneca ha frenato le vaccinazioni e diffuso ulteriori paure; e, insieme alle dichiarazioni che anche i vaccinati dovranno effettuare la quarantena nel caso di contatti con un “positivo” e che “non c’è sicurezza di una protezione completa rispetto alle possibili varianti del virus”, ha confermato che la vaccinazione non cancellerà la pandemia nel giro di due o tre mesi.
26 MARZO SCIOPERO NAZIONALE SCUOLA E TRASPORTO PUBBLICO LOCALE CON MANIFESTAZIONI CITTADINE (a Roma P. Montecitorio ore 10)
Siamo stati facili profeti quando, all’avvento in pompa magna di Draghi, presentato come il risolutore di tutti i drammi sanitari ed economici non risolti dal precedente governo Conte-bis, prevedemmo che a breve ci saremmo ritrovati, malgrado il Recovery Plan, di fronte alle stesse precarietà, inefficienze e disorganizzazioni del precedente governo. A tutt’oggi nessun cambiamento di rotta significativo si è visto. Sul fronte della pandemia, la sconcertante gestione europea nella vicenda AstraZeneca ha diffuso paure che non scompariranno presto; e, insieme all’annuncio che anche i vaccinati dovranno effettuare la quarantena nel caso di contatti con un “positivo” perché “non c’è sicurezza di una protezione completa rispetto alle possibili varianti del virus”, conferma che il tentativo di risolvere tutti i problemi con la vaccinazione di massa non porterà comunque alla risoluzione della pandemia nel giro di due o tre mesi.
26 MARZO SCIOPERO NAZIONALE DELLA SCUOLA CON MANIFESTAZIONI LOCALI (a Roma, P. Montecitorio, ore 10)
Il nostro Recovery Plan: riduzione alunni/e per classe; aumento organici e assunzione precari/e; massicci investimenti per l’edilizia scolastica
Le rivendicazioni sono le stesse degli anni dell’austerità, ma oggi non sono più gli anni dei tagli, la politica economica ha cambiato segno: la spesa pubblica aumenta in deficit e si rendono disponibili ingenti risorse. Il conflitto politico che si apre è sulla destinazione di queste risorse, in cui Scuola, Sanità e Trasporti saranno capitoli di spesa decisivi. Per questo è urgente porre all’ordine del giorno una visione diversa ed alternativa alla gestione pre-Covid: durante la pandemia sono infatti tragicamente emerse precarietà, inefficienze e disorganizzazioni, conseguenze delle privatizzazioni e del progressivo smantellamento dello Stato sociale.
Il rinnovo del Contratto dei Metalmeccanici
Il 7 febbraio u.s. è stato firmato il rinnovo del Contratto collettivo di lavoro per l’industria metalmeccanica. I sindacati firmatari Fim-Fiom-Uilm lo presentano ovviamente come un accordo positivo sia dal punto di vista economico sia normativo, magnificando un aumento consistente pari al 75% della richiesta iniziale, la riclassificazione del personale con una nuova declaratoria che riduce i livelli eliminando il precedente livello più basso e aumenta le buste paga dei lavoratori in ingresso più alcune altre “migliorie” relative alla previdenza complementare ed al cosiddetto welfare aziendale. Vogliamo qui valutarlo cercando di essere asciutti e oggettivi.
Il “sovrano” Draghi e le richieste COBAS su scuola, sanità, trasporti, lavoro.
Il governo Conte-bis si è dissolto in tempi rapidissimi. A sostituirlo, Mattarella ha chiamato il “salvatore della Patria” Mario Draghi, per ripetere l’exploit del salvataggio dell’euro con il suo “whatever it takes”. Tutti i poteri del Paese gli hanno reso omaggio: ma l’incoronazione a “sovrano" sarà duratura o la "luna di miele" svanirà davanti alle prime decisioni serie? Certo, questo Draghi non è quello che nel 2011 intimava a Berlusconi durissima austerità e tagli, provocandone la sostituzione con il tecnocrate “lacrime e sangue” Mario Monti. Tra i due Mario c’è la stessa differenza esistente tra la disastrosa politica di austerità e di blocco della spesa pubblica imposti allora dall’Unione Europea, e l’attuale politica espansiva, con la centralità della spesa pubblica per far ripartire l’economia, svolta i cui maggiori artefici sono stati proprio Draghi e Angela Merkel.
SOLIDARIETA’ AGLI OSS PUGLIESI A TEMPO DETERMINATO E RISPETTO DEI PRINCIPI COSTITUZIONALI
La Confederazione Cobas Puglia apprende con molta amarezza e stigmatizza fermamente il comportamento di alcune Organizzazioni Sindacali, che in quest’ultimo periodo perseverano nell’alimentare una vera e propria guerra tra poveri, ossia: tra gli Operatori Socio-Sanitari già assunti a tempo determinato dalle Asl pugliesi,
IL 25 GENNAIO CHIUDONO LE ISCRIZIONI: ORA CHIUDIAMO LE CLASSI POLLAIO!
RIDURRE IL NUMERO DI ALUNNI PER CLASSE ASSUMERE IMMEDIATAMENTE I PRECARI
IL 25 MANIFESTAZIONI IN DECINE DI CITTA' (a Roma al Ministero, ore 16) promosse da Priorità alla Scuola e dai COBAS
La ministra Azzolina è entrata al Ministero dell'Istruzione affermando che avrebbe preso di petto le classi pollaio ed ha continuato a ribadire lo stesso concetto anche nel corso della pandemia. Queste sono le parole. E i fatti?
I fatti ci dicono che nemmeno un euro è stato stanziato né nel Recovery Plan né in Finanziaria per la riduzione del numero di alunni per classe e il problema del sovraffollamento delle classi è letteralmente scomparso nelle recenti linee guida emanate dal Ministero. Così le scuole, che hanno appena finito di raccogliere le iscrizioni, procederanno con i soliti coefficienti a costruire le classi iniziali. Il tutto come se non si fosse nel pieno di una pandemia, il tutto come se la pandemia non avesse mostrato la condizione disastrosa della scuola pubblica italiana, condizione che ha comportato l’interruzione (o il forte depotenziamento attraverso la DAD) del diritto costituzionale all’istruzione per un’intera generazione la quale sta subendo, anche psicologicamente, i danni che negli anni sono stati inflitti alla scuola pubblica e che la crisi ha ulteriormente aggravato.